Roma, 28 giugno 1997
DICHIARAZIONE DI MARCO PANNELLA
"L'attentato di Via Rasella fu compiuto da "soldati"; da resistenti cui è stata indiscutibilmente riconosciuta la caratteristica di belligeranti. Solo per questo non può esser liquidato come un atto di terrorismo. Quello di cui si discute è se fu tale da essere compatibile con le "leggi di guerra"; gli atti di tipo "terroristico" e quelli di "rappresaglia" non sono equiparabili? Dato e non concesso, l'azione di Via Rasella quando e dove nasce, quando e dove finisce? La rappresaglia tedesca fu prevedibile o addirittura prevista?
La "guerra pulita" è per noi una pericolosa illusione. Se i tedeschi non fossero stati sconfitti, oggi, nessuna potenza e nessuna forza politica al mondo - probabilmente - avrebbero solamente immaginato l'attuale processo a carico di Priebke.
Ma è oggi dottrina senza contestazione che vi siano "crimini di guerra" che non sono assorbiti dal crimine della guerra. Pretendere che l'attentato di Via Rasella non consenta nemmeno dubbi, non legittimi alcuna indagine né storica né giudiziaria, è manifesto frutto di insicurezza, di intolleranza, di arroganza.
Per finire, sottolineo - così come accaduto per il magistrato di Torino per il processo Fiat - ANM e partito dei giudici di nuovo tacciono dinanzi al linciaggio del gip di Roma".