Roma, 15 aprile 1999
Dichiarazione di Marco Pannella
"Emma Bonino è stata politicamente candidata alla Presidenza della Repubblica da personalità prevalentemente non radicali e, solo successivamente, i radicali e la stessa Emma Bonino hanno raccolto questo auspicio e questo obiettivo. Oggi oltre il 40 per cento degli elettori dichiara di auspicare la sua elezione e dai suoi diretti concorrenti dai nomi e dalle funzioni prestigiose appartenenti al Palazzo, la separa una distanza enorme. Emma Bonino non è mai stata una "indipendente" di destra, di centro o di sinistra, la sua indipendenza e la sua libertà sono quindi garantite dalla sua storia e dalle sue caratteristiche di parte radicale. Finora si erano sentite critiche perché si accusava Emma Bonino di essere con il Polo berlusconiano, a causa della sua designazione a Bruxelles, o di essere di sinistra, ancorché liberale poiché D'Alema l'aveva proposta quale membro del suo Governo. La candidatura alle elezioni europee ricorda invece ai "grandi elettori" e al paese (che non ne sente, evidentemente, troppo il b
isogno) la sua appartenenza alla tradizione radicale, l'unica non omologabile a qualsiasi parte dell'attuale regime.
In questo contesto sembra ridicolo quel che da alcune parti si afferma. Cioè che la Bonino - al termine naturale del suo mandato europeo e per di più dimissionaria -, in questo modo, abuserebbe della sua propria popolarità manifestatasi in occasione della candidatura alla Presidenza della Repubblica. La sua popolarità è sua, ed è causa e non effetto della forza della sua candidatura alla Presidenza della Repubblica. Consentire agli italiani, in questo caso agli elettori, di esprimere in occasione delle elezioni europee la loro fiducia alla federalista ed alla radicale Emma Bonino - che darà il suoi nome a liste radicali riservandosi, per ora, di guidarle come candidata - è invece un dovere e riconosciamolo volentieri, anche una possibile prova di appello nei confronti dei 1013 "grandi elettori" che eventualmente tradissero le manifeste aspirazioni popolari".