Da "Il Foglio" di mercoledì 10 marzo 1999CAPPATO, IL RADICALE GIOVANE GIOVANE CHE (OGGI) SA "QUEL CHE VUOLE MARCO"
Roma. Dunque, il Rutelli di poi è Marco Cappato. Bello, alto, occhio grigio-azzurro, capelli ricci e neri, vagamente scombinato nella coordinazione del discorrere. Giovane giovane, è il nuovo volto del pannellismo: estraneo all'iconologia della politica penitenziale, cresciuto e vissuto del vivere non pericolosamente. "Però uno che non se la tira più di tanto", non scatena infatti eccessive gelosie. Laureato, pluridecorato in ragione delle onorificenze della modernità, alloggiato nell'Agorà telematica, è ricordato tra i soldati dell'esercito radicale come il kamikaze che nei congressi anticipa sempre "la volontà di Marco". Ai tempi di Marco Taradash, Peppino Calderisi ed Elio Vito - quando questi stavano lavorando per la trasformazione dei "Club Pannella" nel movimento "I Riformatori" - fu il Cappato Marco debitamente "anticipato" che si fece carico di attraversare in lungo e in largo la platea dei delegati con un foglio e una penna: "Questa è la mozione che vuole Marco". Anticipò così i tre ribelli con la p
roposta di costituzione dell'Unione dei Riformatori.
Figlio di mamma radicale, ventisettenne e fratello. "Il fratello dell'altro" lo chiamano. Fratello minore di altro giovin signore radicale che del partito transnazionale era stato consigliere comunale a Monza, militante della rosa prima di decidere di andarsene a fare l'ingegnere in Africa. Del marcopannellatitolare, infatti, questo Cappato grande era stato momentaneamente pupillo. Pupillo quindi di quello sguardo capriccioso dell'unico padre padrone. Pupillo assieme ad altri del momentaneo ghiribizzo del marcopannellacapo (padre e padrino) che decide chi momentaneamente lanciare, chi momentaneamente fare aspettare, chi momentaneamente affondare, chi momentaneamente scheggiare. Pupillo tra i pupilli come Vittorio Pezzuto, un altro "nuovo Rutelli", oppure il "troppo tecnico e poco telegenico" Benedetto Della Vedova, oppure ancora la "mano di Marco", e cioè Rita Bernardini, "mente organizzatrice dell'irragionevolezza radicale".
"Il fratello dell'altro" allora. Momentaneamente catapultato a fare il leader di quelli che vogliono fare "gli Stati Uniti d'Europa". Indicato da Marco Pannella, senza mai essere esplicitamente indicato. Lui dice anzi che "Marco non vuole". Con un gioco di riflessi da pupilla a pupilla, i vecchi e i meno vecchi che contano veramente a largo di Torre Argentina si sono guardati fino a vedere nella progenitrice di tutte le pupille radicali il Rutelli di poi, il ragazzo a seguire. Si sono guardati e hanno guardato per vedere insomma chi per tre giorni, tre anni, tre decenni a venire, tre minuti dovrà restarsene a galleggiare da "coordinatore" nella volontà di Pannella.
E dunque questo "fratello dell'altro", forgiato alla scuola laica dei collaboratori di Emma Bonino a Bruxelles prima, e dopo a New York, a far da inquilino nella sezione più a occidente del partito radicale. Lui è uno che parla le lingue, fa le leggi, costruisce l'Europa. Nella Grande Mela poi, una notte, solo solo, dopo il collegamento via real-audio con un'ennesima assemblea romana, si ritrovò "leader dei radicali", leader degli ideali riformatori, leader anche di tutto un bel pezzo di patrimonio di quantità, e cioè Radio Radicale, Centro di ascolto, "le aziende legate al partito" che saranno messe in vendita ad aprile. Camminando per le strade di New York capisce di essere diventato quello che in altre situazioni viene chiamato il segretario, il Duce, il presidente. Diventa quelle che dalle sue parti si dice "il coordinatore", e forse un po' meno di quello che l'ambizione può concedere in una culla dove appena si diventa un po' autonomi, si viene abbandonati.
Lui è tra i ragazzi di buona famiglia, l'ultimo arrivato per incarnare il mito del "ragazzo radicale", "il giovane", un angelo immune dalla fatica militante. Lui è quello che aggiorna l'album di fotografie del mondo radicale perché porta definitivamente alla ribalta l'aura cicisbea del fighettismo che tanto orrore provocò a suo tempo alla Maria Antonietta Macciocchi. "Forse, fra tre giorni non ci sarà più", dicono i più navigati di quel paradiso laico che è il mondo radicale. Però c'è stato. Intervistato nella tre giorni all'Ergife, guardato, additato, collocato accanto alla Bonino de "La candidatura è bella" (già carica lei - peggio di Benigni - di tutte le nomination per l'Oscar quirinalaio). Però c'è questo benedetto fratello dell'altro. "Ma non è sicuramente il nuovo Rutelli" ripetono stancamente i più spannellati, e non si capisce poi se in questa precisazione prevale l'involontario complimento o il volontario insulto.
P.B.