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Notizie lista Pannella
Partito Radicale Rinascimento - 1 dicembre 1999
Segue intervista di Emma Bonino a "Il Gazzettino"
Mercoledì 1 dicembre pag.4

La leader radicale si candida alle regionali nel Veneto, dove alle europee le sua lista era arrivata seconda.

"Liberali, liberisti e federalisti rischiavano di restare senza voce con questa destra e con questa sinistra".

Bonino: In campo contro le due DC

Cacciari, forte ma condizionato dagli statalisti. Galan, debole di fronte alle pressioni dorotee

Si candida alle regionali. E in Veneto: Emma Bonino scende in campo con la sua lista e fa subito notizia e scalpore.

Emma Bonino, siete stati corteggiati da tutti. Perché, invece, decidete di correre in proprio?

"Due minuti dopo la chiusura delle urne europee, mentre già si profilava il nostro successo, dicemmo che la nostra collocazione era alternativa a questo governo e a questa opposizione. Avevamo chiesto i voti per il federalismo e la rivoluzione liberale e liberista. E referendaria. Poi siamo arrivati alle suppletive di domenica: democristiani a sinistra contro i democristiani a destra. E i liberali, liberisti e federalisti? Nisba".

C'è ancora la possibilità di alleanze?

"Se qualcuno vuole un'alleanza con noi non ha che da farsi avanti, ma non offrendo posti bensì iniziativa politica liberale. E siccome su questo nessuno sembra intenzionato a muoversi, abbiamo deciso di preparaci a correre da soli. Cosa faremo se le cose resteranno come sono ora".

Perché in Veneto?

"In questa regione siamo stati il secondo partito alle europee, e anche la raccolta delle firme per i referendum è stata straordinaria. Da almeno tre anni ci rivolgiamo con insistenza ai milioni di piccoli imprenditori, "partite Iva", per creare la base sociale necessaria alle riforme economiche e di libertà senza le quali l'Italia, del sud e del nord, rischia di trovarsi a mal partito nella moneta unica. Credo che moltissimi veneti siano d'accordo con noi, e abbiano fiducia che, faremo davvero quel che diciamo".

A quali forze vi rivolgete soprattutto?

" Come sempre, a tutte. A tutte quelle che ci stanno a lottare per questi obiettivi. Siamo laici, non chiediamo l'esame del sangue a nessuno e dialoghiamo con tutti coloro con i quali c'è identità di vedute sulle cose che occorre fare subito. Onestamente, credo che gli interlocutori sarà più facili trovarli tra le forze sociali che tra i partiti. Penso alle forze dell'impresa e dell'artigianato (perfino quelle ufficiali di Confindustria si sono rivelate più attente a referendum in Veneto che non a livello nazionale), ma anche alle donne e ai giovani che più degli altri hanno bisogno di libertà e dinamismo".

Cercherete qualche intesa con la Lega?

" Difficile. Anche perché non si capisce bene quale Lega si abbia di fronte: quela liberista e federalista, o quella protezionista e altrettanto romana sul finanziamento pubblico, la giustizia, e il sistema elettorale? O quella del dio Po? Il sondaggio del Gazzettino sulla sanità mostra che i veneti sono nella stragrande maggioranza favorevoli alla libertà di scelta tra assicurazione privata e servizio sanitario nazionale. Gli elettori della Lega sono i più favorevoli di tutti, più ancora dei nostri. Bene, noi abbiamo un referendum che chiede esattamente questo. la Lega che fa?".

Come valuta i suoi possibili avversari Galan e Cacciari?

"Cacciari mi pare una personalità forte, teoricamente in grado di esprimere quella leadership autorevole di cui una regione come il Veneto ha estremo bisogno. Ma non credo che avrà la necessaria autonomia dallo schieramento con cui si presenterà, quindi dovrà fare buon viso al cattivo gioco statalista, non liberale e non referendario della sinistra. Galan, a maggior ragione, mi pare troppo debole nei confronti delle pressioni dorotee post democristiane. In questa condizioni niente riforme liberali e federaliste, temo".

Da chi si aspetta in Veneto più appoggio, e da chi più resistenza?

" Sul sostegno ho già detto prima. Aggiungo che sono pienamente d'accordo con Ilvo Diamanti: la sfida si gioca oggi, più che al centro, alle estreme o all'esterno del sistema, viene "dalle forze politiche che danno voce e visibilità al malessere che, in misura crescente, pervade l'astensione; la Lega, in passato; oggi soprattutto la Lista Bonino". I nemici del liberali sono i soliti: il sindacato conservatore, alcuni pezzi della establishment economico e finanziario che preferisce trafficare con politici più malleabili, gli statalisti, i proibizionisti ottusi su tutto e tutti".

Teme resistenze da una Chiesa che in Veneto fa ancora presa?

"Non so cosa pensino di noi le gerarchie cattoliche. Credo che gli elettori cattolici decidano comunque in piena autonomia guardando ai programmi complessivi, alle persone e ai loro comportamenti. Del resto, nel '94 venni eletta in un collegio uninominale nella cattolicissima Padova".

C'è un Veneto orfano di DC, che cambia umori da un voto all'altro. Non rischia di essere una meteora anche la vostra?

" Il voto fortunatamente è sempre più laico, più legato alle proposte del momento e meno ai pregiudizi ideologici. E' per questo che dopo le europee abbiamo rilanciato con i referendum. Io credo fermamente i una proposta chiara, liberale, senza tentennamenti e federalista; una proposta di riforma dello Stato sociale che punti sul mercato; sulla libertà e sulla responsabilità individuale più che sul paternalismo statalista. E credo che su queste basi sia possibile aggregare interessi (magari non quelli corporativi ma quelli diffusi nella società e nell'economia) ed elettori. Il nostro obiettivo non è di conservare un elettore su dieci, ma di conquistarne almeno altri due su dieci".

Francesco Jori

 
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