Dichiarazione di Benedetto Della Vedova, Lista Pannella.
Roma, 23 marzo 1999
"La soddisfazione unanime per la ristrutturazione del sistema bancario italiano attraverso la annunciate fusioni prescinde dalla considerazione che le operazioni preannunciate si basano sul coinvolgimento delle Fondazioni bancarie, retaggio di un passato statalista che i partiti non hanno voluto cancellare.
Sarebbe un errore imperdonabile pensare che le Fondazioni possano svolgere il ruolo che altrove svolgono i Fondi pensione. I Fondi pensione hanno assetti trasparenti e l'obbligo di rendere conto al mercato e ai sottoscrittori delle proprie scelte, mentre gli amministratori delle Fondazioni non hanno alcun "azionista" cui rispondere delle proprie decisioni di investimento o disinvestimento, a meno che non si consideri il loro dovere di fedeltà nei confronti di chi li nomina, cioè i partiti politici.
Come è possibile salutare il trionfo del mercato se nel capitale di Eurobanca (Unicredit/Comit) gli imprenditori privati avranno il 4,2%, altre banche straniere il 5,7% e le Fondazioni il 23%? Come pensare che soggetti legati a doppio e triplo filo alla politica e ai sindacati guidino la competizione delle banche italiane sui mercati internazionali?
L'esito finale dell'iter legislativo della sciagurata legge sulle Fondazioni bancarie, previsto entro il 21 maggio, rischia così di consegnare l'intero mercato del credito ad un futuro tutto rivolto al passato statalista e partitocratico anziché alle urgenze di efficienza che hanno imprese ed utenti.
In queste condizioni la soddisfazione per "la proprietà che resta italiana" appare del tutto infondata".