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Partito Radicale Rinascimento - 16 novembre 1997
L'Unità - 16 novembre 1997

MARCO PANNELLA E I NOSTRI LETTORI

COMPITO DI UN GIORNALE E ANCHE QUELLO DI PROVOCARE LA DISCUSSIONE

di PIERO SANSONETTI

Molti lettori ci hanno telefonato e hanno scritto lettere e fax per protestare contro l'eccessivo spazio che abbiamo dedicato al digiuno di protesta iniziato giovedì notte da Marco Pannella. In particolare si sono lamentati per il nostro editoriale di venerdì. In quell'editoriale noi facevamo molte critiche a Pannella e gli riconoscevamo alcuni meriti. Poi lo invitavamo a sospendere uno sciopero della fame che indiscutibilmente mette a repentaglio la sua salute e la sua stessa vita. Infine gli offrivamo spazio per scrivere sul nostro giornale, offerta che Pannella ha accettato. Perché alcuni nostri lettori hanno accolto con ostilità questa iniziativa? Provo a indovinare. Un po' perché i rapporti tra il Pds (e prima il Pci) e Pannella sono sempre stati pessimi. Di cordiale inimicizia. Un po' perché Pannella è alla ribalta della politica italiana da troppo tempo: una trentina d'anni, cioè e uno dei più vecchi uomini politici in circolazione forse il più vecchio, tra quelli di primo piano e questo lo fa appa

rire un personaggio del passato, un "marpione", un politicante. Diciamo che nel senso comune Pannella è un uomo della prima repubblica.

Personalmente conosco Pannella da alcuni decenni, e come giornalista mi sono trovato molte volte alle prese con lui e col partito radicale. Spesso, in quelle occasioni, il mio lavoro si è trasformato in una battaglia campale. Mi ricordo un congresso di vent'anni fa, a Bari: Pannella strapazzava i giornalisti, li ingiuriava dal palco, li intimidiva. Per noi fu un lavoro infernale. Pannella e' un tipo aggressivo, talvolta insolente, spesso arrogante. Ancora recentemente, durante la campagna per gli ultimi referendum, ho avuto degli scontri verbali feroci col leader dei radicali. Lui, nella sua tradizionale foga polemica, mi addossava tutti gli errori del comunismo e anche la responsabilità per alcuni delitti di Stalin. Dunque non ho nessun motivo per non comprendere certe insofferenze, o antipatie, che i nostri lettori nutrono nei confronti di Pannella. E' un uomo che non si è mai preoccupato di suscitare antipatie.

Ma è ragionevole mi chiedo - mettere Pannella nella galleria della prima repubblica, accanto agli uomini seppelliti da Tangentopoli? No, è assolutamente ingiusto. Non c'è nessun paragone possibile tra chi ha lucrato, ha succhiato il bene pubblico, si è arricchito ha fatto del guadagno illecito e del potere personale il fine della propria vita politica, tra chi è fuggito all'estero con il malloppo cioè gran parte della classe dirigente socialista e democristiana della prima repubblica e Marco Pannella, che inizia uno sciopero della fame non per mettere a rischio il bene pubblico ma solo la sua propria vita.

Sarà un istrione, sarà un narcisista come ci hanno scritto alcuni amici ma tutti noi sappiamo che Pannella alla politica ha dato ogni cosa e dalla politica non ha avuto personalmente nessun vantaggio. Pannella adora la politica in se e non il potere o la ricchezza che dalla politica può venire. E questa è una indiscutibile dote morale. Conteranno queste cose, o no? E conterà anche il fatto che il nome di questo vecchio rompiscatole è legato, essenzialmente, a battaglie civili come il diritto al divorzio, il diritto all'interruzione della gravidanza, la lotta alla fame nel mondo, la battaglia contro la droga e contro il proibizionismo. Certo non sono le sole battaglie di Pannella. Quante volte Pannella ha messo tutto se stesso nella lotta al Pci e poi al Pds? Quante volte è stato alleato con la destra, coi conservatori? Quante volte si è schierato senza tentennamenti contro i sindacati e ha cercato di colpireli? Tante volte. E infatti io non ho mai pensato che Pannella fosse un amico, un compagno di strad

a, un alleato naturale. Pannella, fondamentalmente, è un avversario. Ma io credo che sia un avversario da rispettare perché ha avuto una vita politica molto rispettabile. I

Quando l'altro giorno abbiamo deciso di pubblicare sull'Unità l'editoriale su Pannella, noi sapevamo che avremmo incontrato qualche mugugno tra i nostri lettori e anche qualche arrabbiatura. Ma la forza del nostro giornale è sempre stata questa: la libertà vera, profonda, concreta. La libertà anche, talvolta, di non assecondare ogni tendenza e ogni emozione dei lettori, ma di andargli contro, di metterla in discussione, di provocarla apertamente e di provocare una riflessione autentica e un autentico confronto di idee. Affermando dei principi generali, dei quali siamo convinti, e sui quali vogliamo costruire una discussione seria e una seria battaglia di idee. Abbiamo fatto così tante volte. Certamente abbiamo irritato qualche lettore con le posizioni che abbiamo preso negli ultimi mesi, ad esempio, su Sofri, o sulla difesa dell'immigrazione, o sulla libertà a Cuba o anche appena qualche settimana fa sfidando il "ferrarismo" e chiedendo il licenziamento di Schumacher. Lo abbiamo fatto consapevolmente e non

ce ne pentiamo. A che serve sennò un giornale? Solo a strillare, il più forte possibile, le cose che i lettori già sanno e vogliono sentirsi dire? E' utile a qualcuno un giornale così, pieno di slogan e magari di gadget? Forse è una formula che può garantire qualche successo commerciale, ma il compito della stampa, dell'informazione, è un pochino più alto, più complesso. E noi dell'Unità, da diversi decenni, siamo orgogliosi di essere all'avanguardia in questo campo. E siamo anche convinti che sia proprio questo il motivo per il quale i lettori ci comprano. Anche quei lettori che hanno protestato per l'editoriale su Pannella.

 
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