Ennesima prova dell'inutilità -anzi, della dannosità- del giornalismo d'OrdineDichiarazione di Daniele Capezzone, responsabile informazione dei radicali:
Roma, 5 giugno 2000 - "Rifiutandoci di attribuire alla calura estiva la decisione assunta dal Presidente dell'Ordine dei giornalisti di Lazio e Molise di "mettere sotto osservazione" il giornalista Giulio Andreotti per le sue recenti attività di testimonial pubblicitario, e prendendola molto sul serio, consigliamo a Bruno Tucci, per una rapida ed efficace conclusione delle necessarie indagini, di coordinarsi da subito con le Procure della Repubblica di Palermo e di Perugia...
Fuor di scherzo, ci troviamo dinanzi all'ennesima prova di quanto sosteniamo da tempo: l'Ordine è un carrozzone capace solo di sospendere Alberto Castagna o di inquisire Alda D'Eusanio piuttosto che Giulio Andreotti. A parte queste fondamentali attività, serve solo a travolgere i principi costituzionali (negando la "libertà di stampa" di tutti i cittadini, e assicurando solo la "libertà della stampa", intesa come corporazione giornalistica), a impedire l'accesso alla professione riservandolo a pochi privilegiati, e a non offrire ai cittadini alcuna garanzia (per fare un solo esempio, c'è forse qualcuno che si senta garantito da Bruno Vespa, da Michele Santoro e dagli altri 1800 giornalisti -tutti rigorosamente d'Ordine- della Rai tv?).
E' l'ora di affermare che, nel resto del mondo occidentale, il giornalista è tale non perché sia in possesso di una tessera o perché gli venga applicato un particolare contratto, ma da quando e fino a quando sia capace di trovare un editore -"un padrone", sentiamo già strillare Tucci- disponibile a pagarlo affinché parli o scriva. Tutto qui. E', da decenni, la battaglia einaudiana e liberale dei radicali".