Roma, 10 gennaio 1998
Dichiarazione di Marco Pannella:
"La posizione del Procuratore Generale è sicuramente seria, onesta, non conformista. Egli affronta almeno un tema, quello dell'illegale e anticostituzionale proibizione delle cure, che l'ordine dei medici italiani subisce senza fiatare, malgrado sia sottratto ai loro rappresentanti il diritto e il dovere di ubbidire al giuramento di curare in scienza e coscienza il malato. Tanto più questa posizione merita considerazione e rispetto, quanto meno legislatori e giurisdizione, governanti e politicanti la condividono.
Ma occorre per lealtà aggiungere, sùbito, che il Procuratore Generale richiama l'attenzione solamente su un aspetto, certo importante, del flagello sociale, morale, istituzionale che il proibizionismo rappresenta e provoca a partire dalla pretesa, stolta e criminale, che è stata a lungo alla base anche di un altro flagello: quello dell'aborto "proibito".
Quel che il Procuratore Generale, comunque, denuncia, finalmente, è che il proibizionismo è esso stesso causa principale di quel che pretende combattere. Se si considera quanto, in Italia, mafie e antimafie siano in modo davvero commovente unite e solidali per negare il problema stesso (mafiosità partitocratica, da una parte, e mafiosità 'giudiziaria' antimafiosa, dall'altra) possiamo constatare che c'è un magistrato a Roma, e un onesto nei panni alti del Palazzo.
Il 13 gennaio ricominceremo a rispondere in 'Giustizia' della nostra battaglia e della nostra coscienza, con il processo dinanzi alla II Sezione del Tribunale, anche qui per un altro aspetto del problema: quello che criminalizza la cessione gratuita di non-droghe, e milioni di "spacciatori" e consumatori.
Ma la vera questione è ormai un'altra: occorre abbattere e estirpare la mala pianta proibizionista, restaurare la sovranità del diritto 'legalizzando' l'uso, cioè regolamentando, il commercio e la produzione delle 'droghe'."