Roma 28 novembre 1997
Durante l'audizione svoltasi due giorni fa in Commissione giustizia al Senato del Dott. Cirillo e del Ministro dell'interno Napolitano, ad una mia precisa richiesta di sapere in che cosa consistano le attività di vigilanza e di controllo svolte dal servizio centrale di protezione mi sono sentito rispondere da Cirillo che "l'attività di sorveglianza dei collaboratori che si trovano in libertà (vedi di Maggio) non sono sottoposti ad alcuna cautela particolare" poichè "i compiti che a tale servizio incombono attengono solo a forme di assistenza per risolvere quotidiani problemi della gestione pratica della vita loro e delle loro famiglie". Cirillo ha poi affermato che "i tempi che normalmente trascorrono fra la citazione e la presentazione all'autorità giudiziaria del collaborante possono consentire incontri tra i collaboranti e altri soggetti".
Considero queste dichiarazioni la conferma della gestione irresponsabile dei collaboratori di giustizia, pagati profumatamente dallo Stato e lasciati deliberatamente e consapevolmente liberi di continuare a delinquere. Non mi sorprende quindi il recente caso di Maggio. Mi stupisco semmai dello stupore generale e mi preoccupa la nuova legge per la gestione dei pentiti all'esame del Senato. Al di là delle parole che preannunciano grandi novità non vedo infatti alcun tentativo serio di introdurre una vera vigilanza nei confronti dei collaboranti.