Dichiarazione di Gianfranco Dell'Alba, deputato europeo

Bruxelles, 16 febbraio 1999

"E così il povero Apo se ne è tornato mestamente da dove era partito oltre vent'anni fa: non credo che avrà accoglienze da figlio prodigo.

La Grecia ed il Kenya non hanno impiegato molto per cavarsi d'impaccio e fare in modo di rispedire l'ingombrante ospite, indesiderato ovunque, proprio laddove nessuno, almeno a parole, voleva che finisse il leader del PKK.

Se l'Italia, il suo governo, i suoi servizi segreti, la sua maggioranza, avesse studiato a tavolino come infilarsi in un pasticcio di tali proporzioni, è da dubitare che sarebbe riuscita a giungere a un tale capolavoro. Altro che asilo, altro che tribunale internazionale: davanti ad Ocalan, prima eroe, poi reietto si spalancano le porte delle prigioni turche e lo spauracchio di una condanna a morte annunciata proprio per scongiurare la quale il nostro paese aveva fatto, almeno fino ad un certo punto, fuoco e fiamme.

C'è solo da augurarsi che la rabbia dei curdi, per ora concentrata sulla Grecia, non si riversi anche contro obiettivi italiani; quanto al bilancio politico della vicenda, per Mantovani e gli altri amici del leader curdo, peggio di così non sarebbe potuto andare. Dopo la maschia affermazione che mai avremmo accettato di estradare Ocalan in un paese che contempla la pena di morte, si sono volute inseguire chimere - come quella di un tribunale ad hoc - rivelatesi vere e proprie "bufale", rifiutandosi di perseguire l'unica strada che a quel punto restava praticabile, cioè quella di un processo in Italia che avrebbe comunque risparmiato a Ocalan i guai ben più seri che dovrà ora affrontare.

Partiti come Robin Hood abbiamo finito da Ponzio Pilato, cercando inoltre di passar per furbi: il risultato non pare brillante".