D'ALEMA: IL TRENO E PARTITO, SPERIAMO CHE ARRIVIIl presidente della Bicamerale polemizza con i professori: »E' curioso che mi contestino personaggi in pieno disaccordo tra loro
»La nuova legge elettorale garantisce la formazione di una chiara maggioranza democraticamente espressa
di Paolo Franchi
ROMA »Lei dice che, visti i risultati raggiunti, rischiamo l'impopolarità? Io temo che in Italia la cosa più impopolare sia farle, le riforme. E quella più popolare sia dire: servirebbe una rivoluzione, ma una rivoluzione vera, altrimenti è meglio lasciare le cose come stanno . Massimo D'Alema ci riceve a Botteghe Oscure alle due del pomeriggio, in una breve pausa dell'ultima giornata della prima fase dei lavori della Bicamerale. E' già tempo di bilanci, per il segretariopresidente. Ma, come sempre, è anche tempo di polemiche: »Tutto è stato molto faticoso e confuso, e non poteva essere altrimenti. A differenza dai costituenti, noi abbiamo cominciato a lavorare in un clima di divisione, di diffidenza reciproca, di sospetti. Eppure alla fine, in qualche modo, uno spirito di comunità costituente ha prevalso. E ha prodotto risultati comunque importanti, sulla via di un bipolarismo moderno in cui i cittadini contano di più. Nonostante i dubbi e l'incredulità di tanti, il treno delle riforme è partito. Se il Pae
se vuole appropriarsene, gli abbiamo offerto una chance. Sempre che, naturalmente, non prevalga il gioco a distruggere sempre e comunque, la logica della campagna qualunquista contro i partiti e il Parlamento .
Campagna qualunquista, gioco a distruggere... Che cos'è, un appello a non disturbare, nonostante tutto, il manovratore?
»Macché. Si è cercato e si cerca scientemente di non mettere l'opinione pubblica in grado di capire. Il testo varato dalla Bicamerale deve essere corretto e integrato: lo aspettano un'altra lettura in commissione e quattro altre letture parlamentari. Io spero che tutte le forze più vive del Paese diano il loro contributo per migliorarlo. Il processo costituente, insomma, deve andare avanti. Ma ciò che conta, adesso, è che si sia finalmente aperto, in un clima di dialogo, su una base meritevole di correzioni, certo, ma ragionevole, anzi, buona .
Chi cerca di celare al Paese un simile, straordinario evento? Forse gli odiati professori?
»Tutti quelli che, invece di entrare nel merito, gridano pregiudizialmente al papocchio, all'inciucio, al pasticcio. I professori? Io li ringrazio sinceramente per il loro contributo. Però, curiosamente, le stesse contestazioni mi vengono rovesciate addosso da personaggi che, tra loro, sono nel più totale disaccordo. Giovanni Sartori, per esempio, ha scritto cose assai critiche su di me. Mai tanto critiche, però, come quelle scritte contro Augusto Barbera e il Barberellum... .
Sarà. Ma c'è qualcosa di triste, anzi, di penoso, in questa polemica politiciprofessori...
»Lei non immagina quanto ha ragione. Ma che ci posso fare? Da giovane ho letto anch'io Platone. Poi ho avuto modo di apprendere quanti avvenimenti sono intervenuti dopo. E come si sia fatto strada un principio democratico al quale resto, che vuol farci, assai legato... .
Si riferisce al principio secondo il quale le Costituzioni le fanno gli eletti dal popolo, e non gli esperti?
»Già. Il principio opposto, quello della sanioritas, in base al quale a prevalere deve essere la soluzione in assoluto migliore, vige nel diritto ecclesiastico. Ma anche lì c'è qualcuno che in ultima istanza decide qual è davvero la soluzione migliore: il Papa .
D'Alema, lei sa che non è solo questione di professori. C'è un'aperta contestazione politica, anche nell'Ulivo, agli esiti della Bicamerale.
»Senta, io difendo i risultati raggiunti, ma sono il primo a dire che sarebbero state possibili soluzioni più coraggiose, più innovative. Quando in commissione è passato il semipresidenzialismo io, che ero per il premierato forte, ho detto: bene, ma allora adottiamolo per davvero, diamo più poteri al presidente ed eleggiamo il Parlamento con il doppio turno elettorale di collegio, come in Francia .
E quando il Polo le ha risposto picche, ha anche detto che eravamo a un passo dal fallimento della Bicamerale. Poi, come d'incanto, ci avete ripensato tutti: lei, Berlusconi, Fini. Che cosa è successo di così clamoroso da indurvi a più miti consigli?
»Ha prevalso in tutti, ed è stato un bene, quella preoccupazione che io avevo manifestato all'inizio. Quando avevo detto che, se non fossimo riusciti a trovare un'intesa, un'intera classe dirigente sarebbe stata giudicata e forse spazzata via dai cittadini... .
Vuol dire che per voi leader politici della nostra faticosa transizione vale il principio del simul stabunt simul cadent?
»Vuol dire che le riforme si possono fare solo con accordi sostenuti da un consenso ampio. Ma vuol dire anche, politicamente parlando, qualcosa di più. E' stata clamorosamente smentita la tesi secondo la quale il centrosinistra sarebbe abbastanza a modo, ma inguaribilmente conservatore; mentre il centrodestra sarebbe effettivamente un po' troppo spigliato, e però assai più incline all'innovazione .
In che senso, scusi?
»Ma è chiaro. Noi, e quando dico noi dico il Pds, siamo rimasti soli a proporre una soluzione ancora più innovativa. Berlusconi e Fini avevano in mano le carte per attuare anche in Italia il modello francese, ma non hanno osato calarle, convinti come sono che il doppio turno di collegio voti il Polo alla sconfitta .
Niente patti segreti, niente accordi più o meno inconfessabili tra una cena e l'altra?
»Basta. Mi hanno accusato di tutto e del contrario di tutto. Pensi alla giustizia. Prima ero colpevole di aver venduto i magistrati d'intesa con Silvio Berlusconi, poi di aver agito sotto ricatto dei magistrati medesimi... Ma quali patti segreti: c'è stato scontro, e il confronto è destinato ad andare avanti proprio perché non c'era, purtroppo, alcun accordo preventivo. Dove un accordo è maturato, invece, sono stati introdotti cambiamenti molto importanti. E vorrei che se ne valutasse esattamente la portata .
Ammetterà che un capo dello Stato eletto direttamente dal popolo, ma con modestissimi poteri, non è una novità entusiasmante. Anzi, potrebbe essere persino una novità pericolosa.
»Chi vuole attribuirgli dei poteri in più non ha che da indicarli, ma con precisione, per piacere. Senza dire bugie, perché non è vero che quelli che abbiamo indicato noi sono modestissimi. Gliene segnalo, in particolare, uno importantissimo. Quello di nominare il primo ministro sulla base del risultato elettorale, e non degli equilibri parlamentari come tante volte è avvenuto in passato, e di essere così garante del voto liberamente espresso dagli elettori. In caso di crisi, il presidente eletto dai cittadini entra in campo e decide liberamente se sciogliere le Camere. Certo, abbiamo adottato una via meno diretta di quella francese... .
Molto meno diretta, non c'è che dire...
»Senta, i costituzionalisti elencano nove famiglie di regimi semipresidenziali: quello francese non è nella media, è, per così dire, l'eccezione, il caso estremo. Il modello scelto dalla Bicamerale non è dissimile da quello in vigore nella maggioranza dei Paesi. Ma in Austria, per fare un esempio a noi vicino, nessuno strilla per protestare contro un presunto pasticcio istituzionale .
Non è per gridare al pastrocchio, ma l'idea di una terza Camera come vi è venuta?
»La storia della terza Camera è un'altra invenzione. Ma riconosco che la soluzione adottata per il Senato è provvisoria e barocca, va discussa meglio e cambiata. Discutiamola, cambiamola. Come si fa nei Paesi civili, però. Come in Spagna si sta discutendo proprio del Senato. O come in Francia si discute del sistema elettorale e dello stesso semipresidenzialismo. Quando Georges Vedel ha indicato sul Monde le riforme possibili, nessuno ha parlato di un Vedellum alle porte .
Guardi che la Repubblica delle buone maniere non esiste da nessuna parte.
»Vero. Ma in pochissime parti capita che qualcuno, è il caso del mite Augusto Barbera, proponga il doppio turno di coalizione, seppure per il premierato, sostenendo che è la salvezza per il Paese. E quando il doppio turno di coalizione, seppure in ambito semipresidenzialista, lo propone Sergio Mattarella, dica invece che così si apre la via alla secessione. Siamo seri: meglio Beniamino Franklin che, pur contrario, annunciò il suo voto favorevole alla Costituzione americana, affermando che comunque una forma di governo vale l'altra, se ad adottarla sono uomini che si rispettano e hanno a cuore le fortune del Paese. Come mai nessuno sottolinea la ragionevolezza dimostrata da forze che sino a ieri avevano visto nel semipresidenzialismo l'anticamera del fascismo, e il ruolo del Pds nel superamento di un tabù assai radicato nella nostra cultura politica democratica? .
Rifondazione comunista e i popolari sono diventati, come dice lei, più ragionevoli anche perché hanno ottenuto molto, moltissimo, in materia di leggi elettorali...
»E' vero, Armando Cossutta ha detto di sentirsi molto rasserenato per il nuovo clima che si è determinato in materia... .
Non mi dica che si sente rasserenato anche lei.
»In effetti, meno. Molto meno. Ma ragioniamo. La legge elettorale in vigore sarà anche brutta, ma di fatto il bipolarismo lo ha favorito. Della nuova, potremo parlare quando sarà adottata. Quella suggerita dal documento dei capigruppo alla Bicamerale, comunque, è già migliore dell'attuale. Perché garantisce, e non solo favorisce, la formazione di una maggioranza che, per come si esprimerà nel ballottaggio, sarà espressione della maggioranza assoluta dei votanti. Per questa via, le modalità di elezione della Camera si avvicinano sensibilmente a quelle dell'elezione diretta del capo dello Stato, evitando una pericolosa asimmetria di legittimazione .
Lei sa che, tra eletti con la proporzionale al primo turno e eletti nel ballottaggio di coalizione al secondo, corriamo il rischio che il quarantacinque per cento dei deputati siano scelti direttamente dai partiti?
»Questa è una preoccupazione legittima. Credo che vadano ricercate tutte le soluzioni politiche e tecniche per evitare un rischio simile. Comunque, il cammino delle riforme elettorali è ancora lungo, e l'esito non è scontato .