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Notizie lista Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 2 luglio 1997
Da il "Corriere della Sera" del 2 luglio 1997 pag. 6

GUIDO PETTER, PROFESSORE VITTIMA DELL'AUTONOMIA

»Lui ha responsabilità morali e non è perseguitato politico

Marisa Fumagalli

PADOVA »Non nutro alcuna animosità contro di lui. Se Toni Negri ha deciso di chiudere i suoi conti col passato, consegnandosi alla giustizia italiana, sta bene. Ma ci sono alcuni fatti che mi lasciano perplesso e preoccupato .

Quali, professor Petter?

»Non accetto che Negri venga visto come un perseguitato. A Parigi ci andò per sua volontà, dopo essere stato giudicato da un regolare tribunale. Dissento soprattutto da certe sue dichiarazioni del tipo "sono un intellettuale, non ho esercitato violenze" .

Da chi furono istigati i tre giovani incappucciati che il 14 marzo dell'ormai lontano 1979 aggredirono il docente padovano, mentre faceva rientro in bicicletta a casa sua? Guido Petter, oggi settantenne, barba e capelli bianchi, professore di Psicologia dell'età evolutiva alla facoltà di Magistero, preferisce non dilungarsi su quell'episodio personale.

»Fu uno dei tanti, nel clima infuocato di allora spiega . Era il prezzo pagato da quei professori del nostro ateneo che avevano reagito alle intimidazioni degli autonomi. Io fui sprangato, altri colleghi si trovarono l'auto incendiata. Qualcuno fu gambizzato. Un'escalation. Il 7 aprile Negri fu incriminato . Già, »il cattivo maestro . Quali furono le sue responsabilità?

»Su quelle penali si è pronunciata la giustizia. Ma anche su quelle politicomorali mi sembra che il giudizio storico negativo sia ormai assodato. Negri è il fondatore dell'Autonomia, e io credo che non sia corretto separare il suo insegnamento dalle violenze commesse da altri, sulla scia delle idee eversive da lui propugnate .

»Se c'è qualcuno da perdonare, semmai, sono i giovanissimi di quell'epoca, che agirono in modo scellerato, convinti di fare la rivoluzione , dice Petter.

Che dalla drammatica esperienza ha tratto un libro: »I giorni dell'ombra/diario di una stagione di violenze italiane (Garzanti, 1993). Il professore, da sempre uomo di sinistra (oggi è iscritto al Pds), teme, partendo dal caso Negri, l'omologazione di ideali diversi e contrapposti.

»Non vorrei osserva che riandando agli anni di piombo la logica della cosiddetta pacificazione metta sullo stesso piano i terroristi e lo Stato, come due soggetti di una guerra combattuta ad armi pari. Negri e i suoi amici, sia chiaro, agivano fuori dalla legalità democratica .

E l'indulto per il quale Negri ha detto che si batterà per sé e per gli altri compagni?

»E' una forma di mitigazione della pena, che si ottiene dopo aver riconosciuto i propri errori. Non ho ben compreso di quali suoi errori Negri abbia fatto ammenda; secondo me, la colpa più grave è quella di avere illuso molti giovani, gettandoli allo sbaraglio .

MARCO PANNELLA, LO SPONSOR RADICALE NELL'83

»Non mi pento della sua elezione Fu una limpida battaglia di diritto

»Lo aiutai anche a fuggire Abbiamo scritto una grande pagina di storia

D. Mart.

ROMA Marco Pannella, 14 anni dopo, non si pente. Anzi: la candidatura di Negri nelle liste radicali alle elezioni dell'83 e l'organizzazione della sua fuga in Corsica dopo l'autorizzazione a procedere votata dalla Camera sono state »la più bella, limpida, profonda battaglia in Europa per lo Stato di diritto . Nonostante le polemiche e il voltafaccia del professore nei confronti di chi lo ha tirato fuori dalla galera, il leader radicale non torna indietro: »Se lo sbaglio l'ho fatto allora, vuol dire che ho sbagliato tutto per 40 anni anche con il caso Tortora e con il processo Braibanti in seguito al quale fu abolito il reato di plagio .

Anche dopo il ritorno di Negri, Pannella non sente ragioni. Ma qualcosa di amaro gli è rimasto in bocca e forse per questo non vuole avere »un'interlocuzione ancorché indiretta con il filosofo: »Una volta fuggito, gli suggerimmo di costituirsi perché lo avremmo candidato anche al Parlamento europeo. Quella proposta mi sembrava così vantaggiosa per lui, per i suoi compagni, per la battaglia che stavamo conducendo... .

Era l'agosto '82, quando lei andò a Rebibbia. »Chiesi di Negri e gli comunicai che avrei proposto al congresso di candidarlo essendo sicuri di due risultati: un disastro elettorale e l'avvio del processo "7 aprile" .

Ha mai avuto dubbi sull'innocenza di Negri? »La situazione del "7 aprile" era la seguente: da 4 anni e mezzo un centinaio di persone innocenti venivano trascinate da un carcere speciale all'altro in base a imputazioni vorticosamente cangianti e senza nessuna possibilità di trovare riscontri... Quando maturavano i tempi di liberazione, puntualmente elevavano un'altra accusa altrettanto grave e folle .

Negri capolista a Milano, Roma e Napoli ottiene 50 mila voti ed esce dal carcere. »Ricordai a Negri: "Tu non sei radicale e di conseguenza se sorgesse un problema che riguarda la tua libertà, personalmente ritengo che se tu scappi non avremmo nulla da dire". E quando le cose maturarono aggiunsi: "Ti diamo anche una mano a scappare" .

Ma poi lui sarebbe dovuto tornare in Italia... »Gli dissi: "Per un mese o due si fa il giro d'Europa per parlare di giustizia. Sarà utile per la battaglia di tutti noi... Dopodiché sei l'onorevole che si consegna, vai a Rebibbia, per tutti gli altri compagni è una buona cosa. E dopo ti candido a Strasburgo e sei rieletto a furor di popolo . Invece... »Dopo due mesi disse a Biagi che non sarebbe tornato: quello era un atto unilaterale. Ora il suo ritorno non riesce ad appassionarmi . Il Pannella che viene ricordato anche per aver portato in Parlamento Negri e Cicciolina non ha ripensamenti? »Non ci sono solo Negri e Cicciolina... Il giorno in cui si scriverà con rigore scientifico la storia di quei due anni verrà fuori una grande pagina della complessità della politica .

 
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