Roma, 24 dicembre 1997
Al termine di un anno in cui anche e perfino dall'Italia e in Italia mi sono giunti e continuano a giungere grandi riconoscimenti, manifestazioni di stima e di apprezzamento per quel che mi accade di poter fare, da parte mia sento di dover aggiungere alla gratitudine per tutto questo, anche l'espressione di una angoscia e di un allarme crescenti - ai limiti effettivi di sopportabilità umana, personale e politica - per quanto accade in Italia (e in ciascuno di noi, in me stessa) contro le ragioni stesse del mio impegno, della mia storia, delle mie idee e delle mie speranze, della mia libertà e delle mie responsabilità che sono militanti - cioè non private - della vita civile, politica sociale democratica del nostro paese.
Un regime sempre più pervasivo di sé occupa ogni spazio, tende ad annientare anche la semplice memoria, oltre ad ogni residuo di diritto di vita e di lotta della tradizione radicale: quella che ha attraversato - sempre battuta dalle ideologie e dalle illusioni delle intolleranze organizzate, di volta in volta trionfanti - l'intero secolo. Da Salvemini e Murri passando per Silone e Ernesto Rossi da Altiero Spinelli, Einaudi e Gobetti e il Partito Radicale tutto dal 1955 ad oggi.
I dati del Centro d'Ascolto e dell'Osservatorio di Pavia portano in questi giorni una nuova tragica riprova di quanto ogni sorta di legalità, di diritto, di diritti, ogni resipiscenza del Parlamento e dell'intero mondo politico, vengano immediatamente e totalmente - vi prego di ritenere che queste parole vanno prese alla lettera - annullati fino al ridicolo, se non forse tragico, al grottesco.
Poiché il rischio rigoroso, prudente ma necessario della vita in nome della legalità, del diritto, della decenza civile e morale, sembra ancora avere qualche effetto, poiché due terzi del Parlamento, alcuni fra i massimi vertici dello Stato e della partitocrazia che lo sostanzia, alcune settimane fa hanno constatato pubblicamente che l'ostracismo pluriennale è la cifra riservata non solo e non tanto ai radicali, alla Lista Pannella, quanto a idee e a convinzioni profonde che sono quelle documentate dell'80% degli italiani su tutti i temi e i problemi centrali della loro vita privata e pubblica, la risposta è stata, è: scompaiono totalmente (da 0,5 a 0 nei telegiornali) che quel che accade su "Radio Radicale" non abbia trovato - tranne una sola eccezione che ha confermato la regola - un solo intellettuale, un solo giornalista, un solo direttore, un solo opinionista, un solo cronista che abbiano ritenuto di fare informazione o di dire alto il loro "no", mi mostrano un deserto: lo stesso che Pasolini e Sciascia
hanno con voi e fra di noi illustrato. Un secolo italiano senza lumi e senza lucciole. Quest'anno si era aperto con la tragedia del diritto realizzata in Italia dalla Corte Costituzionale e con le desolanti offese a decine di milioni di attese, di convinzioni, di diritti. Si chiude così.
Io chiedo che mi si renda, per la prima volta - da vent'anni ed oltre in Italia - un minimo di diritto di parola, di identità e di immagine. Quel che vale di me e mi importa resta finora censurato: sono le mie idee, i miei obiettivi, le mie speranze: le nostre lotte di radicali.
Si consenta al paese, o a qualcuno, di sapere che io ritengo che quel che accade è contro non solamente la Costituzione e il diritto italiani, ma anche contro il diritto e le direttive comunitarie. A cominciare dal comportamento della RAI-TV e del potere nella vicenda di Radio Radicale. Non potrò non trarne ogni conseguenza pratica, anche a livello internazionale e comunitario.
Vi ringrazio e vi formulo i migliori auguri per il 1998: il nostro paese e ciascuno di noi, e di voi ne hanno probabilmente molto più bisogno di quanto non si creda.
Emma Bonino