Venerdì 3 novembre 1999 pag.6"Cari leader del Polo, non fate come i vecchi democristiani"
Cari Berlusconi, Fini e Casini,
prescindendo -per un istante - da elezioni regionali e politiche, e dal bailamme economico e giudiziario istituzionale nel quale - come anche l'Ulivo - vi siete e ci avete cacciati, se continuate, con tutto il Polo, a criminalizzare il metodo laico, civile, liberale, antiproibizionista, come clerico-fascisti, democristiani e Movimento Sociale Italiano fecero, tentando di impedire le legalizzazioni del divorzio e dell'aborto, finendo poi spazzati via dalla ragionevolezza democratica e cristiana del nostro popolo, se un timido, quasi privato accenno del Presidente del Consiglio assolutamente in linea con il risultato del referendum sulla droga del 1993, viene preso a pretesto dal Polo per una dissennata reazione proibizionista, di antiliberale e incivile linciaggio, se questo accade non potete, poi, fingere di ignorare che la tradizione radicale-liberale , che la nostra cultura, la nostra politica, le nostre convinzioni -esse stesse - vengono in tale modo anatemizzate e individuate come nemiche (ben più che
avversarie).
Per noi - lo sapete bene - come di già per divorzio e aborto, il principio proibizionista (illiberale, impotente, autoritario), è causa stessa del flagello che pretende di denunciare e combattere. Ed è questa, lo ripeto, tradizione nostra, non della sinistra, men che mai diessina.
Non sarebbe allora più onesto, più democratico dire chiaramente all'elettorato italiano che vi proponete di ottenere, contro il movimento dei diritti civili, la rivincita delle posizioni
che furono sgominate dalla democrazia e dal popolo italiani, malgrado la presenza e l'impegno -allora!- di poteri contrari che si presumevano di immensa forza morale e mondana?
D'altra parte la candidatura con la quale voi vi siete presentati al giudizio dell'elettorato bolognese è stata provocatoriamente non compatibile con una qualsiasi volontà di alternativa liberale, liberista, riformatrice, antipartitocratica al regime (regime che opera da quasi mezzo secolo, e non solo da quando continuano ad arrivare rinvii a giudizi del tipo di
quelli che sono giunti a milioni di italiani in questi decenni, della cui gravità solo adesso sembrate accorgevi ), e che grazie anche al bipolarismo consociativo - ieri di DC e PCI, oggi di Ulivo e di Polo - ha fatto precipitare l'amministrazione della giustizia e la forza del diritto
a livelli inferiori perfino a parte del terzo mondo non sviluppato.
Passando, ricordiamolo, dalle leggi Bartolomei, Reale, di unità nazionale, dai grappoli di decreti d'emergenza cossighian-berlingueriani, al massacro di Costituzione e di diritto rappresentato dagli "straripamenti" presidenziali (vere "usurpazioni di potere"), "attentati alla Costituzione ed alla Repubblica", dalle oltre cinquanta leggi "novellistiche" per il solo settore della giustizia penale che si sono abbattute sui codici e sulla vita civile, istituzionale, economica e sociale del nostro paese: contro cui, da radicali, abbiamo troppo spesso da soli lottato senza sosta, in condizioni di democrazia e, di diritto negati, sostenuti da milioni e milioni di sottoscrizioni delle nostre richieste abrogative per via referendaria.
Ma quel che è più grave, intollerabile, scandaloso è che - tutt'ora - voi, ostentatamente, preferiate perfino selvagge risse da bassifondi piuttosto che sostenere quei quesiti referendari di riforma radicale, effettiva, della giustizia, (sei dico sei referendum in questo solo settore), del sistema istituzionale, del sistema economico-sociale, liberali e liberisti, che rischiano - come sapete bene, e non di rado in cuor vostro vi augurate - di essere sequestrati, vietati al diritto e ai diritti dei cittadini di conoscerli e di votarli. Questi "quesiti" sono l'espressione di una lotta democratica popolare da decenni, che la "politica", voi inclusi, giustizia inclusa, sequestra e vieta.
Voi e il centro-sinistra, su queste questioni fondamentali, siete divenuti quasi delle fotocopie. Vi indirizzo questa "lettera aperta", dopo che ad anni di nostre sollecitazioni, di tentati accordi e di intese, stracciati non appena firmati -come nel 1996- avete risposto non tanto e non solo con ostinati silenzi sufficienti e distratti, ma con la democristianizzazione, la partitocratizzazione, l'unità oligarchia non solamente di Asinelli, di Rai-tv e di Biscioni, ma della vostra stessa "politica".
Il flebile lamento di Massimo D'Alema, espresso a titolo personalissimo, sul regime proibizionistico e i suoi effetti nel mondo ed in Italia è servito solo per confermare l'unità di cultura e di politica di tutte le democristianerie uliviste e della vostra.
Per quanto ci e mi riguarda, noi mostriamo con la nostra vita di essere gli stessi che sui diritti civili e umani sono riusciti a far vincere molto spesso gli ideali di libertà e di diritto contro le posizioni delle quali anche voi avreste dovuto rappresentare non gli eredi, come sembra, ma la grande forza liberante, riformatrice dello Stato di diritto e della democrazia politica. Vi piacciono i nostri processi, clandestinizzati, come negli anni '30 ? Non ne parlate mai ?
Vi siete accorti che i 6 referendum sulla giustizia risolverebbero entro qualche mese alla radice i problemi che oggi -all'improvviso- vi fanno impazzire ? Questo, cari amici, è quanto personalmente sento di dovere alla verità della lotta politica ed alle tenui tracce di amicizia che restano tra di noi.
Cordiali saluti,
Marco Pannella
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