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"L'uomo qualunque", 27 agosto 1998

ESCLUSIVO- Nuovi clamorosi risultati del sondaggio Cirm-Uq sul voto in Italia

VENTI MILIONI DI ITALIANI DECISI A SCAVALCARE I PARTITI

Oggi, 34 elettori su 100 vorrebbero votare senza la mediazione dei partiti, cioe' con il metodo referendario, a patto che venisse impedito al regime di manomettere i risultati della consultazione. Il 41 per cento degli italiani contesta l'incoerenza della partitocrazia.

Piu' di meta' degli italiani vuole che si faccia un maggior uso del voto referendario e chiede la democrazia diretta. E' questo il dato saliente che arriva dalla seconda parte del sondaggio che "l'Uomo qualunque" ha affidato all'istituto demoscopico Cirm.

Un dato che va a sommarsi a quello allarmante pubblicato la settimana scorsa, che mostrava come oltre il 50 per cento degli elettori non creda piu' nella democrazia del nostro Paese. Gli italiani non hanno piu' alcuna fiducia in questi partiti e vorrebbero poter decidere direttamente senza la loro intermediazione, attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare.

Non a caso, il 34 per cento degli intervistati e' convinto che votare per le questioni piu' rilevanti per il Paese con i referendum avrebbe risultati immediati e definitivi , e il 52 per cento vorrebbe che anche da noi, come in Svizzera, si facessero dei referendum senza che i politici potessero annullarne o aggirarne i risultati.

Ecco la seconda parte del sondaggio effettuato dalla Cirm per l'Uq

IL 52 PER CENTO DEGLI ITALIANI CHIEDE IL VOTO REFERENDARIO E LA DEMOCRAZIA DIRETTA

Abbiamo pubblicato sul numero scorso gli straordinari risultati di un sondaggio Cirm-Uq sul grado di accettazione, da parte degli italiani, del nostro modello di democrazia. Il risultato è stato, a dir poco, clamoroso: sei italiani su dieci dichiarano che quella che c'e' oggi in Italia non e' piu' democrazia. Il 50 per cento degli italiani non crede piu' che il suo voto serva a qualcosa. Il numero di coloro che manifestano sfiducia per l'attuale sistema italiano e' di gran lunga superiore a quello di coloro che hanno smesso di recarsi alle urne.

Pubblichiamo ora la seconda parte del sondaggio Cirm- Uq che riguarda l'ipotesi di una democrazia diretta. L'ipotesi cioe' che anche in Italia, come in Svizzera e in altri Paesi occidentali, i cittadini possano decidere sulle scelte del loro futuro non solo passando per la via dei partiti, ma anche e soprattutto con il voto diretto e inalienabile, cioe' con i referendum e le leggi di iniziativa popolare.

Ed ecco le domande poste dall'Istituto di indagini demoscopiche Cirm, per conto de "l'Uomo qualunque", e le relative risposte.

LEI PERSONALMENTE RITIENE CHE VOTARE PER LE QUESTIONI PIU' RILEVANTI PER IL PAESE AVREBBE UN RISULTATO PIU' IMMEDIATO E DEFINITIVO?

Senza la mediazione dei partiti 34 per cento

Con la mediazione dei partiti 25 per cento

Senza opinione 41 per cento

Il dato e' rilevante. Significa che un italiano su tre si rende conto che se si potesse votare senza la mediazione dei partiti si avrebbe un migliore risultato nell'esercizio della democrazia. Solo un italiano su quattro e' di parere contrario, mentre la grande maggioranza non ha opinione, dimostrando di essere assolutamente impreparata su una domanda che riguarda l'esercizio della democrazia. Quest'ultimo dato dovrebbe far riflettere sull'efficace lavoro che compie la stampa di regime e soprattutto la televisione per mantenere la popolazione nello stadio dei "senza opinione".

Se si esamina il 34 per cento di italiani che preferirebbero una democrazia piu' diretta, si scopre (dati Cirm) che il 39 per cento di essi e' costituito da uomini, dei quali il 40 per cento e' in eta' tra i 24 e i 34 anni, in possesso (44 per cento) di titolo di studio superiore e in maggioranza (51 per cento) residenti nel Nord-Est.

Se si considera il campione da un punto di vista politico, si scopre che non gradisce la mediazione dei partiti il 78 per cento degli elettori della Lega, il 47 per cento di quelli del Polo e il 29 per cento di quelli dell'Ulivo.

Da questi dati si evince che la sfiducia affiorante nel Paese a proposito delle nostre istituzioni "democratiche" e' una sfiducia tutt'altro che epidermica, ma ragionata, tipica delle persone con un maggior grado di istruzione, e concentrata soprattutto sullo strapotere dei partiti, ai quali si rimprovera in primo luogo di non tener fede alle promesse elettorali e soprattutto alle alleanze stipulate alla vigilia del voto. Lo dimostra quest'altra domanda posta col nostro sondaggio:

SECONDO LEI, UN PARTITO, PRESENTATOSI ALLE ELEZIONI IN UNO SPECIFICO SCHIERAMENTO, UNA VOLTA OTTENUTI I VOTI, DOVREBBE:

Mantenersi sempre fedele allo schieramento e quindi ai voti ricevuti 41 per cento

Appoggiare lo schieramento avversario solo in casi particolari 17 per cento

Fare ogni volta cio' che ritiene piu' giusto 30 per cento

Senza opinione 12 per cento

Il dato rivela non solo la condanna massiccia per ogni tipo di ribaltone (l'appoggio agli avversari e' tollerato solo in casi specifici, vedi l'appoggio del Polo alla missione in Albania), ma soprattutto un bisogno di chiarezza che nei partiti e' ormai raramente riscontrabile.

E' dalla condanna della partitocrazia che nasce la richiesta di una democrazia piu' diretta. Tale democrazia diretta ha il suo strumento piu' tipico nel referendum. Purtroppo, in Italia il regime e' riuscito a cestinare anche i referendum vinti dai cittadini, ricorrendo ad una serie di trucchi e a quell'organismo apparentemente indipendente ma fortemente lottizzato che e' la Corte Costituzionale.

Eppure, ecco un altro risultato sensazionale dell'indagine Cirm-Uq, il 52 per cento degli italiani vorrebbe un uso piu' costante del referendum, a patto pero' che i partiti non avessero la facolta' di manometterne i risultati.

Vediamo la domanda e le risposte.

IN ALCUNI PAESI STRANIERI SI FA UN USO PIU' FREQUENTE CHE NON IN ITALIA DEI REFERENDUM. LEI VORREBBE CHE ANCHE IN ITALIA SI FACESSERO DEI REFERENDUM, SENZA CHE I PARTITI POTESSERO ANNULARNE I RISULTATI:

Piu' spesso di ora 52 per cento

Come ora 12 per cento

Meno di ora 16 per cento

Senza opinione 20 per cento

Qui il consenso e' generalizzato. Anche in chiave politica, sostiene la causa dei referendum protetti dai guastatori dei partiti l'87 per cento dei leghisti, il 63 per cento degli aderenti al Polo e il 43 per cento di coloro che votano Ulivo.

Qui il dato sensazionale e' costituito dall'Ulivo col suo abbondate 43 per cento. Diciamo sensazionale perche' l'Ulivo, comprendendo la sinistra, e' il piu' tiepido (lo dimostrano tutti i dati precedenti) in fatto di autentica democrazia. Il conservatorismo dell'Ulivo ha diverse matrici: la democrazia intesa come la intendeva all'Est, la concezione del partito-chiesa e quella, piu' recente ma piu' sviluppata, del partito-mafia, nel quale la fedelta' di bandiera serve soprattutto ad aggregare potere e denaro. Eppure il 43 per cento di chi vota Ulivo vorrebbe piu' referendum e li vorrebbe protetti dalle manomissione del regime.

Prova ne sia il risultato della domanda che segue:

QUANDO MARCO PANNELLA, MARIO SEGNI, ANTONIO DI PIETRO PROPONGONO UN MAGGIOR USO DEI REFERENDUM COME TIPICO STRUMENTO DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA, SECONDO LEI SONO:

Difensori dei diritti civili 41 per cento

Opportunisti 28 per cento

Non ha opinione 31 per cento

E' dunque la maggioranza piena degli italiani a considerare come difensori della democrazia i leader referendari, i sostenitori della democrazia diretta.

In particolare questo atteggiamento e' prevalentemente maschile (50 per cento dei residenti del Nord-Est e nelle isole (50 e 52 per cento) e di quelli che vivono negli agglomerati urbani (42 per cento). Si noti l'atteggiamento in rapporto all'eta':

"DIFENSORI DEI DIRITTI CIVILI"

Meno di 24 anni 22 per cento

Da 25 a 44 anni 44 per cento

Da 45 a 64 anni 45 per cento

Oltre 65 anni 63 per cento

e al voto politico:

"DIFENSORI DEI DIRITTI CIVILI"

ULIVO 47 per cento

LEGA 72 per cento

POLO 38 per cento

Solo una minoranza vede i leader della democrazia diretta come opportunisti. E precisamente il 34 per cento degli elettori del Polo, il 28 per cento di quelli dell'Ulivo, il 21 per cento della Lega.

C'e' di piu' la maggioranza degli italiani e' cosi' convinta di essere stata privata dell'arma del voto, cioe' della democrazia, che appoggerebbe (42 per cento degli italiani) un movimento d'opinione capace di promuovere dei referendum e di proteggerli dalla macchina distruttiva della partitocrazia. Ecco il quesito che lo dimostra.

LE INTERESSEREBBE PARTECIPARE A UN MOVIMENTO CHE PROMUOVA DEI REFERENDUM I CUI RISULTATI NON POSSANO PIU' ESSERE

CAMBIATI DAI PARTITI?

Si 42 per cento

NO 23 per cento

Senza opinione 35 per cento

Tra coloro che aderirebbero a questa proposta, il 49 per cento sono uomini, il 50 per cento sono nel Nord-Est, il 49 per cento nel Meridione. In pratica, 20 milioni di italiani sarebbero a favore della Democrazia Diretta anche se a battersi per essa sarebbero 7,2 milioni, come risulta da sondaggio Cirm-Uq.

 
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