TUTTI GLI ERRORI DELLA BICAMERALE
POVERI PADRI POCO COSTITUENTI
Angelo Panebianco
Dopo gli stupefacenti risultati conseguiti dalla Bicamerale su forma di Stato, forma di governo e legge elettorale, mancava proprio la ciliegina finale: è arrivata sotto forma di un solenne »non accordo sulla giustizia. Ammetto che è fin troppo facile ironizzare, e ammetto anche che a farlo, giunti a questo punto, si ha un po' l'imbarazzante sensazione di sparare sulla Croce Rossa. Ma come si fa a tacere?
Mi pare che gli aspiranti Padri Costituenti (uso l'espressione, sia chiaro, senza ombra d'ironia), nello sprint finale, non paghi di tutto ciò che erano riusciti a combinare in precedenza, si siano dati l'ultima e definitiva zappata sui piedi, abbiano di colpo disvelato il bluff su cui tutta la vicenda della Bicamerale si è retta per mesi e mesi.
Constatando l'impossibilità di un accordo sostanziale e accordandosi, per conseguenza, sul rinvio alle Camere della discussione sui punti veramente qualificanti e caldi del problema giustizia (separazione delle carriere e struttura del Consiglio superiore della magistratura), essi hanno ufficialmente ammesso ciò che tutti sapevamo fin dall'inizio e che solo per carità di patria (e anche perché speravamo sinceramente che qualcosa di più decente di quanto è emerso sarebbe stato alla fine partorito) avevamo smesso di dichiarare: ossia che la Bicamerale, nonostante la solennità con cui era stata venduta al Paese, era poco più che una normale commissione parlamentare ove capita che, se non si raggiunge un accordo su un testo di legge, si rinvii tutto all'aula, ai suoi emendamenti e alle sue più o meno erratiche, più o meno casuali, maggioranze. Altro che spirito costituente, altro che »patto costituzionale .
La Bicamerale, come molti di noi temevano fin dall'inizio, ha fallito nei suoi compiti, non ne è stata all'altezza e il modo in cui si è conclusa la vicenda giustizia ne è in qualche modo suggello e simbolico riconoscimento. La forte tentazione sarebbe quella di dire: alla chetichella, possibilmente di notte, date pietosa sepoltura ai lavori della Bicamerale e non se ne parli più. Se poi il Paese sentirà ancora l'urgenza di un nuovo patto costituente, essendo stato accertato in via definitiva che i parlamentari non sono in grado di riformare seriamente le Costituzioni, si faccia l'unica cosa che può essere fatta: si affidi il compito a un'Assemblea Costituente.
La tentazione di dirlo è forte ma la realtà, purtroppo, è che siamo in ballo e che non è facile per il Paese sfilarsi dal pasticcio in cui, grazie ai Padri Costituenti di cui sopra, esso si trova. Non resta che sperare che un forte movimento di pressione, nei prossimi mesi, obblighi il Parlamento a eliminare almeno alcune delle tante cose inaccettabili e sconclusionate che la Bicamerale ha partorito.
Per quanto riguarda specificamente il caso della giustizia sembra chiaro che, al momento, la decisione è stata quella di difendere il più possibile lo status quo. In barba a tante solenni dichiarazioni e a tanti bei propositi dei mesi passati. Continueremo a non avere un giudice realmente »terzo e dunque continueremo a essere gravemente deficitari in termini di garanzie per la difesa. In omaggio alla volontà di un Paese che, a destra come a sinistra, resta fondamentalmente illiberale.
Che, nonostante le piccole ulcere che possono provocare in loro tanti commenti malevoli che si vanno accumulando, i leader della Bicamerale siano oggi abbastanza soddisfatti è indubbio. In fondo, ciascuno di loro porta a casa qualcosa. D'Alema, che aveva tanto investito nella Bicamerale, non ha perso la faccia; Fini, restando dentro all'accordo fino all'ultimo, ha guadagnato in termini di legittimazione; Berlusconi non ha spezzato il filo che lo lega a D'Alema. I leader dei piccoli partiti hanno dimostrato che senza il loro consenso non passa nulla. Cosa accadrà poi in Parlamento è tutta un'altra storia e non è detto che ciò sia in cima alle preoccupazioni dei protagonisti della Bicamerale.
Inoltre, abbiamo visto che si sono già messi all'opera i pompieri: quelli secondo cui (povero Hegel) »ciò che è reale è razionale , quelli che dicono che siccome i politici potevano partorire solo un brutto accordo, dobbiamo tenercelo in nome del realismo, e magari essere anche contenti, quelli secondo cui gli unici sconfitti sarebbero i professori di diritto costituzionale e di scienza politica, troppo astratti e troppo accademici, poverini, per capire qualcosa di politica.
Così Gad Lerner su "La Stampa", così Carlo Galli su "Il Messaggero", così Salvatore Scarpino su "Il Giornale". Peccato che non ci sia alcun bisogno di essere professori di diritto o di scienza politica per capire che costituzionalizzare la frammentazione elettorale come si vuol fare con la proposta di riforma elettorale emersa significa porre le premesse per una democrazia paralizzata e, di conseguenza, precostituire per la democrazia una minaccia micidiale. O per capire che un Presidente della Repubblica può essere politico (capo dell'esecutivo) oppure di garanzia, ma se lo si rende un po' di garanzia e un po' politico (un tot e un tot) si pongono le premesse per paralizzanti conflitti e per una permanente confusione al vertice dello Stato. O per capire che è veramente inaccettabile che si costituzionalizzi il principio secondo cui i candidati alla Presidenza possono essere scelti solo dalla nomenklatura politica. O per capire che la riforma del Parlamento escogitata (terza Camera e tutto il resto) sembra f
atta apposta per far rimpiangere, nientemeno, l'attuale Parlamento. O per capire che senza separazione delle carriere dei magistrati non ci sarà mai nessuna vera garanzia di terzietà del giudice. Eccetera, eccetera.
Suvvia, evitiamo le ipocrisie per favore, ed evitiamo, soprattutto, di costruire falsi bersagli. Chi difende questo accordo indifendibile lo fa perché ritiene che l'unica cosa che davvero conta è salvare la faccia dei politici coinvolti nella Bicamerale.
Per chi ragiona così, che la riforma prefigurata metta capo a un pessimo sistema costituzionale è del tutto secondario. Chi invece pensa che i politici, per salvarsi la faccia, devono innanzitutto meritarselo, posto di fronte ai risultati della Bicamerale, non potrà evitare di dare loro addosso. Sperando che, una botta oggi e una domani, alla fine rinsaviscano.