Roma, 21 aprile 1998
Dichiarazione di Marco Pannella:
"Basta davvero poco per far perdere calma, stile, eleganza a Gaetano Pecorella. Io mi sono limitato a sottolineare la sua storia di intellettuale del PCI e "Indipendente di sinistra", e la sua estraneità alle battaglie liberali, liberiste e libertarie, referendarie e federaliste; la sua appartenenza con ruolo "garantista" ai salotti di regime alla Vespa, e l'assoluta inadempienza della Unione nazionale delle Camere Penali - in quanto tale - nei confronti delle lotte referendarie e politiche sulla giustizia. Ho ricordato e ricordo che per la riforma della giustizia non c'è carenza di tecnici e di esperti, ma di chi sappia lottare e guidare lotte civili; nel paese, senza sosta, per decenni e giorno per giorno, e non solamente quando questo rappresenta il corollario naturale della propria professione, con relative parcelle; e quindi anche in Parlamento. Gli riconosco volentieri di aver in un caso accettato di andare in televisione per conto di un nostro comitato referendario e di aver partecipato ai convegni de
l Calamandrei, anche quando il Centro era una nostra emanazione, e combatteva battaglie civili e giudiziarie. Grazie; di ben poco, se non di niente.
Ma la risposta di Pecorella è perfettamente in linea con il giudizio di qualsiasi altro comunista ortodosso, ancorché sonnolento: noi non avremmo fatto che distruggere e dividere. Amen.
Milano non mi sembra meriti di divenire un Mugello di destra, per assicurare la sinecura parlamentare ad un dignitosissimo operatore del diritto; subito dedito a scatenare processi stalinisti per avere "spaccato alleanze" contro le quali, peraltro, per decenni egli è stato. Lo chiameremo avvocato De Tilla - o Dotti - due."