CHI PAGHERA' I DANNI SUBITI DAL TESORO PER LA STET?Roma, 19 febbraio 1998
Dichiarazione di Benedetto Della Vedova, Lista Pannella:
"Quando esattamente tre anni fa iniziammo la raccolta di firme per il referendum che chiedeva l'abolizione della "golden share all'italiana", nessuno mostrava di essersi accorto, né tra le forze politiche né tra quelle imprenditoriali, del grave pregiudizio che attraverso questo meccanismo si stava arrecando alle regole di mercato e al rispetto della normativa europea sulla concorrenza e la libertà di circolazione dei capitali. Il referendum si tenne lo scorso quindici giugno e, benchè vanificato dal mancato quorum, registrò ben l'80% di Sì.
In qualità di soci della Stet/Telecom, la primavera scorsa, avevamo cercato di scongiurare che l'assemblea della società - allora controllata dal Tesoro - introducesse una pesantissima riserva di poteri per il Governo anche dopo la privatizzazione che si andava a decidere.
In quella sede denunciammo che l'introduzione della golden share avrebbe fortemente penalizzato il valore del titolo, con grave perdita tanto per i soci privati quanto per quello pubblico che si apprestava a cedere le proprie azioni. L'arroganza, l'ignoranza e i riflessi statalisti portarono però fino in fondo la decisione.
Con la comunicazione del Commissario Monti di ieri, tutte le nostre - facili - previsioni si sono puntualmente avverate: a questo punto è chiaro che la scelta di vendere la Stet gravata dalla golden share ha comportato una perdita secca di introiti per lo Stato, che non sarà in alcun modo compensata dal mantenimento di forme di controllo della azienda delle telecomunicazioni.
I contribuenti italiani piangono, i soliti noti a cui è stato trasferito il controllo della Telecom ad un costo inferiore di quello di mercato, invece, ridono di gusto".