Noi abbiamo fino ad oggi lasciato cadere tutti gli insulti più sgangherati degli alleati di Berlusconi e i loro tentativi di portare il confronto su questioni che non centrano nulla con le ipotesi di accordo sul tappeto e che, per altro, gli italiani hanno già risolto direttamente tanti anni fa. Dando ragione più a noi che a loro, mi pare!
Abbiamo cercato di capire se tra Forza Italia, il Polo e i radicali fosse possibile arrivare ad un accordo politico che non avesse i connotati dell'accordo elettorale e di potere, ma quelli della speranza e della prospettiva di una grande riforma liberale per l'Italia. L'accordo non può nascere dalla volontà di sommare i nostri "elettorati" - sarebbe comunque un errore di valutazione - ma da quella di avere proposte forti in grado di conquistare il consenso di chi oggi non vota per noi o non vota affatto.
Per questo non si possono rinviare "a dopo" le decisioni più importanti e le proposte concrete di riforma.
E' il tempo di scelte nette e coraggiose, non quello del "prendere tempo".
Quali Costituzioni-Statuto devono essere proposte alle libere scelte degli elettori e delle Assemblee Regionali costituenti che saranno elette il 16 aprile?
Noi abbiamo proposto che il 16 aprile si sottoponesse agli elettori un progetto di Regioni-Stato "americane" con Presidente e Consiglieri eletti con il sistema uninominale maggioritario e con una forte componente di democrazia diretta e referendaria svizzera.
Il Polo risponde: lo decideranno le singole regioni! Cioè i partiti. Non gli elettori, dunque, ma i partiti, dopo.
Ci hanno detto di no, quindi. Non vogliono sottoporre il nostro progetto agli elettori. Anzi, non vogliono sottoporre nessun progetto. Così si otterrà una cosa sola: la moltiplicazione per quindici del bailamme romano.
Lo stesso sui nuovi referendum che le regioni potranno/dovranno proporre.
Quali referendum devono essere proposti o riproposti dalle assemblee regionali - referendum sul lavoro, l'impresa, la sanità, la previdenza ..- e quindi preventivamente scelti dagli elettori?
Su questo vi sono indicazioni vaghe e, ancora, rinvio delle decisioni.
(Tra l'altro, gli "impegni" sarebbero di Forza Italia, non del Polo!!!)
I nuovi - o "vecchi"- referendum devono essere centrali e non "accessori" nella campagna elettorale delle regionali. Non un pegno da pagare ai radicali, ma un progetto concreto di rivoluzione liberale su cui conquistare il consenso di milioni di elettori, di piccoli imprenditori, di disoccupati, di giovani, di non garantiti.
Non è un caso, comunque, che il primo punto di dissenso, netto, è quello che riguarda il sistema elettorale da adottare nelle "nuove" regioni, che secondo Berlusconi, ripeto, verrà deciso in un secondo tempo dalle singole regioni.
Il maggioritario non è una nostra "fissazione", come temo qualcuno pensi, ma una nostra profonda e ben radicata convinzione. E non da oggi.
Si possono avere opinioni diverse, naturalmente, ma io ritengo che pensare alla rivoluzione Liberale e federalista, oggi in Italia, senza contemporaneamente una scelta maggioritaria sia una pia illusione.
Come si può pensare che sistemi politici ed istituzionali proporzionalisti - e quindi necessariamente partitocratici, consociativi, concertativi - possano accompagnare la necessaria e drastica svolta liberale e liberista ? Senza il passaggio ad una democrazia bi o tri-partitica, ad una democrazia competitiva di stampo anglosassone, le riforme - quelle vere - resteranno al palo. A meno che, naturalmente, non si facciano con i referendum.
La nuova economia basata su internet richiede istituzioni e governi "leggeri" e rapidi nelle decisioni, maggioranze parlamentari in grado di favorire lo sviluppo di interessi nuovi anziché impegnate a tutelare interessi e micro interessi costituiti - sindacali o industriali o altro.
Pensare che possa bastare una maggioranza parlamentare "schiacciante" a supplire alla debolezza dell'azione legislativa e di Governo è un errore. La presenza nelle coalizioni di forze diverse tra loro in competizione per lo stesso elettorato produrrà comunque lentezze e contraddizioni, nella migliore delle ipotesi, o paralisi nella peggiore.
Perciò la scelta del maggioritario nelle regioni è per noi irrinunciabile. Ed è fuor di luogo invocare al riguardo il federalismo: "ciascuna regione decida in autonomia". Le regioni decideranno in autonomia, certo, ma noi chiediamo che tutte le quindici regioni chiudano la stagione proporzionalista e partitocratica e aprano quella della democrazia maggioritaria. In Calabria come in Lombardia.
Abbiamo l'obbligo di dire agli elettori prima cosa intendiamo fare!, non possiamo tenerci le mani libere.
Questo punto diventa tanto più cruciale quanto più si intenda procedere alla riforma federalista. Oggi le regioni sono diventate la quinta essenza del degrado artitocratico, burocratico e non di rado clientelare; anche quelle meglio amministrate.
Ora, le nuove regioni federaliste, quelle della "devolution" per intenderci, dovranno raccogliere in tutto e per tutto l'eredità proporzionalista - con i quaranta partiti al seguito - o scegliere, con il sicuro consenso dei cittadini, il passaggio ai due o tre partiti?