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Partito Radicale Rinascimento - 8 febbraio 1998
PANNELLA: SUL COMPORTAMENTO CRIMINALE DI UNA LOBBY CHE SI FA BEFFE DI PRODI, E DELLA PARTE PIU PRESTIGIOSA E ULTRA MAGGIORITARIA DEL PARLAMENTO E IMPOSSIBILE MORALMENTE NON RICORRERE ALLE ARMI.

Roma, 8 febbraio 1998

"A fine novembre il Presidente del Consiglio mi aveva assicurato formalmente che la posizione del Governo era favorevole a confermare il regime di convenzione dopo una pubblica gara per Radio Parlamento.

Resi subito pubblica questa sua dichiarazione, reiterata recisamente per due volte nel mese di dicembre. Il 9 dicembre andava invece in porto una operazione di regime, per iniziativa del Ministro delle Comunicazioni, in realtà del titolare di troppe 'deleghe' strategiche e della continuità, Vita, per cui il Governo assegnava alla RAI-TV con aumento del canone - contro qualsiasi regime di gara e di convenzione - il sequestro di Radio Parlamento e la realizzazione di un'altra rete radiofonica, oltre che le tre già esistenti, della RAI-TV. Si trattava di un Contratto di servizio, che all'art. 14 stabiliva che dal 1 gennaio la RAI doveva realizzare quel servizio che dal 1990 non aveva realizzato. E del tutto evidente che il Presidente del Consiglio è stato ingannato e beffato, a meno di attribuirgli la capacità di agire da farabutto o da incapace di intendere o di volere. Ma, a fronte di questa norma interna ad un 'contratto di servizio', si ergevano in direzione totalmente contraria, atti formali di indiriz

zo del Senato, della Camera, con valore costituzionalmente cogente per l'esecutivo; documenti formali di tutti i capigruppo della Camera e del Senato, una campagna pubblica sostenuta da un appello di 560 deputati e senatori e - di fronte alla patente situazione pericolosamente torbida del comportamento congiunto del Ministero delle Comunicazioni e della RAI-TV di Iseppi e Siciliano - una mozione al Senato presentata dagli ex Presidenti della Repubblica Francesco Cossiga e Giovanni Leone e dai Senatori a Vita Agnelli, Bobbio Bo, sostenuta da centinaia di parlamentari, dagli ex presidenti del Consiglio Giulio Andreotti, Silvio Berlusconi, Emilio Colombo, da 8 Presidenti Emeriti della Corte Costituzionale, realizzando uno schieramento parlamentare e di massimi esponenti del mondo politico, delle istituzioni, assolutamente senza precedenti. Contemporaneamente oltre 450 cittadini conducevano uno sciopero della fame volto a sostenere il Presidente del Consiglio e il Parlamento, le loro volontà e le loro decision

i, contro l'evidente sabotaggio, trionfante e ferocemente ogni giorno riproposto. Per oltre tre settimane decine di cittadini non hanno toccato cibo nel 1998.

Contro altre proposte, il Consiglio dei Ministri approvava un disegno di legge che confermava per l'intero 1998 la proroga della Convenzione con Radio Radicale, e la sospensione fino a quella data dell'art. 14 del Contratto di Servizio. La RAI-TV dichiarava preventivamente che un disegno di legge di tal fatta non le avrebbe consentito di ritenere prevalente sull'atto di Governo e sugli indirizzi parlamentari e politici la norma dell'art. 14. In tal senso il Ministro Maccanico era stato esplicito.

All'annuncio della decisione del Governo, coerente con le richieste della maggioranza assoluta dei parlamentari, della mozione Cossiga-Leone, Rita Bernardini e gli altri 460 cittadini sospendevano lo sciopero della fame, come avevo fatto di già a dicembre, per invito e richiesta del Parlamento.

Dinanzi a quanto è accaduto e sta accadendo non si può restare senza reagire. Mai, ma proprio mai, in questi decenni in cui crimini, sconcezze, sono stati spesso la regola del potere e delle istituzioni, si era però giunti a tanto di provocazione e di disprezzo per la nonviolenza e per le lotte civili dei cittadini, per l'immagine stessa del potere. Siamo di fronte ad una estrema sfida, dietro la coltre democraticistica e buonista dell'Italia attuale. E una sfida letteralmente e cinicamente mortale. Ne prendiamo atto. E, per cominciare, riteniamo responsabili, personalmente e privatamente, alcune persone, che coprono le massime responsabilità istituzionali e politiche, per queste infamie, piccole solamente per la piccola 'stampa' di regime e per i suoi apparati di potere.

Domani, alle 15.30, in una conferenza stampa dimostreremo che, quando diciamo che ormai è giunta l'ora di ricorrere alle armi lo affermiamo responsabilmente e concretamente".

 
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