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Partito Radicale Rinascimento - 31 gennaio 2000
REFERENDUM: PANNELLA "D'ALEMA, APOLOGIA NEOCORPORATIVA"

Roma, 31 gennaio 2000

Dichiarazione di Marco Pannella:

"Diamo atto, di nuovo, a Massimo D'Alema del suo implicito ma chiaro differenziarsi dalla campagna goebbelsiana, ignobile, da anni Trenta che il resto del governo, e soprattutto del suo partito e dell'onnipotente burocrazia sindacale, hanno rovesciato e rovesciano sul e contro il paese e la vita democratica.

D'Alema, a Torino - mentre Veltroni e Cofferati seguiti dalle grancasse del regime, affermavano che i "referendum sociali", ciò radicali, avrebbero consentito "libertà di licenziamento, togliendo ogni preavviso e giusta causa", e che i referendum si proponevano di "abolire la sanità pubblica, l'assicurazione contro gli infortuni del lavoro" e altre infamie - affermò semplicemente che i referendum costituivano "un intralcio" alle stesse riforme che i radicali dicevano di volere e che il governo aveva intenzione di perseguire.

Ora D'Alema accusa i referendum di provocare "lacerazioni sociali" facendo l'apologia neocorporativista, neo fascista, della concertazione non come utile e doveroso dialogo tra le parti, ma come vera e propria istituzione che garantisce l'unità del paese e delle classi sociali.

Certo noi non siamo, come sono stati per più di un secolo altri, per l' "odio di classe" e la lotta sociale come passaggio obbligato per edificare la giusta ed egualitaria società socialista. Ma chiamare necessariamente "lacerazione" un conflitto fra soluzioni liberali e soluzioni stataliste, fra soluzioni liberiste e soluzioni burocratiche, come una catastrofe da evitare ad ogni costo, ce ne corre.

Certo la Tatcher lacerò il conformismo conservatore instauratosi attorno alla vecchia burocrazia del sindacato dei minatori.

Certo, apparve ai "classisti" di ogni tipo come odiosa. Ma D'Alema sa bene che non sarebbe stato immaginabile un Tony Blair candidato e poi premier laburista senza quella battaglia tatcheriana della quale la terza via è per molti versi figlia o ricca erede.

Ma sta di fatto che, come negli anni Trenta, e come molto più di recente in tante altre contrade del mondo di rosso colorate anziché di nero, anche in Italia il popolo ha diritto alle "verità di Stato" cioè in genere agli inganni e alle violenze del potere, mentre gli oppositori e coloro che lottano per la libertà e la liberazione di tutti, sono imbavagliati, resi clandestini, deturpati nella loro identità , nella loro immagine, nella loro vita.

Caro Massimo, povera Italia. Stretta nella morsa di Rai-tv e Mediaset, della par condicio tua e da quella ancor più vergognosa che Silvio propone".

 
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