UN MARCO SPESO PER LA DEMOCRAZIA
Dalla lotta per il divorzio e l'aborto a quella contro la fame nel mondo, poi la campagna per Tortora e la scelta di schierarsi con il Polo. Fino all'ultima provocazione: regalare soldi e hashish in piazza
Le scomode battaglie di un "folle" da sempre controcorrente
di Massimiliano Lussana
(Il Giornale, 15 novembre 1997)
'Non condivido le tue idee, ma sono disposto a morire per difenderle' (Voltaire).
Comunque, è pazzo. Irrimediabilmente pazzo. Che si lasci morire o si lasci convincere dai medici a desistere dallo sciopero della sete, Marco Pannella è pazzo. "Uno di quei matti che non sono mai stati al manicomio, e non ci andranno, che sono simpatici a tutti, non fanno né ridere, né piangere, ma cominciano col farsi ridere dietro dai savi e farsi ascoltare da altri pazzi come loro e, alla fine, si tirano dietro il grande esercito dei savi e dei benpensanti", splendida immagine di Mario Ferrara, epigrafe del libro dedicato a Pannella da Massimo Teodori. "Date un matto ai liberali - chiedeva Ferrara , il tempo della gente savia sta per finire". Eppure, ancora una volta, per l'ennesima volta, Marco lotta solo contro tutti noi. Solo, per tutti noi.
Perché anche oggi, come ieri e come l'altroieri, non è in ballo un minuto di televisione in più per Pannella e i suoi (non solo un minuto di televisione in più per Pannella e i suoi), non si combatte per un voto in più alla lista dei riformatori alle comunali di Roma (non solo per un voto in più alla lista dei riformatori alle comunali di Roma), non ci si trova di fronte all'ultimo atto di protagonismo totale di un uomo che vive per essere protagonista (non solo all'ultimo atto di protagonismo totale di un uomo che vive per essere protagonista).
Oggi, come ieri e come l'altroieri, Marco combatte per i diritti di tutti, per il rispetto della legge di tutti, che poi sarebbe la legge 'tout court': "Comunque - spiega in uno dei suoi comunicati lunghi tre pagine e ancor più contorcimenti sintattici - non accetterò fino a domenica, a voto compiuto, di rilasciare neppure qualche secondo di intervista alle televisioni. Ribadisco di non chiedere e di non volere null'altro che la lettura delle cifre relative all'azzeramento dell'informazione ai cittadini italiani sulle nostre attività". E, in fondo, è la stessa storia delle battaglie di sempre: da quelle per il diritto al divorzio e all'aborto (che, giova sempre ricordarlo, non sono l'invenzione del divorzio e dell'aborto), alla lotta solitaria contro la fame nel mondo "per la vita del diritto e il diritto alla vita", fino alla difesa della "giustizia giusta", fulminea ripetizione di termini che fotografa l'immagine della crisi del diritto italiano meglio di qualsiasi lungo giro di parole. Fino alle ultime ba
ttaglie: sempre più solitarie, sempre più sconfitte, sempre più indispensabili proprio quando sembrano più inutili: dalla distribuzione nelle piazze del finanziamento pubblico ai partiti alle bustine di hashish buttate fra il popolo marginale di piazza Navona, fino alle raffiche di referendum, sempre più numerosi e sempre più ostracizzati.
In via di Torre Argentina, nella sede storica di queste e mille altre battaglie radicali, è la giornata della paura, la giornata degli appelli disperati e disperanti di tutto il mondo politico che piange per le stesse identiche ragioni per le quali fino a ieri rideva, la giornata dei telefonini che squillano in continuazione e dall'altra parte c'è sempre un medico che chiede speranzoso: "Allora?". Ma la risposta non è mai l'"allora" che vorrebbero i medici. Ore interminabili di angoscia e di speranza, ore in cui si rincorrono le parole classiche di Pannella scritte in "tre pagine di stanchezza notturna" dominate dalle sue immagini assonanti e dissonanti.
Gli abbinamenti di parole, stavolta, sono più cupi del solito: il mondo zavattiniano in cui "buon giorno voglia dire solo buon giorno" lascia spazio a endiadi più drammatiche, degne dei tempi che stiamo vivendo. La burocrazia e "totalizzante e totalitaria", i nomi degli assassini del diritto vengono denunciati "a beneficio di giudici e di una 'giustizia' che li generano da decenni", persino le immancabili citazioni della storia d'Italia delle sue pagine di stanchezza notturne, scritte alle quattro di notte, sono allitterazioni di suoni e di concetti, "Moro e Mino, Rosselli e i Rossi".
Si continua così, chiusi fra una visita mattutina di Massimo D'Alema e una serale di Silvio Berlusconi che sono la fotografia di quanto Marco Pannella sia indispensabile alla democrazia italiana: si può averci litigato fino a ieri ed essere occasionali alleati oggi, come il segretario del Pds, o trovarsi nella situazione esattamente speculare, come il leader di Forza Italia, ma non si può prescindere da lui. Esattamente come dicevano Pier Paolo Pasolini nel 1975 ("voi radicali non avete avuto paura né di meretrici, né di pubblicani e neanche ed e tutto dire - di fascisti ") o Leonardo Sciascia nel 1979 ("questo Paese è affamato di opposizione. Comunisti e democristiani non sono semplici alleati: sono due immagini riflesse. E' così da trent'anni").
Perché, comunque la si pensi politicamente, che si simpatizzi per una delle due sinistre possibili o si militi in una delle due destre possibili, in Italia c'è sempre un'altra sinistra e c'è sempre un'altra destra. Il loro nome è Marco Pannella e in queste ore rischia la vita.