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Partito Radicale Rinascimento - 2 luglio 1997
Da "Repubblica" del 2/7/97 pag. 21

Toni Negri atterra a Rebibbia

Il professore in carcere: "Tornerò a fare politica

dall'anno zero"

di DANIELE MASTROGIACOMO

ROMA Toni Negri ha un sussulto. Guarda dal finestrino,

stringe le labbra in una smorfia e chiude gli occhi

istintivamente. L'aereo Md 80 dell'Alitalia tocca la pista d'

atterraggio e inizia la lunga frenata aiutato dalle due turbine.

Sono le 12 e 15 del primo luglio. Dopo 14 anni, il "cattivo

maestro" torna a casa. Questa volta ufficialmente. Alla luce

del sole, non come come un clandestino a bordo di una

barca a vela il giorno della fuga. Torna a testa alta. Ma,

come lui stesso ammette, da vinto. Ha rispettato il suo

impegno, con una buona dose di fiducia nella giustizia

italiana, e adesso si prepara a vivere dietro le sbarre per

saldare il suo conto in sospeso: 4 anni e 11 mesi. "Torno a

far politica dall' anno zero", dichiara. Dall'interno del

carcere. Un altro impegno che ha messo subito in pratica.

Quando, nel primo pomeriggio di ieri, i deputati Athos De

Luca e Paolo Cento sono andati a trovarlo a Rebibbia stava

passeggiando e discutendo con altri quattro detenuti. "E'

sereno, sorridente", conferma De Luca. "Mi è parso

veramente in ottima forma. Riesce ad essere anche spiritoso.

Mi ha incontrato e ha detto: ha visto senatore? Mi trova qui,

in questo paradiso". Poi si è fatto serio e ha aggiunto:

sorrido perchè la galera è dura. Ma anche l'esilio, dopo

quattordici anni, era diventato duro. L'unico conforto, in

questo momento, è di vedere di nuovo il cielo d'Italia".

Negri è rimasto a parlare qualche minuto con i due

parlamentari. A spiegato loro che il suo maggiore impegno

sarà di dare un impulso decisivo al provvedimento

sull'indulto. "Ci siamo trovati d'accordo", ha commentato De

Luca. "Non soltanto sulla necessità di una legge sulla

materia, ma sul fatto che l'Italia oggi ha bisogno di una

pacificazione trasversale, che coinvolga i troppi giovani degli

anni 70, sia di sinistra che di destra, che hanno pagato un

durissimo prezzo".

Negri è più che convinto di questa necessità. Senza le

distinzioni che avevano caratterizzato tragicamente gli anni di

piombo. A dimostrazione di quanto sia diverso il clima di

quel periodo e di come sia cambiato lo stesso teorico dell'

operaismo, sull'aereo si assiste ad una scena davvero

impensabile fino a qualche anno fa. Il senatore di Alleanza

nazionale, Romano Misserville, si alza dal suo posto, si

avvicina a Negri e gli stringe la mano. "Mi congratulo con

lei", dice il parlamentare, "la sua è una scelta coraggiosa che

la riscatta e le fa onore. Spero che lei abbia più fiducia di me

sulla giustizia italiana che non gode, specie negli ultimi tempi,

di molta considerazione". L'ex docente ringrazia. Ma l'

evidente tensione per il rientro e l' ovvia angoscia per la

prospettiva del carcere, lo rendono un po' freddo, confuso,

stordito.

Sarà così per il resto del volo. Protetto da un equipaggio

attento e professionale e da un comandante, premuroso, che

gli chiede se accetta di essere ripreso dalle telecamere. E lui

accetta, scambiando due chiacchiere con tutti, ostentando

qualche sorriso, ma tradendo sempre una tensione di fondo.

Non riesce a leggere e rinuncia a fumare. Parlotta spesso

con il suo avvocato francese, Daniel Voguet che lo ha

assistito in questi quattordici anni a Parigi e che ha preparato

il suo rientro sin dal gennaio scorso, quando il filosofo prese

la decisione di voltare pagina. Dieci chilometri più in basso si

stagliano le coste della Liguria e Negri si avvicina al

finestrino. Guarda con una curiosità quasi infantile. E'

emozionato, un turbine di sentimenti che continua a

frastornarlo. E' il grande giorno e inevitabilmente lo vive da

star. Ma con disagio. Il drappello di cronisti, armati di

taccuini e videocamere, lo accerchia mentre l'aero sta

ancora rullando sulla pista che lo porterà al parcheggio di

Fiumicino. Cercano di cogliere un'espressione, un gesto, una

frase per immortalare un momento decisivo. Per Toni Negri

e forse per tanti altri protagonisti degli anni 70 che con il

gesto del carismatico ex leader di Autonomia operaia

sperano in una chiusura definitiva di quel drammatico

decennio italiano. L'aereo si ferma sulla piazzola. Scendono i

passeggeri. Negri resterà a bordo per una buona mezz'ora: il

tempo di firmare l'ordine di arresto che sette funzionari

dell'Ucigos gli consegnano con formalità. Sotto la scaletta

dell'aereo ci sono già le pantere della polizia e una gazzella

dei carabinieri, mentre in cielo volteggia un elicottero della

Polair. Toni Negri esce dal portellone anteriore alle 13 in

punto. Indossa una giacca nera casual, una camicia azzurra a

righe, un paio di jeans e scarpe tipo Timberland blu. Porta

una borsa di cuoio: dentro ci sono i suoi libri e qualche

effetto personale. Lancia uno sguardo sull'immenso

aeroporto. Accenna ad un saluto e ammette con un soffio:

"Mi fa paura la solitudine". Respira profondamente e quasi in

apnea sale sulla Croma che lo porta a Rebibbia.

 
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