QUESTO SUICIDIO ANNUNCIATO
di Angelo Panebianco
(Corriere della Sera, 14 novembre 1997)
Marco Pannella, ancora sotto terapia intensiva dopo il grave episodio che lo ha colpito e il ricovero in ospedale, ha annunciato ieri l'inizio di uno sciopero della sete e ha cominciato quello della fame per protestare contro il silenzio dei mezzi di informazione sulla campagna elettorale della Lista Pannella. Nelle sue precarie condizioni fisiche ciò equivale, né più né meno, a un suicidio annunciato. Chi conosce Pannella sa che chiedergli di desistere dai suoi propositi è del tutto inutile, può servire solo a suscitare una sua reazione infastidita. Meglio sarebbe se, per una volta, i mezzi di informazione accettassero di discutere seriamente del problema che Pannella pone, da anni, testardamente. Che è poi il problema del corretto rapporto fra informazione e democrazia. Si può magari rifiutare l'impostazione di Pannella, si può magari negare che le soluzioni che egli in materia propugna siano realistiche. Ma, di sicuro, non si può negare la rilevanza, per la democrazia, del tema che Pannella solleva. Che è
poi il tema del divario, anzi dell'abisso, che separa - sulla questione cruciale della circolazione delle informazioni - il "dover essere" della democrazia, l'ideale democratico, e la democrazia reale, la democrazia realmente esistente, con tutte le sue miserie e le sue storture. Nella democrazia ideale vige la libera circolazione delle opinioni e delle informazioni, chiunque abbia qualcosa da dire ai suoi concittadini può dirlo e la sua identità sarà comunque rispettata. Nella democrazia reale, invece, contano solo i rapporti di forza, se sei forte (e incuti timore) il sistema di informazione ti tratterà coi guanti e, comunque, non avrai difficoltà a farti sentire da tutti. Se invece sei piccolo, e, soprattutto, non incuti timore a nessuno, nessuno avrà paura di trasformarti in una "non notizia", che tu abbia o no qualcosa di serio e di importante da dire. Fa parte dei luoghi comuni del giornalismo politico italiano il riferimento al "narcisismo" e all'"esibizionismo" di Pannella e tuttavia gli addetti ai
lavori sanno benissimo che, da sempre, Pannella "passa" nell'informazione solo se, e solo quando, compie atti eccessivi, esibizionisti, appunto. Altrimenti no. E' certo che nessuno, nell'informazione, ha mai regalato niente, da trent'anni a questa parte, a Marco Pannella. A cominciare dall'epoca di quel lungo sciopero della fame che, grazie anche al sostegno di Pasolini e di altri, gli consentì, nel 1974, di sfondare il "muro" che la televisione allora democristiana aveva eretto contro di lui: talché solo allora, e solo così, gli italiani poterono conoscere il fondatore e l'animatore della Lid, l'uomo che aveva imposto in Italia il divorzio.
Naturalmente, non solo i radicali di Pannella hanno subito nella loro attività il peso delle censure. Si può senz'altro citare, ad esempio, il caso della Lega di Bossi, ampiamente censurata dalle televisioni e dai giornali anche quando era ormai esplosa come grande forza elettorale. O si può ancora citare il caso di Rifondazione comunista che cessa di essere snobbata dall'informazione solo nel momento in cui diventa essenziale per il sostegno parlamentare al governo. Resta che, anche rispetto a questi casi, quello di Pannella è unico. E' unico perché Pannella, in tutta la sua vicenda politica, ha sempre fatto appello esclusivamente a un elettorato d'opinione. E chi non gioca sul radicamento sociale, chi non può contare su un'organizzazione insediata (Pannella, quando ebbe la possibilità di costruirla, rifiutò di farlo), chi si appella solo all'opinione, o riesce a farsi sentire attraverso i mezzi d'informazione oppure, semplicemente, cessa di esistere come soggetto politico. Tranne quando, si capisce, fa ric
orso a gesti clamorosi, eccessivi.
Oltre all'assenza di organizzazione, che ha sempre tolto a Pannella la possibilità di usare le due fondamentali risorse - una rete di "complici" e la capacità di minacciare sanzioni - di cui tanti altri leader politici si servono e grazie alle quali instaurano rapporti di forza favorevoli con il mondo dell'informazione, in specie televisivo, ha sempre giocato contro Pannella anche un'altra circostanza: l'estraneità, al resto del mondo pubblico italiano, dei suoi punti di riferimento culturali. Ricordo un episodio di cui fui testimone negli anni Settanta. Una volta Pannella scelse come slogan di un congresso radicale il "Non mollare" di salveminiana memoria. E' il caso di dire: Salvemini-chi? Infatti, durante la conferenza-stampa un cronista (uno che raccontava la politica ogni giorno) domandò se la scelta di quell'espressione, "non mollare", implicava un riferimento ai "boia a chi molla", testimoniava insomma della volontà dei radicali di strizzare, sotto sotto, l'occhio ai fascisti. La cosa davvero impressi
onante fu che nessuno dei colleghi di quel cronista ebbe un sussulto di ilarità o trovò per lo meno strana la domanda.
Nel comunicato in cui annuncia la sua decisione Pannella dice: "Una volta di più gli elettori si recheranno a votare domenica, essendo loro stata sottratta totalmente la possibilità di scegliere o non scegliere le idee, gli obiettivi, le ragioni della "Lista Pannella", del nostro movimento, totalmente escluso dai dibattiti, approfondimenti e confronti politici, su qualsiasi rete e su qualsiasi evento, con un'esclusione totale dei suoi esponenti, di tutti e di ciascuno, a cominciare da Emma Bonino e da Marco Pannella. E conclude sostenendo: "Senza la difesa dell'onore, della reputazione, dell'immagine, dell'identità, della verità e dei corrispondenti diritti di difesa, nella società e nell'Italia contemporanea, la difesa della vita stessa diventa impossibile". Eccessivo. Come sempre. Ma chiedo ai tanti - sono davvero tanti - che nel mondo dell'informazione detestano con tutta l'anima Marco Pannella: è davvero sicuro che in queste parole non ci sia nemmeno l'ombra della verità?