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Partito Radicale Rinascimento - 16 giugno 1998
LETTERA APERTA AI RADICALI

di Gualtiero Vecellio

(L'Opinione, martedì 16 giugno 1998)

Cari amici del Partito Radicale, le agenzie di stampa riferiscono che Marco Pannella è stato sottoposto, sabato scorso, a un nuovo intervento chirurgico; e che ora è ricoverato in terapia intensiva.

Un'operazione, fate sapere, che si è resa necessaria in seguito alle complicazioni intervenute nel corso della convalescenza successiva all'intervento cardiochirurgico del 18 maggio scorso, con il quale gli sono stati applicati quattro by-pass.

Applicare by-pass, dicono gli informati, è ormai un'operazione "facile", anche se immagino che quando si va a toccare il cuore non sia mai come fare una passeggiata.

Voi, nel vostro comunicato, parlate di "convalescenza successiva"; e ci vuole un bel coraggio.

Convalescenza, nel mio vocabolario, significa riacquistare le forze, riguardarsi, starsene per un poco tranquillo.

Da quando era uscito da sotto i ferri non era stato un attimo fermo, Pannella: l'impegno per la vicenda di Radio Radicale; le trasferte a Parigi per il convegno antiproibizionista in materia di droga; perfino qualche giorno di digiuno; e certo molto altro che non so.

"Un po' ammaccato" come aveva detto lui una domenica pomeriggio sotto palazzo Chigi, a chiedere d'essere ascoltato un attimo da Romano Prodi, il cui tempo è talmente prezioso che non ha trovato neppure un attimo per una telefonata, ma non domo.

E posso ben immaginare gli umori dei medici, nel sentirsi dire da Marco, appena operato, che sarebbe andato al sit in davanti a palazzo Chigi, per sostenere la causa di Radio Radicale; e per la legalità e la libertà dell'informazione.

Sei matto Pannella? Non stai chiedendo troppo a te stesso?

"Diciamo", rispose quella domenica, "che uno non è che può starsene a fare le convalescenze in Svizzera; non ci credo. Certo, io voglio festeggiare il fatto che mi hanno messo in condizioni di difendere la mia vita e la vita del diritto del mio paese, e visto che mi hanno messo in queste condizioni, che altro devo e posso fare, se non difenderla?"

E così, caparbio, tenace, irriducibile e duro di cervice, Pannella ci ha dato quest'ennesima vittoria della volontà dell'ottimismo.

E' vero comunque che nulla si regala, che tutto si paga. Legge inesorabile e amara che vale anche per Marco.

Vorrei - e non credo di esser il solo a volerlo - che Marco per un poco smettesse di sfidare se stesso.

Vorrei che quei radicali che gli sono più vicini (e che danno ogni giorno corpo e vita a quel comune sentire che sentiamo d'avere), in qualche modo riuscissero a imbrigliarlo; a tenerlo fermo e lo costringessero a fare d'imperio quella convalescenza di cui ha bisogno, e vorrei trovare solo le parole giuste per dirgli che forse a volte è meglio rinunciare a una battaglia oggi, per poterne combattere dieci domani.

Vorrei insomma che Marco si ricordasse che ci è troppo prezioso, e che non può permettersi il lusso di non curarsi della sua salute.

Immagino quella che forse potrebbe esser la sua risposta: "Questo è buon senso, mentre io mi occupo del senso buono".

Ma per una volta l'uno e l'altro non potrebbero coincidere?

 
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