Roma, 20 settembre 1997
Dichiarazione di Marco Pannella:
"In poche ore sul processo di ieri, sulla condanna, sui processi del 15 ottobre, sull'azione antiproibizionista, sulle ragioni contrapposte, è immediatamente calata la coltre del silenzio. I direttori e gli opinionisti, facitori di articoli di fondo su tutto lo scibile e su tutte le risse, si occupano, come sempre, d'altro, d'altro da noi, poiché questo è l'unico criterio che li attraversa e che domina i loro comportamenti, che si tratti delle concezioni dello Stato, dei partiti, del finanziamento pubblico, che si tratti di negazione quotidiana dello Stato di diritto a favore del corporativismo solidaristico, il 'giornalismo' italiano vi sguazza e li pontifica. Ma noi esistiamo solamente come oggetto di cronaca grigia, nera o giudiziaria. Al giornalismo italiano, soprattutto a quello 'borghese' gli interessano gli intellettuali come categoria sociologica ma a condizione che si occupino del pollaio del potere e non della forza delle idee della politica. Lo scontro sociale e politico sul proibizionismo e sui s
uoi effetti nel mondo, in Italia, non li riguarda, così come riguarda il ceto partitocratico e burocratico dominante solo come fastidio, orpello o pietra da lapidazione. Eppure, lo ripetiamo, tutto questo non è altro che blocco sociale di corte da Luigi XVI e non da Luigi XIV e il Terzo Stato include l'immensa maggioranza del popolo italiano e dovrà ben presto scegliere fra ghigliottine giacobine e riforme liberali 'americane'. A questo comunque attendiamo."