Roma, 19 giugno 1998

Alcuni commenti relativi alla legge su Radio Radicale e Radio Parlamento, ieri approvata dalla Camera, ed attesa al voto definitivo del Senato, confondono - in modo niente affatto innocente - la convenzione per il servizio di trasmissione delle sedute parlamentari con un 'contributo pubblico'.

E' il caso di ricordare che la legge approvata è relativa ad un contratto con lo Stato e non già ad un contributo di Stato ad una emittente di partito, e che il corrispettivo - 11,5 miliardi all'anno - è inferiore alla metà di quello - 25 miliardi all'anno - inizialmente previsto dalla Rai TV per lo svolgimento del medesimo servizio.

D'altra parte, bisogna anche ricordare che il contributo che Radio Radicale riceve come organo della Lista Pannella (e che nulla ha a che fare con il contenuto della convenzione), a differenza di quanto accadde per tutti i giornali di partito, è stato in questi anni destinato anche al finanziamento del servizio pubblico di Radio Parlamento, e non solo - come accade, legittimamente, in tutti gli altri casi - a quello privato di organo di partito.

Ci auguriamo dunque che questa legge equa - che non è né corretto né legittimo presentare come una forma di finanziamento pubblico - giunga al più presto all'approvazione definitiva da parte del Senato, e che sulla propria strada non trovi ulteriori intoppi e ritardi. Per questo obiettivo, occorre che tutti, a partire dal Governo, operino nelle prossime ore e giorni a garanzia di un accordo che il voto della Camera ha dimostrato essere condiviso da tutti i gruppi parlamentari.