Roma, 18 gennaio 2000"Ho chiesto ai direttori di numerosi organi di stampa notizie su quell'ARES che oggi dilaga sulle prime pagine di quasi tutti i giornali e telegiornali: nessuno ha saputo rispondermi. Ogni commento è superfluo. In pochi giorni, una valanga di menzogne, di anatemi, di informazioni truffaldine si è rovesciata sul paese, con una violenza sconosciuta ai regimi fascisti, che non disponevano di mass media e di corruzione intellettuale, intima, profonda come l'attuale.
Veltroni non ha presentato le sue scuse, come in qualsiasi paese civile e democratico avrebbe sentito il dovere di fare. Ora, la seconda valanga: si promuove una sigla sconosciuta e si sparano le cifre dell'apocalisse contro i referendum e contro i radicali.
A chi assiste distratto e magari cinicamente sorridente -avendo invece il compito e le funzioni di vigilare in difesa della legge e dei diritti- a questo scempio, a questa messa a morte che si compie della civiltà stessa di un paese, la storia consegna un monito: caduto il fascismo, i post-fascisti ne stanno assicurando un duraturo, spaventoso trionfo.
Contro i carri armati che arrivavano per occupare il suolo della patria, l'ignavia delle istituzioni e dei poteri occidentali (come di una chiesa che tradisca la parola che ha il compito di tramandare e di incarnare) ha costretto gli Jan Palach o i giovani di Tien-an-men alla morte, per affermare le ragioni della vita e della libertà.
Temo che anche in Italia incalzi l'ora nella quale morire per la patria possa esser dolce, oltre che necessario".