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Notizie lista Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 1 novembre 1998
"IL GIORNALE" pag. 8
domenica 1 novembre 1998

CRONACHE BIZANTINE

di Arturo Gismondi

Il ritorno alla vita politica di Marco Pannella, preannunciato da messaggi, dichiarazioni, interviste, è accolto con sollievo dai molti amici del leader radicale (fra i quali chi scrive si annovera da tempi ormai remoti). Il sollievo per i messaggi di Pannella è duplice: perché la rottura di un silenzio durato lunghi mesi annuncia la fine di una convalescenza che per la sua durata aveva destato non poche preoccupazioni, e perché infine, fra le tante voci che ci hanno intronati negli ultimi tempi, l'assenza della sua si è avvertita, e non poco.

Il sollievo di oggi è unanime. Il leader radicale costituisce, nel panorama italiano, un caso a sé: non avendo fatto molto per incrementare il numero degli amici, e avendo anzi distribuito più o meno equamente nel corso di decenni critiche e rampogne a destra e a manca, Pannella di nemici veri e propri, almeno dichiarati, non ne ha poi molti. E questo perché da ogni parte gli si riconosce un disinteresse personale, una noncuranza per le proprie fortune, e perfino per la sua salute, che da sempre angustia coloro che gli sono più vicini.

Nei cinque-sei mesi che è durata l'assenza di Pannella la condizione dell'Italia si è fatta più grave: si è proceduto a mutamenti di premier e di maggioranze senza consultare gli elettori, alla faccia di quello spirito maggioritario che si evoca, o si disconosce, a seconda delle convenienze. In più, tornano nei confronti degli avversari politici toni e propositi minacciosi, del genere "io quello lo sfascio", troppo espliciti e brutali per passare inosservati.

Marco Pannella conosce quel tanto di nuovo, e di stantio, che si affaccia sulla scena. E però nessuno deve aspettarsi che egli confermi in toto le sue ragioni, per quanto buone esse siano. Già nell'intervista al "Corriere della Sera" Pannella ha denunciato sì il regime, e però ne ha esteso la latitudine "da Bertinotti a Rauti". Il che può eludere coloro che sanno, e vedono, dove sia, e in quale intreccio di interessi finanziari, burocratici, in quale miscuglio di nomenklature politiche, sindacali, giudiziarie, in quali culture da "oligarchia demagogica" si collochi il groviglio che avviluppa la nostra vita pubblica.

Pannella queste cose le sa, la battaglia da lui condotta negli ultimi anni per tentare di recidere i lacci e lacciuoli che ingabbiano la società italiana garantiscono che sono ben presenti, in lui, molte delle ragioni di quel malessere che pesa sull'animo di tanti italiani. E però Pannella si guarderà bene dal riconoscersi in alcuno degli schieramenti in campo, tentazione dalla quale - ammesso che l'abbia mai avuta - è sempre fuggito fino a dare a volte l'impressione di scegliere, nelle sue battaglie, terreni marginali rispetto alla corposità degli scontri in atto.

Ma no è solo il gusto della battaglia solitaria a tenere Pannella lontano da ogni schieramento, e neppure la umana riluttanza ad accettare leadership diverse dalla sua (è l'unico lusso che gli si riconosca). Il segreto di tanta orgogliosa solitudine è scritto nella sua storia personale. Pannella ha individuato per primo, e in tempi remoti, il bisogno di quello che egli da tempo definisce il regime, di creare attorno a sé una rete di complicità di barriere corporative ma anche di connivenze politiche imposte dalla durezza di un sistema spietato nell'emarginare, o nell'eliminare, chi non me accetti le regole.

C'è stato un momento nel quale il capo radicale ha raccolto attorno a sé, le ostilità più implacabili. Fu, non a caso, all'epoca del compromesso storico, nel quale egli individuò un tratto permanente della nostra vita politica. E fu in quel periodo che egli individuò - con le "emergenze" varate nella lotta al terrorismo - l'origine di degenerazione dello Stato di diritto che precostituivano, in una parte del potere giudiziario, una sorta di braccio armato di equilibri immutati e immutabili. A questi principi Pannella resterà fedele, perché sono i suoi. E' anche per questo, ma non solo per questo, che il suo ritorno alla politica ci appare tanto auspicabile.

 
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