Roma, 29 gennaio 1998
L'emendamento-truffa che il senato si appresta a votare nel pomeriggio di oggi e che assegnerà ai partiti 110 miliardi prima che vengano resi noti i dati fallimentari sulle sottoscrizioni del 4 per mille, è solo l'ultimo capitolo della prepotente rivincita che la partitocrazia si è presa nei confronti e contro i cittadini e i contribuenti italiani.
1978 Un referendum per l'abolizione del finanziamento pubblico, promosso e sostenuto dl solo Partito Radicale - che contava su circa l'1% dei voti - contro tutti gli altri partiti, ottiene il 43,6% dei consensi.
1993 Nell'aprile del 1993 si celebra un secondo referendum per l'abolizione del finanziamento pubblico, promosso dalla sola Lista Pannella. Il risultato è clamoroso: 31.492.208 elettori italiani (il 90,3%), si pronunciano per il SI' all'abrogazione, 3.378.905 per il NO.
1996 Nell'estate del '96 i partiti tentano con un blitz nelle Commissioni di ripristinare il finanziamento pubblico ai partiti. Il tentativo viene sventato, ma in dicembre viene comunque varata una nuova legge che, in base ad un meccanismo ipocritamente definito "volontario", assegna denaro pubblico - proveniente dal bilancio dello Stato - ai partiti, per un importo massimo complessivo di 110 miliardi. Il comitato promotore del referendum presenta ricorso alla Corte Costituzionale ma, viene detto, i suoi "poteri" sono decaduti con il voto referendario.
1997 Nella primavera del 1997 i partiti si spartiscono, "una tantum", 170 miliardi di finanziamento pubblico, senza neppure sottostare alla finzione della sottoscrizione del 4 per mille ai parte da parte dei contribuenti.
1997 Allo scadere dei termini per la presentazione della dichiarazione dei redditi, risulta evidente che solo pochissimi contribuenti italiani non hanno voluto destinare il 4 per mille della propria Irpef - senza alcun onere aggiuntivo!! - ai partiti. Nonostante la percentuale di "sottoscrittori" necessari al raggiungimento del tetto massimo di 110 miliardi fosse appena del 10%, si è rimasti ad una percentuale di gran lunga inferiore: i partiti corrono ai ripari e, contro qualsiasi logica e parità di trattamento con i cittadini, si concedono una proroga fino al 31 dicembre. In tutte le feste dell'Unità i militanti sono invitati a sottoscrivere, così come alle adunate leghiste e in quelle di tutti i partiti. Appositi moduli compaiono sugli organo di partito.
1998 Il Ministro Visco promette che entro al massimo quattro mesi verranno fatti tutti i conti ed i partiti riceveranno l'agognato contributo pubblico. Ma scatta l'allarme: le prime indicazioni confermano che il tetto dei 110 miliardi è lontano e che ci si dovrà accontentare di molto meno. Per questo l'unità nazionale della partitocrazia decide all'unanimità di spartirsi subito il massimo del "bottino", entro il 28 febbraio, rimandando agli anni successivi il conguaglio o, più probabilmente, nuove leggi per rimpinguare le casse sempre esauste degli oltre 40 partiti.
Così, in Italia, la partitocrazia continua La strage del diritto e della volontà popolare, piega le istituzioni pubbliche al privato interesse di burocrazie insaziabili, le stesse che Ernesto Rossi già quaranta anni fa definiva "le serve padrone". Dove sono tutti i liberali, che affollano gli scranni parlamentari?