Roma, 27 giugno 1999
IL TG1 DELLE ORE 13.30 HA GRAVEMENTE INTEGRATO IL REATO DI ATTENTATO AI DIRITTI POLITICI DEL CITTADINO INDUCENDOLO O TENTANDO DI INDURLO A COMPORTAMENTI SULLA BASE DI INFORMAZIONI MENZOGNERE. ALTRO CHE "CASO CELENTANO"! IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI ROMA VECCHIONE SFIDATO A FAR FINTA DI IGNORARE ANCHE QUESTO EPISODIO, E IL PROCURATORE GENERALE DELLA CORTE DI APPELLO DI ROMA, COME I PROCURATORI DELLA REPUBBLICA DI TUTTA ITALIA, INVITATI A OCCUPARSI DELLA RAI-TV, COSA FANNO GARANTE E COMMISSIONE PARLAMENTARE DI VIGILANZA?
INTANTO IL TG1 CONTINUA A CENSURARE IL SENATORE DI PIETRO E LE SUE PRESE DI POSIZIONE A FAVORE DELLA CONFERMA DI EMMA BONINO E DEL SUO INVITO AGLI ITALIANI A SOTTOSCRIVERE I 20 REFERENDUM LIBERALI E LIBERISTI. IL PRESIDENTE ZACCARIA, IL DIRETTORE GENERALE CELLI SONO COMANDANTI O COMPLICI. FINO A QUANDO IL TELEGIORNALE DI SERVIZIO DI BORRELLI SARA TOLLERATO, NELLA SUA EQUIVOCITA, ANCHE DA TUTTE LE FORZE DELLA MAGGIORANZA, A COMINCIARE DAI DS?
Il fatto denunciato dall'On. Romani di Forza Italia non sorprende: è l'ennesima violazione anche del codice penale di una rete e di un telegiornale che oggi, più ancora che nel passato, è organo privato di alcune forze interne al regime. Il fatto che alle 13.30, mentre erano e sono tuttora in corso le votazioni, abbia affermato che la Lega ha dato una determinata indicazione di voto, il che è falso, integra il reato di attentato ai diritti politici del cittadino, poiché con l'inganno si è cercato di ottenere da parte degli elettori un determinato comportamento.
Sfidiamo pubblicamente il Procuratore della Repubblica di Roma Vecchione, erede di una lunghissima tradizione omissiva a favore della RAI-TV e dei potentati in essa dominanti, a ritenere manifestamente infondata questa pubblica denuncia. Nello stesso tempo chiediamo ancora al Prof. Cheli se egli continui a essere il Garante dell'editoria, nel rispetto delle responsabilità che gli sono assegnate dal Presidente della Commissione di Vigilanza Francesco Storace, se non ritenga ormai che il comportamento complessivo della sua Commissione vada a disdoro di un Parlamento, di uno Stato di diritto (che non lo sia è tanto indubbio quanto nei comportamenti tollerato).
Cogliamo l'occasione per chiedere al Procuratore Generale della Corte d'appello di Roma e a tutti i Procuratori della Repubblica d'Italia se l'aggravarsi di questa situazione non faccia sorgere l'opportunità e necessità di innovare interpretazioni e prassi che fanno di due o tre Procure della Repubblica lo strumento per negare in Italia il libero e responsabile esercizio del diritto-dovere di informare secondo verità, nel rispetto delle norme esistenti e degli stessi codici di autogoverno della corporazione addetta alla tutela della deontologia giornalistica.