Dichiarazione di Emma Bonino:
Roma, 29 agosto 2000 - "Il Papa -ovviamente- ha tutto il diritto di fare la sua predicazione, che a me appare sempre più fondamentalista e intollerante, ma la politica avrebbe, ha il dovere di non genuflettersi, e di ricordare a se stessa, oltre che al Vaticano, che la laicità dello Stato (e il fondamentale corollario rappresentato dalla distinzione tra norma giuridica e norma morale, tra reato e peccato) rappresenta la migliore garanzia anche per la libertà religiosa.
Le decisioni prese da Bill Clinton e da Tony Blair hanno una duplice, grande valenza: quella di ridare una concreta ragione di speranza a milioni di malati, e quella di garantire un percorso scientifico controllabile proprio perché compiuto alla luce del sole, contro i rischi di Far West determinati da un'eventuale affermazione della scelta proibizionista.
Se il Pontefice, in nome del Bene e della Vita, si dichiara contrario ad alcune pratiche (con ciò -voglio sottolinearlo ancora- negando speranza a milioni di vite, a milioni di donne e di uomini), occorre certo rispettare anche la sua opinione. Ma io, con i radicali, sono convinta che la stragrande maggioranza dei cittadini, e in particolare proprio dei cittadini di religione cattolica, come testimoniano gli esempi del divorzio e dell'aborto, non condivida l'aberrazione per cui, se una cosa appare "moralmente inaccettabile" al Papa, debba per questo esser considerata "giuridicamente impraticabile" per lo Stato italiano".