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Partito Radicale Rinascimento - 15 novembre 1998
Il Giornale - 15 novembre 1997

PANNELLA HA RAGIONE (E NON MUORE PIU)

di Massimo Teodori

Se Marco Pannella non avesse la grazia divina e l'abilità diabolica di mettere inequivocabilmente a fuoco quelli che sono i nodi cruciali della libertà e del diritto nel nostro Paese in un determinato momento, e non fosse capace di scatenare su di essi battaglie decisive, diverrebbe insopportabile la sua pretesa egocentrica di muovere da solo le montagne con cui aggredisce non solo giornalisti, avversari e leader istituzionali ma anche i sodali politici e personali. Ma, anche questa volta, il leader nonviolento è riuscito con un drammatico sciopero della fame e anche ci auguriamo tutti di no della sete a mettere all'ordine del giorno la questione dell'informazione misura della qualità liberale o autoritaria di un regime politico. Non c'è dubbio che in Italia l'attuale appiattimento dei mass media sul Palazzo e dintorni costituisce la maggiore ostruzione al dispiegarsi di una libera democrazia e di una società aperta.

Se questo virus conformistico tocca la stampa quotidiana, ancor più interessa in Italia la televisione che è divenuta instrumentum regni, nella duplice accezione di sede privilegiata della politica e di tramite nella creazione del consenso. Prima il monopolio dc sulla Rai, perfezionatosi negli anni Settanta con la spartizione allargata al Psi e al Pci e, quindi, dopo una breve stagione di rottura concorrenziale, il duopolio RaiMediaset prigioniero della logica dei rapporti di forza tra partiti di governo e di opposizione, hanno contribuito decisamente a bloccare la circolazione delle idee politiche e civili quando veicolavano obiettivi scomodi ed estranei ai valori accettati dai club politici tradizionali.

La politica pannelliana si è sempre dispiegata proprio su questo terreno eterodosso; ed è perciò che oggi ancora una volta diviene eversiva nel momento in cui attacca frontalmente la censura nell'informazione. Pannella la ritiene una strozzatura mortale per la democrazia e chiede quindi un radicale ripensamento in nome e per conto dell'interesse generale al di fuori di qualsiasi spartizione di bottega: "Noi non chiediamo assolutamente nulla per noi. Quel che è dovuto, è dovuto ai cittadini, al popolo".

Con un passo estremo, il radicale Pannella va alla radice dell'Italia d'oggi per mettere in evidenza che la stabilizzazione dalemiana in atto porta diritto al regime senza che vi sia neppure un'opposizione pronta a difendere i diritti e le libertà di tutti. L'accusa prende perciò di mira i media in quanto divengono elemento costituente e necessario del regime e punto di equilibrio tra un Ulivo detentore di tutto il potere e un Polo timoroso di turbare la pax televisiva, il tutto con il risultato di rafforzare il conformismo e il silenzio verso terzi scomodi.

I clamorosi dati della censura verso il movimento pannelliano sono stati resi noti con la richiesta di esprimere un giudizio. Alcuni autorevoli protagonisti istituzionali hanno cominciato a rispondere: D'Alema con un lungo colloquio che segue un editoriale dell'Unità che riconosce la fondatezza del problema posto; Berlusconi con un messaggio d'amicizia e la promessa di prossime mosse, e il presidente del consiglio Prodi attraverso il sottosegretario Parisi con l'ascolto delle ragioni pannelliane. Questi primi risultati, che sono solo un segno d attenzione senza alcun impegno a mutar rotta, stanno tuttavia a significare che l'azione nonviolenta di una fortissima personalità quale Pannella può essere efficace nell'evidenziare contraddizioni e nel provocare se non cambiamenti, almeno un allarme quando sono in pericolo i diritti individuali e la legalità democratica.

Questo è il messaggio di cui le persone sensibili alla libertà per tutti devono essere grate al singolarissimo Pannella, il quale ha volontariamente scelto di mettere in gioco la propria vita.

 
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