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Partito Radicale Rinascimento - 20 giugno 1999
IL SEGUENTE INTERVENTO DI MARCO PANNELLA SARA PUBBLICATO DOMANI LUNEDI 21 GIUGNO, SU "IL TEMPO"DI GIAMPAOLO CRESCI. PREGHIERA DI CITARE LA FONTE

PANNELLA: QUALCHE RISPOSTA A PRODI, QUALCHE DOMANDA A BERLUSCONI, QUALCHE OSSERVAZIONE SUL GIORNALE DI ROMITI

Roma, 20 giugno 1999

Emma Bonino ha detto, ridetto e ripetuto - invano, per i cronisti pur folti venuti ad ascoltarla - che lei non chiede assolutamente niente a chicchessia, a nessuno. Non chiede affatto di essere di nuovo designata a Commissaria Europea, né ad altro. Se le sarà chiesto, risponderà. Vaglierà la richiesta. E varrà la sua decisione.

Romano Prodi, con cascate di coerenti dichiarazioni, è altrettanto chiaro. Da un mese e mezzo è all'opera preparatoria per formare la nuova Commissione (della quale è - per ora - Presidente designato) sta consultandosi con tutte e quindici le capitali interessate, con i possibili candidati, con le forze politiche europee, con il Governo italiano, con esperti del settore, con le sue persone di fiducia.

Con tutti, insomma. Non e mai con Emma Bonino. Non gli interessa conoscere il suo pensiero, le sue valutazioni, il suo lavoro, le sue intenzioni e le sue eventuali disponibilità. Assolutamente. Ancora ieri, Prodi ha ribadito che solamente se il Governo italiano glielo chiedesse, o facesse il nome della Bonino nella rosa di candidati che può esprimere, solamente in tal caso la ascolterebbe, ne prenderebbe in considerazione le opinioni o la possibile disponibilità a far parte della sua Commissione. E, per meglio essere chiaro, ha anche compiuto una sconveniente indelicatezza rendendo pubbliche posizioni, dicendo il vero o il falso, del Governo italiano, sì da ricevere oggi dal Presidente del Consiglio D'Alema un richiamo alla "riservatezza", da lui violata tanto quanto dovuta.

E' lecito chiedersi il perché? Emma Bonino rappresenta un caso unico nei decenni di vita istituzionale della Commissione. In Gran Bretagna, in Spagna, in Portogallo, in Germania, ovunque nella Comunità, ma anche ben oltre, la si è "premiata" con una valanga di formali riconoscimenti, prestigiosi giornali l'hanno qualificata come la migliore "governante" dell'Unione; che sia stata, e sia, straordinariamente brava, impegnata, preziosa non solamente per l'immagine dell'Europa e dell'Italia, che in cinque anni si sia dedicata letteralmente anima e corpo ai suoi compiti, che in Italia v'è un plebiscito di stima e fiducia anche popolare nei suoi confronti, tutto questo il Presidente designato sceglie, pretende di ignorarlo. Né spiega perché. I motivi restano oscuri. O fin troppo evidenti.

Sono motivi di politica "interna" italiana? Prodi lo nega.

Sono motivi politici europei? Emma Bonino è federalista europea, spinelliana, amata in Europa; è questa la difficoltà? E' anche persona limpida, leale alla istituzione, onesta, poco atta a far parte di inciuci, affari e malaffari. E' questo che non piace? O che altro? Chiediamo troppo se vogliamo almeno comprendere e sapere? Prodi, rompendo un dovere di riservatezza come D'Alema oggi giustamente gli rimprovera, afferma che il Governo italiano gli ha fatto dei nomi, ma non quello di Emma Bonino. Il Presidente del Consiglio lo smentisce: non ha fatto alcun nome. Noi crediamo piuttosto a D'Alema che a Prodi, fino a prova del contrario. Ma non è questo l'essenziale.

Il problema che ho posto è un altro. Ricordo che, come ognuno può verificare leggendo il mio intervento su "Il Tempo" di ieri, non ho affatto affermato che "Prodi deve dimettersi". Ho scritto che, soprattutto per motivi di stile (ma se uno non l'ha ), Prodi dovrebbe rimettere il mandato ricevuto dal Consiglio dei Ministri, per consentirgli di confermarglielo o ritirarglielo.

E ho sottolineato che la virtù della prudenza e l'opportunità politica non consentirebbero di sottovalutare la gravità di un confronto lungo cinque anni fra un Parlamento a forte maggioranza non più socialdemocratica, ma popolare e liberale, e un Presidente accettato da quello precedente, di opposte propensioni.

A questo si aggiunge, ripeto: si aggiunge, l'arroganza intellettuale e politica con cui Prodi, contro tutto e tutti, ostenta di ignorare e di voler negare le straordinarie ragioni che fanno di Emma Bonino una naturale candidata al proseguimento della sua opera nella costituenda Commissione. Un biglietto da visita che non aggiunge di certo nulla al prestigio ed alla trasparenza del Presidente designato.

Passiamo ad altro.

Il quotidiano di Cesare Romiti dà notizia - oggi - di un avvenuto accordo fra il Presidente del Consiglio D'Alema, il leader della cosiddetta opposizione e di Mediaset Silvio Berlusconi, per eliminare dalla Commissione Emma Bonino, e confermare Mario Monti. Né D'Alema né Berlusconi hanno sin qui smentito. D'Alema è a Colonia, Berlusconi no. Che Monti meriterebbe di esser confermato, anche lui, nessun dubbio. Anzi. Ma il problema vero però sorge da un fatto, evocato sempre dal suddetto quotidiano con un corsivo di prima pagina non firmato: "L'Italia, a Bruxelles, non ha bisogno di leader di partito mandati in esilio - scrive il Direttore - ma di rappresentanti di alto livello quanto più svincolati dalle vicissitudini della politica nazionale."

Certo, ma i "rischi di una nomina", della nomina di Romano Prodi, per l'esattezza, andavano denunciati ben prima. Oggi è troppo tardi; o è troppo comodo e, magari, proficuo.

Per il resto i moniti che giungono da via Solferino sono in linea con l'evoluzione di pretto stampo gesuitico del giornale. Si vorrebbe che, per timore del "sembrerebbe", noi facessimo a meno della verità: Emma Bonino potrà e dovrà lei dire se, nel contesto attuale della politica e della editoria italiana e milanese, è disposta ancora a servire a Bruxelles da quel posto, l'Europa, il proprio paese e i propri ideali. E non ha certo da avere consigli "politici" e "istituzionali" da giornalisti, per ottimi che siano, tanto più che il peso di quel che scrivono non viene necessariamente dal loro giornalismo ma dalla loro politica, e da quella dei loro editori. Personalmente mi indigna questa pretesa di dettare a Emma Bonino e al suo movimento quel che moralità politica e civile può, o non, imporre; e il ritenere necessario e opportuno - o no - a quel fine, di "svincolarsi" dalle "vicissitudini" della politica nazionale. Quasi che non sapessimo da sempre farlo, innanzitutto standoci come ci stiamo.

Questo è quanto. Infine, qualche altra parola sull'atteggiamento della "opposizione liberale" italiana.

Berlusconi e Fini non hanno finora speso e non spendono una parola per questa vicenda. Ambienti a loro vicini hanno invece espresso altre preferenze; come già per la vicenda della Presidenza della Repubblica. Qualcuno avverte il lezzo degli inciuci e degli "affaires" dietro questi silenzi, e queste parole in apparenti libertà. Speriamo che abbia torto. Ma, passata la sbronza, sarebbe bene che si tenga d'occhio la realtà. Il centro-sinistra italiano ha inviato a Strasburgo 37 parlamentari europei, il Polo 33, 6 in meno di quelli uscenti. E' proprio vero che Forza Italia ha trionfato: ha battuto anche il Polo, oltre che perso anche qualche proprio scranno. Caro Silvio, se sei contento, continua così!

Mi auguro che, queste informazioni e osservazioni fornite, forze politiche, personalità, parlamentari, privati ma liberi cittadini vogliano, come potranno, impegnarsi perché l'esito di questa vicenda tanto italiana sia il migliore, il più decoroso possibile.

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