-----------------------------A TUTTI I DEPUTATI
Roma, 26 novembre 1997
Cara collega, caro collega,
il 21 novembre è scaduta la convenzione tra il Ministero delle Comunicazioni e Radio Radicale per la trasmissione della diretta radiofonica dei lavori parlamentari.
Ti trasmettiamo un documento di indirizzo al Governo, già sottoscritto dai parlamentari inseriti nell'elenco allegato, al fine di ottenere in tempi rapidi una decisione che consenta di assicurare ai lavori parlamentari la pubblicità radiofonica senza alcuna soluzione di continuità e al contempo salvaguardare il patrimonio aziendale, giornalistico e storico costituito da Radio Radicale stessa.
Il documento, che ti trasmettiamo alleghiamo, consta di un dispositivo e di un allegato esplicativo.
Qualora, come mi auguro, anche tu vorrai sottoscrivere il dispositivo, ti preghiamo di depositarlo al più presto presso la casella Pannella/Riformatori della Camera dei Deputati.
Cordiali saluti,
Piero Milio
Sergio Stanzani
Lorenzo Strik Lievers
Paolo Vigevano
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CONSIDERATO
Che ripetutamente la RAI, concessionaria per il servizio pubblico radiotelevisivo, nel corso degli anni '80 si è sottratta alle richieste formali dei Presidenti delle Camere perché venisse realizzata una rete radiofonica per la trasmissione delle sedute parlamentari;
che, nonostante dal 1990, con l'approvazione della legge di regolamentazione del settore radiotelevisivo (legge Mammì), tale attività sia divenuta obbligo per la concessionaria stessa, questa non ha fatto nulla sino a poche settimane fa per dare concreta attuazione a quanto previsto dalla legge;
che infatti dal 1993, in base alle risultanze del "comitato per la comunicazione e l'informazione parlamentare" costituito dall'allora Presidente della Camera dei deputati on. Giorgio Napolitano nel corso dell'XI legislatura, la RAI avrebbe dovuto avviare la realizzazione della rete radiofonica dedicata alla trasmissione dei lavori parlamentari ed in tal senso veniva sollecitata da un ordine del giorno della Camera dei deputati, ma nulla in tal senso venne realizzato da parte della concessionaria;
che inoltre, il decreto legge 558/1993, il cosiddetto "salva-RAI" che istituendo la convenzione con un concessionario radiofonico privato per tre anni e comunque "fino alla completa realizzazione" della rete parlamentare della RAI, fissava implicitamente anche il termine entro il quale la RAI avrebbe dovuto procedere alla realizzazione di detta rete.
che per l'intero periodo di vigenza del decreto, dal dicembre 1993 al dicembre 1996, la RAI non solo non realizzò la rete parlamentare, ma non compì neppure gli atti preparatori necessari alla sua realizzazione;
che da parte della concessionaria la fase di realizzazione non venne avviata nemmeno a seguito dell'adozione del contratto di servizi per gli anni 1995 - 1996, che ne prevedeva espressamente la realizzazione anche solo in via sperimentale;
che i primi atti preparatori sono stati avviati solo a seguito dell'approvazione del contratto di servizi tra RAI e Ministero delle comunicazioni per gli anni 1997-1999, peraltro non ancora pubblicato in gazzetta e quindi non entrato in vigore;
che tali atti preparatori sono consistiti esclusivamente nella stipula di contratti di opzione con emittenti private per l'acquisizione dei rami di azienda necessari ad assicurare alla RAI l'uso delle frequenze di dette emittenti private necessari a garantire la diffusione del programma su parte del territorio nazionale;
che solo il 21 ottobre u.s. la RAI ha deciso di prendere i primi contatti con l'attuale concessionario del servizio di trasmissione delle sedute parlamentari, la società Centro di Produzione S.p.A. e a distanza di oltre un mese non aveva ancora formalizzato la propria offerta, peraltro riguardante solo l'acquisto delle frequenze di Radio Radicale, senza prendere in considerazione, se non marginalmente, gli ulteriori servizi che il Centro di Produzione S.p.A., che ne è l'editore, potrebbe mettere a disposizione per la realizzazione dei programmi dedicati ai lavori parlamentari;
che un accordo di cooperazione con il Centro di Produzione S.p.A. sarebbe stato indispensabile per supplire al fatto che la RAI non ha previsto di organizzare alcuna struttura redazionale specificamente destinata alla realizzazione dei programmi parlamentari;
che l'acquisizione delle frequenze prevista da parte della RAI ha inizio a meno di un anno dal termine previsto dalla legge (249/97) per l'approvazione del Piano nazionale di assegnazione che dovrà mettere a disposizione della concessionaria del servizio pubblico gratuitamente le frequenze necessarie a costituire la rete parlamentare;
che per effettuare dette acquisizioni la RAI impiega risorse derivanti dal canone di abbonamento radiotelevisivo cioè da un'imposta e pertanto da denaro pubblico;
che l'acquisizione di frequenze in vista dell'approvazione del Piano di assegnazione costituisce una grave turbativa del settore radiofonico rendendo ancora più difficoltosa o addirittura compromettendo la realizzazione stessa del piano entro i termini previsti dalla legge;
CONSIDERATO D'ALTRONDE
che il Centro di Produzione S.p.A. impresa radiofonica titolare dell'emittente Radio Radicale svolge l'attività di trasmissione delle sedute parlamentari sin dal 1976;
che il Centro di Produzione S.p.A. sin dall'inizio della propria attività decise di assicurare ed ha continuato ad assicurare per ventidue anni la realizzazione di tale servizio in piena autonomia e, salvo negli ultimi tre anni, senza alcun obbligo contrattuale o di altro tipo, che ne imponesse l'esecuzione;
che le modalità con cui Radio Radicale ha effettuato le trasmissioni dal Parlamento, non sono mai state oggetto di reclami da parte di chicchessia, ma solo di apprezzamenti e riconoscimenti anche di carattere ufficiale;
che, in tal senso, già nel 1990 per iniziativa di 542 parlamentari, tra i quali l'attuale Presidente della Repubblica, nonché gli attuali Presidenti della Camera e del Senato, nel complesso corrispondenti non solo alla maggioranza del Parlamento, ma anche a quella di ciascuno dei gruppi parlamentari della Camera e del Senato, il Centro di Produzione grazie all'attività sino ad allora svolta ottenne il riconoscimento di "impresa" - unica in Ittalia - "che svolge attività di informazione di interesse generale" (L. 206/1990)
che nell'ottobre 1992 la Camera dei deputati, con l'approvazione dell'ordine del giorno n. 9/9892/5 avvenuta con voto favorevole di tutti i gruppi parlamentari riconobbe il carattere di "servizio pubblico" dell'attività svolta con la trasmissione delle sedute parlamentari;
che nell'ottobre del 1993 ancora la Camera dei deputati sulla base delle conclusioni dei lavori del comitato tecnico per la comunicazione e l'informazione parlamentare presieduto dall'allora Presidente della Camera on. Giorgio Napolitano, impegnava ancora una volta il governo a sollecitare la realizzazione della rete RAI e, nelle more, a stipulare una convenzione con Radio Radicale;
che a seguito di un ulteriore sollecitazione da parte dei capigruppo di tutti i partiti presenti in Parlamento nel dicembre 1993 il governo adottò il decreto legge "salva-RAI" (n.558) con il quale veniva istituita la convenzione con un concessionario privato per la trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari;
che nonostante tra l'adozione di detto decreto e la stipula della relativa convezione fosse trascorso quasi un anno (11mesi, dal 23 dicembre 1993 al 21 novembre 1994) il Centro di Produzione durante questo arco di tempo continuò ad assicurare il servizio di trasmissione delle sedute parlamentari senza percepire per questo alcun corrispettivo;
che nel dicembre 1996 e nel maggio 1997, la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica, quando la RAI avrebbe dovuto ormai dare avvio alla realizzazione della rete parlamentare in base a quanto previsto dal contratto di servizi per il biennio 1995-96 ed era già in discussione quello analogo per gli anni 1997-99, con ordini del giorno sottoscritti da senatori e deputati appartenenti a tutti i gruppi parlamentari il governo si assunse l'impegno di garantire la continuità del servizio di trasmissione delle sedute parlamentari con le stesse modalità sino a quel momento adottate dal Centro di Produzione S.p.A.;
che, quanto a continuità del servizio, sulla base del contratto per gli anni 1997-99, la RAI è solo impegnata "ad avviare" la diffusione dei programmi parlamentari, avvio che in base a specifica richiesta della RAI verrà effettuato a partire dal gennaio 1998 con un numero estremamente ridotto di impianti;
che comunque in base allo stesso contratto di servizi quando la rete verrà completata (non è stabilito quando) disporrà di un numero di impianti inferiore (circa 90) a quello di cui dispone la rete di Radio Radicale (190);
che l'onere dichiarato dal direttore generale della RAI, il 18 giugno 1997 in commissione di vigilanza RAI, per la gestione della rete parlamentare ammonta a 25 miliardi all'anno ed i tempi di realizzazione della stessa rete sono tuttora indeterminati;
che, ove il centro di Produzione decidesse di accettare la richiesta della RAI (alla data del 21 novembre 1997 non ancora né definita né formalizzata) di cedere le proprie frequenze di trasmissione, sarebbe costretto a cessare la propria attività;
che, di conseguenza, verrebbe disperso quel patrimonio costituito in oltre vent'anni di attività di servizio pubblico dal Centro di Produzione consistente non solo nelle specifiche capacità professionali, ma anche e soprattutto nell'aver assicurato la costituzione e la crescita del più grande archivio di documentazione storica sonora oggi esistente in Italia;
I sottoscritti:
CONSIDERATI
l'impossibilità di fatto della RAI S.p.A. a corrispondere nel corso degli anni alle richieste dei Presidenti delle Camere, del Governo e del Parlamento nonché ad assolvere agli specifici compiti che la legge affidava alla società concessionaria in materia di trasmissione delle sedute parlamentari;
l'impegno assicurato senza soluzioni di continuità dal Centro di produzione S.p.A. per oltre ventidue anni nella specifica attività riconosciuta di "servizio pubblico" da parte del Parlamento;
la distruzione di un patrimonio di interesse generale che conseguirebbe alla richiesta effettuata dalla RAI al Centro di Produzione di cedere le proprie frequenze di trasmissione;
l'effetto di turbativa del settore radiofonico determinata dall'acquisto di frequenze da parte della RAI, anche in considerazione del fatto che tali acquisizioni vengono effettuate impiegando risorse derivanti dall'imposta pagata dai cittadini a titolo di canone di abbonamento alle trasmissioni radiotelevisive;
RITENGONO
che Radio Radicale debba proseguire il proprio servizio di trasmissione delle sedute parlamentari;
che pertanto debbano essere adottati i provvedimenti necessari al rinnovo della convenzione adeguandone il relativo corrispettivo in ragione degli incrementi di valore del servizio per un ulteriore triennio o quantomeno fino all'entrata in vigore del Piano Nazionale di assegnazione delle frequenze.