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Partito Radicale Rinascimento - 9 luglio 1998
IL SILENZIO SU PANNELLA

di Gualtiero Vecellio

(L'Opinione delle Libertà - 9 luglio 1998)

"Ho una risposta che dò da tempo: la differenza tra il rischiare di vivere e rischiare di morire. Sono convinto che la gente muore anche perché ha perduto l'interesse alla vita. Chi invece si rifiuta di vedere amputata la vita, proprio perché non vi ritrova né rassegnazione né castrazione ma al contrario speranza, può anche rischiare di perderla; succede. Ma se vince, vive veramente meglio e di più degli altri ".

E una citazione, questa che propongo, ricavata da un'intervista a Marco Pannella, pubblicata quasi vent'anni fa su una rivista che ora non c'è più, "Prova Radicale", e curata da Angiolo Bandinelli, Rosa Filippini e Mario Signorino.

A Pannella era stato chiesto se i suoi innumerevoli digiuni non fossero in realtà atti di masochismo, che mal si conciliavano con le ripetute dichiarazioni di amore della vita, e in genere di lotta "felice" per il socialismo. Masochisti siete voi, rispose in sintesi Pannella; voi che restate inerti.

E ancora: "Non cerchiamo di far accettare i nostri principi e le nostre impostazioni; esigiamo il minimo, esigiamo cioè dal Governo della città il rispetto della sua legalità, la reintegrazione delle regole della democrazia violate. In realtà è l'unica risposta che possiamo dare, al di là della distruzione, a una città che tradisce le proprie leggi ".

Fedele a questo suo credo, Pannella ha plasmato la sua vita, sempre. Normale, dunque, che a pochi giorni dall'intervento di by-pass cardiaco a cui si era sottoposto, sia tornato in "pista". Lo ha fatto appunto perché, coerentemente, si è rifiutato di vedersi "amputata la vita"; e per chiedere alla "città" di non tradire le sue leggi; nella fattispecie che Governo e Parlamento rispettassero gli impegni che avevano assunto e sottoscritto per quel che riguarda la vicenda di Radio Radicale. "Io voglio festeggiare", disse quel pomeriggio davanti ai portoni chiusi di Palazzo Chigi, "il fatto che mi hanno messo in condizioni di difendere la mia vita e la vita del diritto nel mio paese. Se mi hanno rimesso in condizioni di difendere la mia vita che devo fare? Difenderla".

E stato imprudente, spericolato, Pannella, che ha voluto difendere la sua vita e la vita del diritto poche ore dopo l'intervento? Che la ricaduta sia da mettere in relazione con questa sua "imprudenza" non c'è certezza, assicura il dottor Ignazio Marcozzi Rozzi, che per molto tempo è stato il medico curante di Pannella; in un'intervista a Radio Radicale ha detto che è medicalmente provato che nei pazienti che subiscono interventi al cuore "c'è un ripristino di funzionalità immediato che può accelerare il desiderio di riprendere la propria libertà rispetto alle condizioni ospedaliere"; e il professor Benedetto Marino, che ha operato Pannella e segue l'evoluzione della sua convalescenza, non ha mai attribuito direttamente al presunto comportamento irresponsabile la ricaduta delle sue condizioni fisiche.

Si può capire - figuriamoci! - l'apprensione e l'allarme, la preoccupazione che molti nutrono, sulla salute di Pannella; è "naturale", spontaneo consigliare al leader radicale di non affaticarsi, di riguardarsi, di avere cura di sé. Per lui innanzitutto; e anche - se è consentito un pizzico di egoismo - per noi, che lo riteniamo un sale irrinunciabile per questa malmessa democrazia.

Ma la domanda vera, la riflessione vera, la questione vera a cui al di là della preoccupazione sulla salute di Pannella che non cessiamo di avere, non è: perché Pannella si sia esposto così. Piuttosto: perché si è arrivati al punto che Pannella si è dovuto esporre. Il problema non è la protesta di Pannella; il problema è il mancato rispetto dei "patti sottoscritti". La protesta di Pannella è stata - come è sempre stata anche nel passato - "solo" una conseguenza di questa violazione. Mancato rispetto dei patti, tradimento delle leggi che la città si è data; e annichilimento dell'immagine, vanno di pari passo.

Tra l'altro: da oltre un mese Marco Pannella è ricoverato. Di lui non è dato sapere nulla. E normale? Possibile che - anche di fronte alla bufera che sta investendo in queste ore il Policlinico Umberto I - nessuno si sia chiesto: e Marco Pannella? Quale altro leader o esponente politico avrebbe e ha suscitato una così unanime "indifferenza" da parte dei cosiddetti mezzi di comunicazione?

Cassato Pannella. Cassata l'informazione minima sulle proposte e le iniziative dei radicali; cassata l'informazione minima e istituzionale che pure sarebbe dovuta sui referendum: i comitati promotori infatti, sono "organi dello Stato", come tali meritano tutela. Ma questo è il paese bizzarro; può capitare che "Boxer", il settimanale satirico diretto da Vauro e Vincino si trovi al centro di un procedimento giudiziario e l'intero corpo redazionale riceva l'invito a presentarsi per sottoporsi a interrogatorio: all'origine del procedimento la scherzosa consegna, avvenuta mesi fa, di una dichiarazione di guerra consegnata all'ambasciata tedesca, per protestare contro le critiche che il cancelliere Kohl aveva mosso all'Italia sulla questione curda. Ebbene: si trova il tempo per aprire e indagare su uno sberleffo ideato da "Boxer"; ma si assiste inerti al massacro di immagine che quotidianamente viene consumato nei confronti di soggetti politici che un qualche peso - peso reale, e non quello dovuto ai bilancini pre

scritti da una malintesa par condicio - nella società politica e civile hanno dimostrato di averlo.

"Nella vita pubblica ci sono dei momenti tragici, o peggio ancora seri, in cui bisogna trovare la forza di giocare. Non resta altra soluzione. Dallo stile epistolare passerei qui dunque, caro lettore, a quello del volantinaggio, allo scopo di suggerirti il modo di non commettere, in questa circostanza, quello che i cattolici chiamano peccato di omissione, o comunque di fare il gioco, vitale, di chi decide di compiere un gesto 'responsabile'. Tu potresti decisivamente intervenire nel rapporto, a quanto pare insolubile, tra l'intransigenza democratica di Pannella e l'impotenza del Potere, inviando un telegramma o un biglietto di protesta ai segretari dei partiti o alla presidenza della Camera e del Senato". Era l'invito con cui Pier Paolo Pasolini il 16 luglio 1974 concludeva un famoso articolo scritto per "Il Corriere della Sera", con il quale apriva "un dibattito sul caso Pannella".

Quel lontano appello di Pasolini non ha perso, purtroppo, una briciola di attualità; anzi, forse, rischia di essere inadeguato, perché i vari Poteri, posto che siano impotenti, si sono comunque gonfiati d'arroganza e presunzione. Ciò non toglie che se nessuno di noi si sforza per un minimo, e rinuncia a mandare il suo biglietto di protesta - almeno! - è poi inutile che esorti Pannella alla prudenza. Non è lui che strafà. Siamo noi, che non facciamo.

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