Dichiarazione di Daniele Capezzone:
Roma, 29 marzo 2000 - Secondo antica -ma sempre rinnovata- tradizione, la Commissione di vigilanza ha ancora una volta scelto di vigilare su una sola cosa: sul fatto che ai cittadini sia negata, anche in occasione della prossima campagna referendaria, un'informazione corretta e completa.
La scelta della Commissione è infatti stata quella di confondere i Comitati promotori dei referendum con i "comitati del sì" o con i partiti schierati a favore dell'uno o dell'altro quesito. Doppio errore. Errore giuridico, perché i Comitati promotori, come dovrebbe essere noto, sono, in base alla stessa giurisprudenza della Corte Costituzionale, Poteri dello Stato, sono cioè chiamati a svolgere funzioni istituzionali che nulla hanno a che vedere con il ruolo tutto politico giocato dai partiti o dai comitati del sì o del no. Errore logico, perché i Comitati promotori, differentemente dai Comitati del sì, rappresentano istituzionalmente tutte quelle centinaia di migliaia di cittadini che, sottoscrivendo il quesito, hanno scelto, per così dire, di "porre una domanda" al paese: rappresentano, quindi, anche chi ha sottoscritto il quesito perché vuole che la decisione su un certo tema sia rimessa a tutto l'elettorato, ma personalmente si riserva di votare no.
In altre parole, si poteva e si doveva prevedere, per ciascun Comitato promotore, una serie di Tribune referendarie ad hoc, organizzate con il metodo della conferenza stampa, in cui ai promotori fosse affidato l'onere di illustrare ragioni e contenuti della proposta referendaria. Ferma restando invece -nei loro spazi- la assoluta pariteticità dei rappresentanti del sì e del no.
La Commissione ha scelto di negare tutto questo, e ha invece contemporaneamente deciso -peraltro dandogli dignità analoga a quella dei promotori- di includere negli spazi del no i sostenitori dell'astensione. Beffa ulteriore: oltre a non avere spazi autonomi per i promotori, si verificherà la situazione assurda per cui una parte degli spazi di dibattito (e cioè degli spazi riservati a chi dovrebbe invitare gli elettori a votare sì o a votare no, ma comunque ad andare a votare) saranno appannaggio di coloro che si propongono esplicitamente di sabotare il raggiungimento del quorum.
Per questi motivi, dinanzi alla legge sulla par condicio e all'interpretazione che ne viene oggi definitivamente data, annunciamo sin d'ora che nei prossimi giorni solleveremo un conflitto di attribuzione contro il Parlamento dinanzi alla Corte Costituzionale.