Toni Negri atterra a Rebibbia
Il professore in carcere: "Tornerò a fare politica
dall'anno zero"
di DANIELE MASTROGIACOMO
ROMA Toni Negri ha un sussulto. Guarda dal finestrino,
stringe le labbra in una smorfia e chiude gli occhi
istintivamente. L'aereo Md 80 dell'Alitalia tocca la pista d'
atterraggio e inizia la lunga frenata aiutato dalle due turbine.
Sono le 12 e 15 del primo luglio. Dopo 14 anni, il "cattivo
maestro" torna a casa. Questa volta ufficialmente. Alla luce
del sole, non come come un clandestino a bordo di una
barca a vela il giorno della fuga. Torna a testa alta. Ma,
come lui stesso ammette, da vinto. Ha rispettato il suo
impegno, con una buona dose di fiducia nella giustizia
italiana, e adesso si prepara a vivere dietro le sbarre per
saldare il suo conto in sospeso: 4 anni e 11 mesi. "Torno a
far politica dall' anno zero", dichiara. Dall'interno del
carcere. Un altro impegno che ha messo subito in pratica.
Quando, nel primo pomeriggio di ieri, i deputati Athos De
Luca e Paolo Cento sono andati a trovarlo a Rebibbia stava
passeggiando e discutendo con altri quattro detenuti. "E'
sereno, sorridente", conferma De Luca. "Mi è parso
veramente in ottima forma. Riesce ad essere anche spiritoso.
Mi ha incontrato e ha detto: ha visto senatore? Mi trova qui,
in questo paradiso". Poi si è fatto serio e ha aggiunto:
sorrido perchè la galera è dura. Ma anche l'esilio, dopo
quattordici anni, era diventato duro. L'unico conforto, in
questo momento, è di vedere di nuovo il cielo d'Italia".
Negri è rimasto a parlare qualche minuto con i due
parlamentari. A spiegato loro che il suo maggiore impegno
sarà di dare un impulso decisivo al provvedimento
sull'indulto. "Ci siamo trovati d'accordo", ha commentato De
Luca. "Non soltanto sulla necessità di una legge sulla
materia, ma sul fatto che l'Italia oggi ha bisogno di una
pacificazione trasversale, che coinvolga i troppi giovani degli
anni 70, sia di sinistra che di destra, che hanno pagato un
durissimo prezzo".
Negri è più che convinto di questa necessità. Senza le
distinzioni che avevano caratterizzato tragicamente gli anni di
piombo. A dimostrazione di quanto sia diverso il clima di
quel periodo e di come sia cambiato lo stesso teorico dell'
operaismo, sull'aereo si assiste ad una scena davvero
impensabile fino a qualche anno fa. Il senatore di Alleanza
nazionale, Romano Misserville, si alza dal suo posto, si
avvicina a Negri e gli stringe la mano. "Mi congratulo con
lei", dice il parlamentare, "la sua è una scelta coraggiosa che
la riscatta e le fa onore. Spero che lei abbia più fiducia di me
sulla giustizia italiana che non gode, specie negli ultimi tempi,
di molta considerazione". L'ex docente ringrazia. Ma l'
evidente tensione per il rientro e l' ovvia angoscia per la
prospettiva del carcere, lo rendono un po' freddo, confuso,
stordito.
Sarà così per il resto del volo. Protetto da un equipaggio
attento e professionale e da un comandante, premuroso, che
gli chiede se accetta di essere ripreso dalle telecamere. E lui
accetta, scambiando due chiacchiere con tutti, ostentando
qualche sorriso, ma tradendo sempre una tensione di fondo.
Non riesce a leggere e rinuncia a fumare. Parlotta spesso
con il suo avvocato francese, Daniel Voguet che lo ha
assistito in questi quattordici anni a Parigi e che ha preparato
il suo rientro sin dal gennaio scorso, quando il filosofo prese
la decisione di voltare pagina. Dieci chilometri più in basso si
stagliano le coste della Liguria e Negri si avvicina al
finestrino. Guarda con una curiosità quasi infantile. E'
emozionato, un turbine di sentimenti che continua a
frastornarlo. E' il grande giorno e inevitabilmente lo vive da
star. Ma con disagio. Il drappello di cronisti, armati di
taccuini e videocamere, lo accerchia mentre l'aero sta
ancora rullando sulla pista che lo porterà al parcheggio di
Fiumicino. Cercano di cogliere un'espressione, un gesto, una
frase per immortalare un momento decisivo. Per Toni Negri
e forse per tanti altri protagonisti degli anni 70 che con il
gesto del carismatico ex leader di Autonomia operaia
sperano in una chiusura definitiva di quel drammatico
decennio italiano. L'aereo si ferma sulla piazzola. Scendono i
passeggeri. Negri resterà a bordo per una buona mezz'ora: il
tempo di firmare l'ordine di arresto che sette funzionari
dell'Ucigos gli consegnano con formalità. Sotto la scaletta
dell'aereo ci sono già le pantere della polizia e una gazzella
dei carabinieri, mentre in cielo volteggia un elicottero della
Polair. Toni Negri esce dal portellone anteriore alle 13 in
punto. Indossa una giacca nera casual, una camicia azzurra a
righe, un paio di jeans e scarpe tipo Timberland blu. Porta
una borsa di cuoio: dentro ci sono i suoi libri e qualche
effetto personale. Lancia uno sguardo sull'immenso
aeroporto. Accenna ad un saluto e ammette con un soffio:
"Mi fa paura la solitudine". Respira profondamente e quasi in
apnea sale sulla Croma che lo porta a Rebibbia.