TONI NEGRI: TORNO DA SCONFITTO
DOVRA SCONTARE ANCORA TRE ANNI E MEZZO
L'ex leader di Autonomia: ho fatto tabula rasa, martedì sarò a Rebibbia
Enrico Molinari
PARIGI. "Avevo nostalgia dei cieli del mio Veneto...". Ma intanto dovrà accontentarsi di contemplare quelli del Lazio attraverso le inferriate. A 64 anni, il professore di filosofia Toni Negri, autore di saggi su Spinoza, vuole saldare il conto degli "anni di piombo": si concluderà martedì 1 luglio a bordo del volo Alitalia delle 10,05 diretto a Roma il lungo esilio francese cominciato nel 1983 con una fuga in barca. Aveva già scontato 4 anni e mezzo di detenzione preventiva quando i radicali l'avevano fatto eleggere a Montecitorio per tirarlo fuori di galera; ma mentre si discuteva la sospensione dell'immunità e l'autorizzazione a procedere per lui, ne aveva approfittato per scappare.
Accusato di essere, se non proprio il "Grande Vecchio", quanto meno il "cattivo maestro" che dopo il '68 aveva armato (ideologicamente, s'intende) il braccio dei terroristi, il docente padovano ha tenuto ieri una conferenza stampa per confermare la partenza. Lascerà per sempre l'attico di Montparnasse (con vista mozzafiato sull' Observatoire e alcune delle cupole più belle di Parigi) dove viveva da anni, per trasferirsi in una cella del carcere romano di Rebibbia. "Ho fatto tabula rasa, sul piano personale come su quello intellettuale", ha dichiarato, spiegando che la decisione di tornare in Italia era maturata fin dallo scorso autunno. Si è preoccupato di sistemare tutte le sue cose, per non lasciare nulla in sospeso. "Ho ceduto ad altri la direzione della rivista che curavo, la cattedra al ''Collegio internazionale di filosofia'', la supervisione dei seminari e delle tesi. Ho consegnato all'editore il manoscritto di un libro, "Il concetto di Impero", che uscirà negli Stati Uniti, in inglese, fra sei mesi.
A questo punto, mi sono detto che era inutile aspettare la fine dell'estate per rientrare in Italia. A che scopo andare in vacanza con la prospettiva della prigione? Tanto valeva partire subito". Alla conferenza stampa erano presenti i "compagni" delle battaglie politiche e dell'esilio. Franco Piperno, che è tornato in patria da tempo (vive e insegna a Cosenza), ma che ha voluto venire a fare il viaggio di ritorno con lui. E quelli che hanno invece deciso di restare (per ora) a Parigi: Oreste Scalzone che sopravvive (male) grazie all'aiuto della madre e delle sorelle, Gianbattista Marongiu che lavora al quotidiano Libération, Andrea Morelli, Maurizio Lanzarati. Toni Negri ha ripetuto: "Torno sconfitto. La nostra generazione è stata sconfitta nel male e nel bene. Nel male per i grossi errori politici di cui portiamo la responsabilità; nel bene per le intuizioni generose e il tentativo di stabilire nuovi rapporti all'interno della società italiana". Ha insistito sulla natura "gratuita" della sua decisione. "N
essuno mi manda via dalla Francia. Anzi, ho ottenuto recentemente un permesso di soggiorno definitivo; e se volessi, tra un anno potrei essere naturalizzato. Se torno è perché penso si debba chiudere un lungo periodo di leggi eccezionali e conseguenze straordinarie seguite agli anni di piombo". Si è consultato con amici e conoscenti, politici e non: fra gli altri Umberto Eco, Massimo Cacciari, Pietro Folena del pds. C'è stato anche uno scambio di lettere e telefonate con Francesco Cossiga. "Lo conosco da moltissimo tempo, ma quando era diventato il ministro degli Interni ''Kossiga'' non mi aveva trattato con particolare benevolenza. S'è rifatto vivo verso la fine del suo mandato presidenziale, poi abbiamo partecipato insieme a un programma televisivo, e lui mi ha dato del ''caro Toni''. Quando gli ho detto che volevo tornare, mi ha chiesto: ''Sei sicuro?''. E alla risposta affermativa: ''Mandami il tuo fascicolo, lo farò studiare dai miei avvocati''. Condannato complessivamente a 13 anni (in 12 processi), il
professore ha fatto i suoi calcoli: scontati 4 anni e mezzo di preventiva, abbuonati altri 5 anni tra condoni vari, restano 3 anni e mezzo: con un po' di fortuna, può sperare che scatti, in capo a qualche settimana o qualche mese, la libertà condizionale.