COSI' LE PROCURE TENGONO IN SCACCO I POLITICI
Le polemiche dimissioni della Parenti aprono scenari inquietanti: se davvero i magistrati ricattano i parlamentari di maggioranza e opposizione significa che il regime è alle porte
Di Paolo Valmarana
Tra i mille giochi di potere che si fanno in questi giorni sulla scena della politica italiana, fanno rumore il coraggio e la fermezza della onorevole Tiziana Parenti.
Un coraggio che può dare anche fastidio agli accordi serali tra Fini e D'Alema, ma che ha l'indubbio sapore di richiamare l'attenzione di quelle che una volta si sarebbero definite le coscienze degli uomini liberi e forti. Le dimissioni dalla Bicamerale dell'ex magistrato della Procura di Milano sono, infatti, intervenute come un fulmine a ciel sereno ed hanno gettato improvvisamente una lunga ombra sinistra su quella strana e incomprensibile decisione di rinviare il voto sulla bozza Boato e sui relativi emendamenti. Insomma la Bicamerale ha votato su tutti i temi, anche su quelli più spinosi come il semipresidenzialismo, e si è invece bloccata dinanzi al pianeta giustizia, ai suoi interessi alle sue interferenze e ai suoi poteri.
L'onorevole Parenti, nell'annunciare le proprie dimissioni, ha dichiarato che nella Bicamerale c'erano molti dirigenti di partito che venivano ricattati dal potere dei giudici e che il presidente D'Alema aveva presieduto la commissione con la pistola dei pubblici ministeri puntata alla tempia.
Parole pesanti come le pietre, come si vede, che meritano un approfondimento per comprendere se le cose dette dalla Parenti sono uno sfogo sopra le righe o se, al contrario, sono un accorato appello perché si ripristino gli equilibri tra i poteri di uno Stato di diritto. Abbiamo già più volte detto e documentato da queste colonne che il Pool di Milano, nella interminabile e per molti versi ancora misteriosa vicenda di Enimont, ha accuratamente evitato di coinvolgere nel relativo processo la sinistra democristiana nonostante questa avesse ricevuto, attraverso le mani del suo organizzatore, tal Marcello Pagani, ben trecento milioni dai dirigenti Montedison. Una tutela che naturalmente, si è estesa anche al PciPds che pure nell'ottobre del 1989 aveva ricevuto da Gardini un miliardo di lire. Ma, per concludere sui popolari, non è difficile ricordare che parte rilevante di quel partito è oggi erede della sinistra sociale della vecchia Democrazia cristiana, una componente che aveva nelle mani la quasi totalità d
egli enti di previdenza i cui investimenti annuali erano di circa 3mila miliardi. Non a caso, in pieno ciclone di Mani pulite, i dirigenti sindacali di CgilCisl e Uil fuggirono a gambe levate dai consigli di amministrazione di quegli enti giurando ai Pubblici ministeri che indagavano di non mettervi più piede. Le vicende giudiziarie del Pds hanno, poi, dell'incredibile. I dirigenti sindacali comunisti erano presenti in tutti gli enti previdenziali e, tanto per citare un esempio, tal Giovannini comunista doc, genero del sindaco di Bologna, esponente di spicco nell'istituto di previdenza del Tesoro e amico di Massimo D'Alema, ha riferito di averli dati a tutti i partiti di governo tranne che al Pci. E, naturalmente, è stato creduto da quel Pm di Roma, Antonino Vinci, finito poi sotto inchiesta a Perugia e condannato.
Ma c'è di più. Nino Tagliavini, presidente della cooperativa rossa Unieco, aveva dichiarato di aver dato alcune centinaia di milioni a Botteghe Oscure dopo aver ricevuto l'appello di Massimo D'Alema, giustamente preoccupato per le finanze del suo partito. Il gip di Reggio Emilia, dr. Giovanni Ghini, su conforme richiesta del Pubblico ministero, ha archiviato il procedimento contro il segretario del Pds perché "una richiesta di aiuto finanziario non costituisce istigazione a commettere falsi in bilancio, ad utilizzare fatture relative a operazioni inesistenti, a dare o a riavere finanziamenti non deliberati dagli organi sociali competenti o a omettere le prescritte comunicazioni alla presidenza della Camera dei Deputati".
Per circostanze uguali Forlani, La Malfa, Altissimo e lo stesso Craxi sono stati ritenuti colpevoli per le condotte dei propri segretari amministrativi in quanto "non potevano non sapere" e condannati a pene durissime. E, per il Pds, potremmo continuare ancora per molto, elencando casi di questo tipo dove, giustamente, il garantismo fa premio sul giustizialismo. Ma anche per l'estrema destra le campane spesso risuonano a morte (politica s'Intende). In Sicilia il senatore di An Filiberto Scalone è stato arrestato per l'accusa di mafiosità e, con le stesse accuse, ha ricevuto un avviso di garanzia l'on. Guido Lo Porto. Per non parlare delle indagini di La Spezia e di Perugia sulle intercettazioni di Chicchi Pacini Battaglia e dei presunti finanziamenti dirottati verso la segreteria di An. Noi siamo per principio indefettibile garantisti, ma alla luce dei pochi episodi ricordati tra i tanti che pur si potrebbero descrivere, l'allarme lanciato dalla Parenti sul ricatto dei pubblici ministeri ha il tono drammati
co della profezia. Se così fosse, e rischiamo lentamente di convincercene, il regime è veramente alle porte.