Dichiarazione di Daniele Capezzone, della Direzione dei Radicali:
Roma, 9 ottobre 2000 (ore 13.00) - In qualunque altro paese del mondo, la vicenda della quale ci occupiamo avrebbe già sollevato un vero e proprio scandalo e la reazione indignata della stampa libera. Qui in Italia, per mancanza di materia prima (cioè per mancanza di stampa libera), non solo non ci sono lo scandalo e la reazione indignata, ma non c'è neanche la notizia. Nemmeno due colonne in cronaca, che pure, com'è noto, non si negano a niente e a nessuno.
Ricapitoliamo: alle 13.00 di giovedì scorso, il Commissario Giuseppe Sangiorgi ha incontrato i giornalisti per preannunciare alcuni aspetti della decisione assunta dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sulle denunce da noi presentate contro la Rai per violazione della legge sulla par condicio. Bene: sono passati 4 giorni, sono trascorse 96 ore, ma della decisione dell'Autorità non c'è alcuna traccia. Nulla è stato ancora ufficialmente comunicato ai denuncianti, a noi: la decisione, quindi, formalmente, non esiste, e nessuno sa se e cosa l'Autorità abbia effettivamente stabilito.
Morale: abbiamo un'Autorità cosiddetta di garanzia che riduce le regole, le forme, le norme scritte a carta straccia (per non dire altro) perfino sui profili di carattere procedurale; abbiamo un mondo politico che accetta di discutere da giorni non su un atto ufficiale (che -lo ripetiamo- non esiste), ma su dichiarazioni rilasciate da un Commissario in mezzo a una strada; abbiamo infine una classe giornalistica che si incarica di fare in modo che i cittadini ignorino, oltre al resto, anche questo.
Ma tutto questo sembra importare solo ai "soliti" radicali. Se è lecito chiederlo, dove sono, cosa fanno, di che si occupano, i cosiddetti "liberali", i "garantisti", quelli dello "Stato di diritto" e, naturalmente, "laico"? Non avrebbero, per caso, qualcosa da dire -non da fare, per carità- anche su questo?