Roma, 3 Aprile 2000
Il portavoce dei Comitati promotori dei referendum Giustizia, Francesco Pintus così commenta, in un articolo che appare sul quotidiano Il Tempo, le conclusioni del congresso dell'Associazione Nazionale dei Magistrati:
"Il XXV Congresso dell'Associazione Nazionale dei Magistrati si è melanconicamente chiuso. Non vi è dubbio che gli organi espressi dall'attuale maggioranza di governo del sindacato dei giudici avevano fatto grande affidamento nelle possibilità di sfruttamento della esposizione mass-mediatica dell'attività congressuale, confidando di potere, dopo essersi costituiti in "Comitati per il no", accreditare agli occhi della pubblica opinione la magistratura associata come l'unica depositaria della verità, ed in quanto tale meritevole di nuove e durature aperture di credito in ordine alla sua lealtà verso il popolo e le sue istituzioni.
Gli è andata male: prima, ci si è messo un colonnello dei Carabinieri, che con le sue elucubrazioni politiche vecchie di tre mesi è riuscito a monopolizzare l'attenzione del pubblico, relegando nelle pagine interne dei giornali e dei telegiornali le proteste e le preoccupazioni associative in relazione alle possibili conseguenze del voto popolare.
Non bastando questo, ci si è messa anche Sua Santità, che li ha chiamati pesantemente in causa, tirando fuori quei fastidiosi e stantii discorsi sulla durata dei procedimenti e sull'uso disinvolto della carcerazione (guarda caso, proprio due argomenti - quello sui termini processuali e sulla durata della custodia cautelare - sui quali si era cercato di sollecitare l'espressione del voto popolare, ma che la Corte Costituzionale aveva depennato).
Gli è andata decisamente male. Ma questo non toglie che giornali e televisione di Stato abbiano dato al Comitato per il No, con il pretesto (ché soltanto di pretesto si tratta) di un suo congresso nazionale, uno spazio che sino ad oggi è stato negato al Comitato promotore dei referendum, nonostante la sua natura di organo dello Stato. E non toglie neppure che il detto Comitato per il No, dissimulato da comitato direttivo centrale della (privata) Associazione Nazionale dei Magistrati italiani, sia riuscito a coinvolgere il Presidente della Repubblica, il Presidente della Camera dei Deputati, il Presidente della Corte Costituzionale, il Ministro della Giustizia e molte altre autorità nella sua plateale azione di propaganda antireferendaria relativamente a quesiti proposti da circa un milione di elettori.
I servizi radio televisivi sull'avvenimento ( e amplificanti la propaganda per il no e la disaffezione) si sono protratti per oltre 40 minuti nelle fasce di maggior ascolto. In nome di quella "parità delle armi" predicata dal più alto vertice dello Stato è possibile sapere quando verrà dato altrettanto spazio, alle medesime condizioni riservate al Comitato per il no, alle iniziative del Comitato Promotore (vale a dire senza contraddittorio)? "