PANNELLA TORNA E DICE LA SUA SULL'INGORGO DAL QUIRINALE AL REFERENDUMBonino for president. Niente trucchi doppioturnisti. E i radicali tornano a riunirsi: saranno almeno in mille
"Meglio Di Pietro di Borrelli"
Da "Il Foglio", sabato 13 febbraio 1999 - pag. 1
Roma. Promette una difesa a oltranza del referendum antiproporzionale, anche "contro il buon Tonino Di Pietro e gli altri neoreferendari, già pronti a tradire l'esito autoapplicativo della consultazione popolare con qualche pasticcio parlamentare". Vuole Emma Bonino al Quirinale, e intanto dà un colpo a candidature emergenti, come quella di Carlo Azeglio ciampi e di altri "vecchi 'nuovisti' in servizio permanente effettivo di regime". Auspica una nuova ondata referendaria, per fare del 2000 "un anno di fuoco".
Marco Pannella manca da più di un anno dalla scena politica italiana, e anche dalle sedi del "suo" Partito radicale, salvo sporadiche incursioni pubbliche (le "scuse" a Giovanni Leone, l'invito al giovane Savoia a entrare in Italia disobbedendo alla legge costituzionale, l'aut aut all'ex radicale Francesco Rutelli: "O al Campidoglio o a Strasburgo"). Ma promette: "Tornerò quanto prima, a tirare via nottetempo le loro lenzuola". Nell'attesa, lascia che i radicali si riorganizzino, con "la naturale leadership di Emma Bonino", la commissaria europea che ha appena indetto per il 5 marzo a Roma un'assemblea per richiamare alle armi militanti e simpatizzanti in vista delle prossime scadenze politiche. "Se li conosco bene - dice Pannella, che li conosce benissimo - c'è voglia di un grande assalto al regime, e consapevolezza della propria storia, che si andava perdendo. Scalfaro chiama 'ingorgo' quel che nella 15 settimane di primavera vede affollarsi. Anche i radicali, a modo loro, si apprestano a governare que
sto ingorgo, pur partendo dalla clandestinità in cui, come facevano fascisti e comunisti con gli oppositori, sono rinchiusi. Mi pare che stiano preparando a dire loro, come quando pressoché soli misero in crisi la legislatura del '76, e con l'incombere dei referendum, costrinsero l'ammucchiata nazional-illiberale a un ritorno anticipato alle urne".
L'elenco delle priorità è chiaro: innanzitutto la difesa dell'esito del referendum. "non sono entrato nel comitato promotore proprio perché era chiaro che erano loro i primi a considerarlo solo uno 'stimolo', e non un risultato legislativo da perseguire. E spero che adesso Mario Segni non si renda complice dei tentativi di Di Pietro e Prodi per vanificarlo, e accolga in questo senso l'appello lanciato dalla Bonino". Poi le elezioni europee, con "il tentativo dei sindaci e dei prodiani di accelerare la crisi dei Ds e del governo D'Alema per ereditarne la leadership ed evitare di tornare a essere disoccupati o irizzati". Irizzati? "ma sì, dove stava Prodi prima? All'Iri, no?".
E di Di Pietro cosa pensa il leader radicale? "Tonino - ricorda Pannella - fu solo il magistrato italiano che non aderì allo sciopero sovversivo e anticostituzionale indetto dalla 'categoria' contro il presidente Cossiga, e che lo dichiarò continuando a lavorare. Io ho memoria e riconoscenza lunga. Poi, mi parve evidente che egli pagava per la sua natura e storia popolana, e che gli errori pur gravi che gli si rimproveravano erano meno sintomatici e pericolosi delle ineccepibilità dei Borrelli, dei Caselli, dei D'Ambrosio e delle Paciotti. Alla fine ha scelto di divenire un politicante tradizionalista e populista. Nemici, quindi. Ma con un'oncia di solidarietà abruzzese.
La lista alle Europee.
Ma ci sarà una lista radicale alle Europee?
Pannella non si sbilancia: "Lo decideranno i radicali, io vedrò cosa fare". Non conferma e non smentisce le voci di discesa in campo della Bonino e di contatti con Segni, che l'ha recentemente incontrata.
Quanto all'elezione del nuovo presidente della Repubblica, dice che è necessario "rafforzare le ragioni di una candidatura non nuovista ma nuova, in sintonia con quel che vuole il paese". E chi può essere nuova se non Emma Bonino? Osservatore interessato, finora, del comitato "Bonino for president" guidato dall'ex radicale Giovanni Negri, (forse) si prepara a rilanciarla in proprio.
"Organizzarsi in vista di tutto questo è il tentativo dei radicali, con l'assemblea 'dei mille' convocata per marzo. E questa volta c'è una novità assoluta: potrebbero decidere di convertire tutte le risorse umane e patrimoniali per questo ultimo assalto all'ancien régime, dove anche il buon Ciampi non ha certo il ruolo di un Necker: per trent'anni, da Bankitalia, è stato uno dei pilastri della partitocrazia e della dissennata spesa pubblica". Se i radicali "riusciranno a coinvolgere spezzoni sociali significativi in referendum di rivolta fiscale, di liberazione del lavoro e delle imprese, per la giustizia e contro i moderni 'colonnelli' padroni della magistratura, investendo anche i miliardi che così possono realizzare, allora sì che avremo un Duemila di fuoco, fin dall'apertura della Porta santa ".