Roma, 16 dicembre 1997
Dichiarazione di Paolo Vigevano, editore di Radio Radicale:
"La situazione che si è creata intorno al servizio di trasmissioni delle dirette parlamentari, non vede e non può vedere il Governo nel ruolo di "arbitro", come vorrebbe il sottosegretario Vita che della vicenda si è fin qui occupato. Il Governo e il Ministero delle Comunicazioni è responsabile, infatti, della stipula del nuovo contratto di servizio con la Rai in cui è stata inserita anche la trasmissione delle dirette parlamentari radiofoniche fino ad oggi effettuata in regime di convenzione da Radio Radicale. Pertanto, è responsabilità del Governo - e del sottosegretario Vita in particolare - se:
si è ritenuto di arrivare oggi, dopo sette lunghissimi anni, ad una applicazione "burocratica" della legge Mammì che appare ormai in contrasto con tutte le successive normative italiane e comunitarie, in fatto sia di telecomunicazioni che di gestione in regime di concorrenza anziché di monopolio dei servizi pubblici.
Se non si è voluto tenere conto della evidente impossibilità tecnica ed organizzativa della Rai a subentrare a Radio Radicale nella fornitura ai cittadini del servizio alla scadenza del contratto con l'emittente privata.
Se si è voluta affidare la soluzione "positiva" della vicenda ad una trattativa tardiva e frettolosa tra Rai e Radio Radicale che da subito si è capito avere, nelle intenzioni della concessionaria pubblica, un solo esito: l'acquisto sic et simpliciter delle frequenze della nostra emittente. E che avrebbe sottratto al settore privato - oltre alle frequenze di trasmissione - una fetta marginale ma significativa del mercato dell'informazione radiotelevisiva per ricondurlo nelle mani pubbliche.
Non si è ritenuto da parte dell'esecutivo di assecondare il tentativo sostenuto da un ampio e maggioritario schieramento parlamentare, di arrivare ad una modifica legislativa che prevedesse una nuova gara d'appalto per il servizio a cui potessero partecipare tutti i soggetti interessati, ivi compresa la stessa Rai.
A questo punto, quindi, il Governo ed il sottosegretario Vita si devono assumere la responsabilità non già di essere "arbitri" - se non di una nuova gara d'appalto -, ma di assumere un'iniziativa che consenta di affrontare la vicenda con decisioni nuove, che superino l'alibi della 'Mammì'".