Comunicato di Daniele Capezzone:
Roma, 15 maggio 1999 - "Occorre riconoscerlo: se non fosse cosa tremendamente seria, tutta la vicenda relativa alla predisposizione delle tribune elettorali in vista delle Europee del 13 giugno risulterebbe persino comica.
Procediamo con ordine. Il percorso, che già da giorni -se non da settimane- doveva essere ampiamente concluso, prevedeva tre tappe. Prima tappa: approvazione, da parte della Commissione di vigilanza, di una delibera volta a dare alla Rai le direttive fondamentali per la stesura dei calendari delle tribune. Seconda tappa: elaborazione, da parte della Rai, di una bozza di calendario da sottoporre al vaglio della Vigilanza. Terza tappa: pronunciamento definitivo da parte della Vigilanza, e partenza effettiva della campagna elettorale televisiva.
Morale: siamo giunti al 15 maggio, la campagna elettorale è già iniziata, lunedì -così almeno ci risulta- dovrebbe andare in onda la prima tribuna, ma dei calendari ancora non c'è traccia. Apprendiamo per vie traverse che una bozza -della quale, ovviamente, non è consentito prendere visione- esiste, che l'Ufficio di Presidenza allargato della Commissione di vigilanza si riunirà, per esaminarla, soltanto martedì prossimo, e che intanto la tribuna di lunedì verrà trasmessa grazie ad una "autorizzazione" concessa dal Presidente Storace alla Direttrice dei servizi parlamentari Angela Buttiglione.
Che dire? Quanto al metodo, ci pare che la Vigilanza stia puntando ad imporre la politica del "fatto compiuto", scegliendo di decidere fuori tempo massimo, e impedendo così anche la possibilità teorica di correggere tempestivamente le decisioni assunte; quanto al merito, poi, resta il rischio -se non addirittura la certezza- che, in base alla delibera della Vigilanza del 27 aprile scorso, la Rai possa "cavarsela" limitandosi ad assicurare a ciascuna lista la miseria di tre-tribune-tre in trenta giorni (peraltro sempre in contraddittorio con altri due o tre partiti e comunque nelle fasce più infelici dei palinsesti), di una striminzita conferenza-stampa di 20 minuti (che molte liste dovranno tenere a notevolissima distanza dal momento del voto), e dell'appello al voto finale di tre minuti.
Quanto infine alla nostra richiesta di "ridurre il danno", di tutelare meglio il diritto dei cittadini ad essere informati, attraverso la previsione di almeno altri tre spazi - all'inizio, a metà e alla fine della campagna elettorale- per ciascuna delle liste concorrenti, da trasmettere e successivamente replicare sulle tre reti della Rai in più fasce orarie nell'arco della giornata, constatiamo che nemmeno un usciere si è finora degnato di farci conoscere l'opinione della Vigilanza in proposito.
Il disegno, quindi, ci appare più che mai chiaro: la politica, quella "vera", deve continuare ad essere appannaggio esclusivo dei salotti di Bruno Vespa, ai quali hanno accesso, ovviamente, soltanto i "soliti noti"; tutti gli altri devono essere violentemente sospinti negli anfratti più oscuri dei palinsesti televisivi, e da quei ghetti devono accontentarsi di poter raggiungere poche centinaia di migliaia di spettatori. Deve tuttavia essere chiaro che la responsabilità di questo disegno ricade non solo sulla Rai, ma anche e soprattutto sulla Commissione di vigilanza."