Roma, 25 maggio 1998
Il Governo ha annunciato che sulla vicenda di Radio Parlamento e di Radio Radicale intende rimettersi al Parlamento; nessuno è così ingenuo - e tantomeno lo è il Presidente Prodi - per non sapere che proclamare la "desistenza" significa consegnare gli indirizzi del Governo alla linea del partito Rai, e affidare l'esito dell'intera vicenda alle mafie e camorre partitocratiche, ai rapporti di forza, o alla forza del "fatto compiuto".
Dichiararsi come fa il Governo favorevole ad una soluzione "in sede legislativa" è invece un evidente non senso: non sembra, il Governo, essersi accorto che, proprio in queste ore, il ddl su Radio Parlamento e Radio Radicale è giunto in aula alla Camera - e dunque nella sede legislativa per eccellenza - e che a questo punto è al Governo che spetta il compito e la responsabilità di esercitare le proprie prerogative. Né si comprende a quale atteggiamento di "sensibilità istituzionale" corrisponderebbe la scelta del Governo di contribuire, per omissione, ad affossare - da parte di qualche plenipotenziario di settore - la linea e la posizione che il Consiglio dei Ministri aveva approvato e indicato al Parlamento.