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Partito Radicale Rinascimento - 1 luglio 1997
Da "Corriere della Sera" del 1 luglio 1997 - pag. 2
L'ULTIMO GIORNO DEI »COSTITUENTI

E SILVIO RINGRAZIO MASSIMO: BRAVO

Ma ora c'è un altro problema: la Carta va approvata prima che scada il mandato di Scalfaro

di Gian Antonio Stella

Dicono che Giovanni il Bastardo, comandante dell'Armada, tra il mugghio dei flutti, i tuoni dei cannoni, gli schianti dei pennoni e le urla dei cristiani e dei turchi che si tagliavano la gola nel bel mezzo della battaglia di Lepanto, si affidò comodo comodo alle amorevoli cure del barbiere. Oscar Luigi Scalfaro, ostentando nella tensione la medesima impenetrabile calma, ha invece spedito alla Camera, ieri mattina, Michele Zolla. Vale a dire il più esperto, fidato, discreto dei suoi esperti, fidati e discreti consiglieri. Obiettivo, un abboccamento con Massimo D'Alema, intercettato durante una pausa nei pressi della buvette, e altri leader per capire che aria tira su un argomento che a quanto pare sta a cuore del capo dello Stato: che succederà, dopo, di lui?

Mentre la Bicamerale si chiudeva con un abbraccio da ultimo giorno di scuola, dove i compagni di classe che si sono tirati il sussidiario in testa avvertono già nostalgia per gli odiati ormai ex nemici, si apriva infatti la puntata successiva. Avete presente le code delle telenovelas? »Massimo, Gianfranco e Silvio hanno fatto la pace e anche se Fausto fa finta di essere deluso e Achille fa il broncio mentre Umberto si ritira nel suo pantano tutto sta per finire bene senonché... . Tema della prossima puntata: il vecchietto dove lo metto?

Eccolo, il prossimo nodo: riuscirà il percorso della riforma a sincronizzarsi esattamente con la fine del mandato di Oscar Luigi Scalfaro? Raccontano che Berlusconi, a un amico che gli sottolineava l'interrogativo, abbia risposto mettendo avanti le mani: »Per carità, una cosa alla volta: devo già badare a tenere duro sull'accordo che abbiamo raggiunto. Se non sto attento qui mi mordono le orecchie come Tyson . Il problema, però, è già sul tappeto. E può essere facilmente riassunto ricordando il calendario.

Il progetto di riforma costituzionale che prevede il passaggio al presidenzialismo »all'italiana ha davanti a sé un cammino molto lungo: deve passare (e intatto) per due volte alla Camera e per due volte al Senato. Per essere infine approvato da un referendum popolare. Fatti i conti, neppure i più ottimisti sperano di impiegare meno di diciotto mesi. Ma è probabile che l'iter sia ancora più tormentato. Ora, se il processo si conclude entro la fine del 1998 tutto bene: Oscar Luigi Scalfaro scade il 23 maggio 1999 e il suo successore viene eletto col nuovo sistema. Ma se i conti non tornano? Se i lavori di ristrutturazione dell'impianto istituzionale si bloccassero su un intoppo o andassero per le lunghe si aprirebbe un problema spinosissimo: cosa fare? Eleggere un altro presidente col vecchio sistema varando una legge costituzionale (e Dio sa quanto sarebbe complicato) che gli imponga di sloggiare anticipatamente appena approvate le nuove norme? Concedere a Scalfaro (altra legge da fare apposta) una »proroga

tio in attesa del lieto evento?

Ciriaco De Mita è scettico: »Di "prorogatio" non ne vedo proprio . E allora? Ci sta ruminando, cavillo su cavillo, Francesco D'Onofrio. Certo è che si tratta di questioni delicate già sulla carta, figurarsi nel 1999 quando, dopo anni di tormentata transizione dalla Prima alla Seconda Repubblica, saranno in agenda anche le elezioni europee più importanti della storia. Tocchiamo ferro, ma potrebbe crearsi una situazione incandescente. Molto lontana da quell'atmosfera di serenità che veniva sbandierata ieri alla chiusura dei lavori della Bicamerale.

Vi ricordate come s'era aperta? Fini scalciava: »Entrarci è un suicidio, ci stiamo svendendo alla sinistra . Misserville polemizzava: »Complimenti a D'Alema: i sorcetti hanno eletto presidente il gatto . Mancuso ironizzava: »Non c'è dentista che non pretenda di entrare nella Bicamerale . Cossiga ridacchiava: »Bravo Berlusconi: ha voluto la Bicamerale e l'avrà, così potrà avanzare finalmente richieste dure e precise. Che so, ad esempio che il testo della nuova Carta costituzionale sia scritto in cirillico . E Biondi girava ripetendo, sul tema più spinoso di tutti, la sua vecchia battuta: »La materia giustizia in sé è una cretinata. Tanto è vero che Mike Bongiorno non l'ha mai accettata nei quiz . E ieri invece eccoli là, tutti insieme, a ripetere dopo tante bacchettate: criticoni di poca fede, avete visto che ce l'abbiamo fatta? Ed ecco Nania, a nome di An, plaudire ecumenico alla partecipazione di Rifondazione comunista al processo riformatore e ringraziare quei professori che sollevarono il tema delle rifor

me quando nessuno ne parlava, tra cui Ruffini, Barbera e Pasquino. E Casini dire che è ora di smetterla di demonizzare i compromessi e di »assecondare l'ondata di demagogia . E Marini chiedere »un po' di rispetto per il nostro lavoro . E Mussi lamentarsi per »le troppe critiche fatte con l'animo pieno di preconcetti .

Il sigillo, alle sei del pomeriggio, lo metteva però Berlusconi. Il quale, tanto soddisfatto era dell'accordo (»diremo: è stato bello ed importante esserci ) che in nome dell'Italia (»non abbiamo mai lavorato per noi e le nostre botteghe di partito ) ha definitivamente perdonato a D'Alema perfino l'insulto più sanguinoso. Non le accuse politiche d'essere »un avventuriero , un »cinico irresponsabile , uno »squadrista televisivo , ma quella che assai più l'aveva toccato nell'intimo: »Porta i tacchi alla Little Tony . Da farci una malattia. Tutto dimenticato: »Do atto al presidente di aver mantenuto sul punto cruciale del presidenzialismo un atteggiamento di garanzia e imparzialità encomiabile .

E lì, in quell'elogio all'ex nemico, quello che quattro anni fa lo aveva spinto a decidere di scendere in campo una notte insonne in cui aveva intercettato alla tivù un dibattito in cui »il baffo ghignava sinistro , quello che disprezzava perché »non sa contare sopra il milione , quello di cui diceva »è bravo soltanto a tirare le molotov, a fare i picchetti e ad accasare la mamma e gli amici a costi bassi , c'è tutto il senso della chiusura della Bicamerale. Un reciproco, corale, affettuoso salamelecco: »Grazie, siete stati bravi . »Ma no, davvero, grazie a voi . A fare da bastian contrario, insieme con pochi altri, è rimasto il solito, inguaribile, impenitente Achille Occhetto. Pronto a condannare i protagonisti dell'intesa »trascinati nelle fiamme come il Don Giovanni di Mozart da un convitato di pietra, la riforma elettorale .

Di convitati di pietra, lì dentro la Sala della Regina, ce ne sono stati in realtà diversi. Non solo lo Scalfaro preoccupato per il passaggio delle consegne. Non solo i professori tagliati fuori dalle decisioni finali da una scelta che Marini riassumeva così: »Loro critichino pure, le riforme le facciamo noi . Non solo i giudici che, secondo la Parenti, avrebbero tenuto »la pistola puntata alla tempia di D'Alema e di larga parte della commissione. Non solo Bossi, che da Pontida lanciava palate di fango contro Roma. Ma primo fra tutti Antonio Di Pietro. Perché magari è vero, come dice lui, che non punta al Colle: »L'uomo della Provvidenza nessuno lo vuole e se volete vado dal notaio e lo sottoscrivo . Ma non è che da queste parti se ne fidino molto.

 
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