Roma, 16 settembre 1997
Comunicato della Lista Pannella
La questione della legittimità costituzionale delle "elezioni padane" promosse dalla Lega, viene ossessivamente posta - fra ipocrisie ed allarmismi - proprio da coloro, sindacati e partiti, che hanno per cinquant'anni vissuto in palese violazione dei più elementari principi della costituzione e del diritto civile.
In particolare, con quale autorevolezza possono i sindacati ergersi a difensori della Costituzione quando, proprio loro, continuano a disattendere l'obbligo di registrazione sancito dall'articolo 39 della Costituzione ed esercitano prerogative totalmente estranee all'ordinamento repubblicano? Continuano a non fornire alcuna garanzia ai propri iscritti di una gestione democratica interna e di una trasparente amministrazione delle migliaia di miliardi annualmente introitati?
E con quale faccia si appella alla Costituzione quella partitocrazia che da decenni ha occupato e lottizzato aziende e amministrazioni pubbliche e che, complici i Presidenti delle Camere, ha amministrato ingenti patrimoni e finanziamenti (pubblici, privati ed occulti) al di fuori di qualsiasi controllo e senza bilanci (veritieri)?
Quelle che la lega definisce "elezioni padane" sono, non solo di diritto, ma di fatto, una consultazione "privata" sugli orientamenti politici dell'elettorato leghista e di quanti altri vorranno parteciparvi. La "natura" della consultazione non esclude la rilevanza politica dell'appuntamento, ma per quanto riguarda la correttezza costituzionale, partiti e sindacati non hanno da insegnare nulla a nessuno.