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Partito Radicale Rinascimento - 8 ottobre 1998
PREMIATA DITTA RUTELLI & BONINO
Retroscena. Come il sindaco e il commissario pensano di arrivare a Strasburgo

Il "partito dei sindaci" ha bisogno di una più forte coloritura europeista e di una candidatura di rilievo nazionale. Mentre il commissario potrebbe trovare nel successo delle urne una via alla riconferma del suo incarico.

di Giancarlo Loquenzi

Liberal - 8 ottobre 1998

Pag. 42

Francesco Rutelli ed Enzo Bianco sono esperti comunicatori e sanno dosare bene la suspense che circonda il loro progetto politico. Qualche intervista, poche dichiarazioni, un sondaggio incoraggiante, appuntamenti pubblici centellinati, sono tutti ingredienti che servono a mantener viva l'attenzione, ma che consentono, all'occorrenza, rapide ritirate in caso di insuccesso. Il sindaco i Roma e quello di Catania non sono infatti del tutto convinti di farcela (gli altri per ora restano defilati), per questo mantengono ancora molto sfumati i contorni della loro iniziativa. Senonché l'appuntamento elettorale europeo del prossimo giugno li costringe ad accelerare le mosse o a rinviare tutto. Fallire la prova delle elezioni europee darebbe facile ragione a tutti coloro che definiscono il "partito dei sindaci" un'armata senza truppe. O peggio un modo per contrattare con l'Ulivo e con D'Alema future posizioni di potere.

Per questi motivi sembra che Rutelli e i suoi più stretti consiglieri stiano cercando un'assicurazione contro il fallimento elettorale europeo. Una polizza con un nome e cognome: Emma Bonino. Il sindaco di Roma e il commissario europeo si conoscono da anni: da quando entrambi sgambettavano attorno a Marco Pannella e insieme hanno percorso, anche se in fasi diverse, tutto il cursus honorum del vecchio Partito radicale. Oggi poi, contrariamente a quanto accade con altri ex compagni di allora, Rutelli ha trovato in Emma Bonino un'alleata preziosa: prima nello scegliere Roma come sede della conferenza sul Tribunale penale internazionale e poi sulla vicenda aeroporto di Malpensa. I due dunque hanno avuto contatti frequenti in questi ultimi mesi e non è difficile credere a chi sostiene che si siano spesso scambiati riflessioni e consigli sul rispettivo futuro politico e che i loro interessi tendano per molti versi a coincidere.

Rutelli vuole esordire in Europa con una buona garanzia di successo. I sondaggi di Mannaheimer che indicano nel 3,3 per cento la quota di italiani disposti a seguire un eventuale partito dei sindaci è incoraggiante ma non basta. Inoltre il primo cittadino della capitale vuole a tutti i costi riuscire a scrollarsi di dosso l'etichetta tutta localistica legata all'esperienza delle liste civiche. Per questo sottolinea che la nuova formazione non sarà caratterizzata solo dai sindaci, ma anche dal mondo dell'imprenditoria e dal meglio dell'ambientalismo politico. Mancherebbe comunque a questa miscela un forte segno europeista e chi meglio di Emma Bonino potrebbe incarnarlo? La sua notorietà e il suo indiscusso successo sarebbero poi un traino elettorale formidabile, tale da destare preoccupazioni sia a destra che a sinistra.

I ragionamenti di Emma Bonino corrono paralleli a questi ma vanno nella stessa direzione. Il suo mandato scade a dicembre del prossimo anno ma già da giugno - forse anche prima - si saprà se sarà destinata a restare come commissario a Bruxelles o dovrà cercarsi un'altra occupazione. Il fatto di essere stata designata dal governo Berlusconi non porta a ritenere che Prodi voglia confermarla, nonostante il grande apprezzamento di cui gode a Palazzo Breydel e in tutta Europa. Per lei si parla di un incarico alle Nazioni Unite, o di una corsa contro Chris Patten (ex governatore di Hong Kong) per la poltrona di segretario generale del Consiglio d'Europa. Ma Emma è pervasa da una fortissima passione politica e un'elezione al parlamento europeo, reso più forte dal nuovo trattato di Amsterdam, potrebbe avere per lei una doppia utilità. In prima istanza potrebbe tornare a fare politica a tutto campo e senza gli impacci formali dovuti al ruolo super partes di commissario. Ma se, come sembra, la sua vera intenzione foss

e quella di essere confermata nel governo europeo, un forte successo personale alle elezioni di giugno renderebbe molto più difficile per Prodi sostituirla. Soprattutto dopo i tanti discorsi che da Delors in giù si fanno da mesi circa il deficit democratico delle istituzioni europee e di come questo potrebbe essere colmato dall'elezione diretta almeno del presidente della Commissione. In mancanza di questa ambiziosa riforma, considerare il consenso elettorale europeo un viatico per la Commissione potrebbe essere un buon inizio. Tanto più che la commissione Affari istituzionali del Parlamento europeo, su iniziativa del suo vice presidente, il popolare Giampaolo D'Andrea, sta per approvare una risoluzione in cui si chiede che almeno la metà (ma i francesi premono perché siano addirittura tutti) dei 20 commissari sia di origine parlamentare. Insomma l'elezione al Pe potrebbe diventare indispensabile per approdare, una volta date le dimissioni per incompatibilità, alla Commissione.

A controprova di questa lettura dei fatti ci sarebbe l'intenzione di molti altri commissari europei in carica di chiedere l'aspettativa al presidente Santer per poter partecipare al voto europeo del 13 giugno. La cosa non è in conflitto con i trattati ed è già accaduta in passato, per esempio con Adel Matutes, commissario spagnolo, dimessosi dal suo incarico, eletto deputato e oggi ministro degli Esteri di Aznar. Questa volta, oltre alla Bonino, sembra che pensino alla sfida elettorale il commissario Manuel Martin, anche lui spagnolo e la socialista francese, oltre che ex primo ministro, Edith Cresson, ma l'elenco potrebbe continuare.

La trattativa, se già di questo si può parlare, tra Rutelli e Bonino va avanti nella massima segretezza. Il sindaco di Roma, nella riunione delle liste civiche di sabato scorso, ha parlato poco ma ha fatto capire di avere in serbo qualche sorpresa e qualcuno pensa che si tratti proprio del nome del commissario europeo. Da parte della Bonino invece è calata una saracinesca di silenzio. I suoi collaboratori negano persino che lei stia pensando alle elezioni europee. Di certo pesa sulle sue decisioni la lunga convalescenza di Marco Pannella, non ancora in grado di riprendere in mano i destini del suo movimento, ma certamente capace di condizionare le scelte dei suoi. Se Pannella decidesse di partecipare in qualche forma allo scontro europeo, con la "lista Pannella" o con qualsiasi formazione la sua inesauribile fantasia possa partorire, è difficile credere che Emma Bonino non sarebbe della partita.

 
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