Roma, 29 settembre 1998 - "Sulla fecondazione assistita, il Parlamento rischia di approvare una legge che, anziché "liberalizzare con regole", "proibisce con deroghe" e apre la strada ad ogni sorta di ingiustizia e ad un nuovo, lucroso mercato clandestino. In questa direzione, continua a spingere un "Polo Vaticano", che qualcuno ambirebbe a fare coincidere con il Polo delle Libertà, e che rischia, a 20 anni dall'approvazione della legge sull'aborto, di mettere nuovamente un segno culturalmente e politicamente clericale su di una legge "di principio" relativa ai temi della fecondazione e della maternità.
Di questa posizione - e parlando a nome dell'intero Polo delle Libertà - si è ieri fatto portavoce l'on. Mantovano. Dalle sue parole emerge un radicale rifiuto a considerare la fecondazione assistita come una prestazione medica, che riconosce e soddisfa il diritto di tutti i cittadini ad essere genitori e che deve quindi essere affidata alla libertà e alla responsabilità degli individui. L'impostazione è completamente capovolta: la fecondazione assistita sarebbe una "concessione pubblica", che lo Stato ha il dovere di riconoscere solamente a quanti si uniformano ai modelli prevalenti, o maggiormente condivisi, di organizzazione dell'istituto familiare.
Il Polo Vaticano, sull'aborto da una parte e sulla fecondazione assistita dall'altra, continua con accanimento feroce a tentare di imporre come obblighi giuridici - l'obbligo di far nascere, l'obbligo di non far nascere - decisioni che sono comunque, legalmente o illegalmente, affidate alla libertà dei singoli.
Peraltro - e qui pensiamo a quanti ritengono, in nome del liberalismo, di appaltare alla Chiesa non solo le posizioni ma anche la gestione politica delle questioni di diritto e libertà - non comprendiamo davvero cosa ci sia di liberale nella scelta (semplicemente raccapricciante) di proibire non solo ai singoli, ma anche alle coppie di fatto, in nome della difesa dell'"identità biologica della prole" (che pure non costituisce un limite nel caso di adozioni o affidamenti), il diritto di avere figli o la libertà di essere genitori "non naturali".