Roma, 17 maggio 1998
Le parole che ieri il Presidente della Rai Zaccaria ha pronunciato in risposta indiretta alle precise denunce del Presidente della Commissione di Vigilanza Francesco Storace sono da manuale: la legalità e la correttezza di informazione divengono, nelle parole di colui, che, prima di tutti, dovrebbe esserne garante, un impiccio; il rispetto della legge e degli obblighi che derivano alla Rai dal suo ruolo di concessionaria del servizio pubblico, oltre che dalla sua natura pubblica, è presentato come un vincolo o un "costo" aziendale oneroso, quando non insostenibile.
Le parole di Zaccaria valgono, davvero, una "carriera": da masnadiere della non informazione, in una azienda pirata, che fa carta straccia di qualunque regola in contrasto con la sua funzione "reale": quella di centro di potere irresponsabile.
Questa Rai non è solo "ulivizzata", ma rappresenta e costituisce l'Ulivo, cioè il potere, ufficiale; ha ridotto gli spazi di presenza delle opposizioni (e non solo della Lista Pannella, ma anche della Lega e del Polo) a percentuali irrilevanti; opera costantemente per estendere il proprio potere, e per occupare nuove aree di mercato. Non c'è una sola ragione per sperare che questa Rai e questo Cda possano essere qualcosa di diverso, e non ancora di peggio, rispetto al passato.
Chiediamo dunque che questa Rai sia commissariata, anche con un commissario chiaramente di parte, secondo le regole del più ferreo e chiaro spoil system. D'altra parte, come dimostrano le recenti vicende, non è con qualche carica di opposizione che si scongiura una giornalismo di regime, né è conveniente confondere il pluralismo delle poltrone con il pluralismo dell'informazione. Da questo commissario bisognerebbe però esigere ed ottenere ciò da cui il Presidente Zaccaria è stato sino ad oggi benevolmente esentato: il ripristino della legalità e del rispetto degli obblighi che la legge impone alla Rai. E sarebbe, oggi, una cosa rivoluzionaria.